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La verità di Inzaghi: “Dove alleno io aumentano i ricavi, calano le perdite e si vincono i trofei”

Alla vigilia del big-match di San Siro contro la Roma, il tecnico dell’Inter si sofferma – e molto – sul fronte critiche che hanno caratterizzato l’ultimo periodo nerazzurro: “Le abbiamo ascoltate tutte, ci teniamo solo quelle costruttive”
A cura di Alessio Pediglieri
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L'Inter è in difficoltà? Forse, ma non ditelo a Simone Inzaghi che si è ripresentato ai blocchi di partenza più convinto e sicuro di quanto non lo fosse stato all'indomani dell'ultima uscita nerazzurra pre pausa Nazionali, coincisa col capitombolo di Udine. Confusione nei cambi e nella gestione delle partite, giocatori fuori forma, dualismi nefasti, assenze che diventano essenziali: tutto aveva portato a mette in discussione il neonato regno di Simone Inzaghi, iniziato raccogliendo l'eredità di Antonio Conte e proseguito con idee e un approccio nuovo, personale.

Sul banco degli imputati anche i tifosi nerazzurri avevano posto l'allenatore, reo di non essere riuscito a ridare serenità e continuità ad un ambiente che fisiologicamente vive sull'orlo del precipizio, ad un passo da quella "pazzia" che ne aveva ispirato anche l'inno societario. Un principio di tormenta davanti al quale si erano subito serrate le porte a doppia mandata, con le parole di Beppe Marotta a rassicurare del proseguimento e della bontà del progetto. Oggi, su quel banco c'è sempre lui, Simone Inzaghi che dovrà dimostrare coi fatti chi sussurra che sia in stato confusionale o quantomeno precario rispetto al recente passato.

È così che, alla prima occasione data dalla conferenza stampa della vigilia di Inter-Roma, l'allenatore dell'Inter alza la testa e gonfia il petto di fronte ad una critica che si è calmata l'arco di due partite della Nazionale per riproporsi puntuale in parterre pregustando il match di San Siro contro una diretta avversaria per le zone alte della classifica. "Siamo stati al di sotto dei nostri standard, ad esempio contro l'Udinese dove i primi responsabili della sconfitta siamo stati noi" ha ribadito davanti alla stampa assetata di capire l'aria che tira in casa nerazzurra: "Sotto pressione? Lo siamo sempre. Ma ho la tranquillità giusta, possiamo e dobbiamo lavorare di più e meglio".

La parola esonero o, peggio, dimissioni, non rientra nel vocabolario di Inzaghi che lavora su altri aspetti che, quelli sì, gli hanno permesso di costruire una carriera in panchina dopo quella sul campo: "Chi comanda il campionato lo sta facendo con merito, poi c'è chi ha perso qualche punto come noi. Ho qualche difficoltà di formazione, stiamo facendo un buon percorso in Europa mentre in campionato siamo in ritardo. Le critiche? Le abbiamo ascoltate tutte ma ricordiamo solo quelle costruttive".

L'ultimo Inzaghi: prima della pausa, nella sfida persa di Udine
L'ultimo Inzaghi: prima della pausa, nella sfida persa di Udine

E davanti a chi reitera il vecchio adagio di un Simone Inzaghi che non riesce a superare le difficoltà che il cammino gli pone nel momento in cui si alza l'asticella, il tecnico nerazzurri gonfia il petto e dà voce ad un orgoglio difficilmente sventolato ai quattro venti: "La società è presente e col presidente ho un buon rapporto con Zhang così come lo era con Lotito. Nel calcio contano vittorie e sconfitte, alzare i trofei come ho sempre fatto in questi 7 anni: dove alleno io aumentano i ricavi, diminuiscono le perdite e si vincono i trofei". Passando anche dalla prossima sfida contro la Roma, che in palio non avrà titoli ma molto più di semplici tre punti da cui dover ripartire.

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