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La Superlega serviva a Spagna e Italia, oggi gli inglesi e il Psg dominano il mercato

Real Madrid e Barcellona (insieme alla Juventus) continuano a tenere vivo il progetto secessionista, rifiutando accordi con la Liga per 2,7 miliardi. Un sacrificio che costa l’addio di Ramos e Messi, entrambi finiti a Parigi. Il club controllato dal fondo sovrano del Qatar si conferma l’unico in grado di competere con la Premier League.
A cura di Benedetto Giardina
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Il Barcellona ha preferito la Superlega a Messi? A conti fatti, sì. O almeno, ha preferito la prospettiva di poter ancora rimettere in piedi un carrozzone alla possibilità di godersi gli ultimi anni di carriera del suo giocatore più rappresentativo. Questo perché, per i catalani, l'idea di rompere con Uefa e Liga rimane l'unica ancora di salvezza da una situazione ormai degenerata. La peggiore tra tutti i club che hanno preso parte al progetto, ma non la sola in condizioni ormai pericolanti. Il mercato estivo ne sta dando un'ampia dimostrazione: il fronte delle ribelli è sempre stato spaccato. Le prime a fuggire dalla Superlega erano le ultime ad averne bisogno e le tre che ancora portano avanti la battaglia legale sono quelle che più necessitano di questa rottura. Rottura, perché di questo si tratta. Infatti, il famigerato accordo tra la Liga e il fondo Cvc metterebbe a repentaglio ogni possibilità di scindersi dall'ancien regime, motivo per cui Real Madrid e – appunto – Barcellona si stanno mettendo di traverso.

Real e Barcellona puntano ancora alla Superlega

In Spagna, le due big si stanno svuotando. L'addio di Messi al Barça era inevitabile, al netto delle sparate da campagna elettorale di Laporta. L'accordo c'era, mancavano i soldi. Anzi, più correttamente: mancava lo spazio salariale, imposto dalla Liga ad ogni club in base ai ricavi, ai costi sostenuti e ai debiti. Una voce pesantissima, quest'ultima, per gli azulgrana: al 30 giugno 2020, l'indebitamento finanziario ha raggiunto gli 1,17 miliardi di euro e il primo atto del Laporta-bis è stato rifinanziarlo con Goldman Sachs per 525 milioni. Al termine dell'esercizio 2020/21, stando a quanto ammesso dallo stesso Laporta, il Barcellona ha dovuto inoltre fronteggiare perdite per 487 milioni di euro. Una situazione che di fatto ha portato al crollo del tetto salariale, passato da 656 a 347 milioni di euro, motivo per cui l'esecutivo catalano avrebbe dovuto sfoltire il monte ingaggi per rinnovare il contratto di Messi. Almeno 200 milioni, considerando che gli stipendi «coprono il 110% dei ricavi» come ammesso da Laporta. E in tutto ciò, rimangono congelati i tesseramenti di Agüero, Depay, Eric Garcia e Emerson Royal.

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Se il Barça piange, il Real Madrid non ride. Solo che Florentino Perez, a differenza di Laporta, ha messo subito in guardia il popolo madridista degli effetti di un mancato cambiamento. Quando ha annunciato le motivazioni che hanno portato alla nascita della Superlega, nella trasmissione El Chiringuito, il presidente delle merengues è stato lapidario sul rinnovo di Sergio Ramos: «Gli voglio molto bene, ma siamo in una situazione pessima a Madrid. Nessuno mette soldi, dobbiamo essere realisti. Al momento stiamo vedendo come arrivare a fine stagione». Risultato? Ramos si è trasferito da svincolato al Paris Saint-Germain, esattamente come farà Messi. Inoltre, il Real si è opposto (insieme al Barcellona) all'accordo da 2,7 miliardi tra la Liga e il fondo Cvc, per la cessione dei diritti audiovisivi per i prossimi 50 anni. Un contratto che, secondo Perez e Laporta, avrebbe «ipotecato» il futuro dei club, simile a quello che è saltato tra lo stesso fondo e la Lega Serie A (per il quale stava trattando Andrea Agnelli). Tebas, presidente della Liga, su Twitter, ha replicato a Laporta: «L'operazione con Cvc non ipoteca i diritti tv del Barcellona, ma fa sì che abbiano maggior valore per tutti i club così che tu possa saldare il tuo grande debito».

Premier League, spese folli senza Superlega

Sul mercato, dalla Spagna, si attendono comunque altre uscite di rilievo. Come quella di Varane, destinato a passare dal Real Madrid al Manchester United, altro fondatore della Superlega. A differenza delle due spagnole, però, non ha problemi di spesa. Non ne ha nessuno, in Inghilterra, visti gli introiti televisivi della Premier League. Infatti, e non può essere un caso, le inglesi sono state le prime a fuggire dal progetto secessionista, dinanzi alla prospettiva di perdere i privilegi di cui attualmente godono. E se in Spagna si fanno i conti con la crisi, nella terra d'Albione si spende come sempre, se non di più. Questo a riprova di come, ai club d'Oltremanica, la Superlega non servisse più di tanto. D'altronde, il piano iniziale delle sei "ribelli" non era certo quello di allearsi con le altre big d'Europa, quanto quello di prendersi una fetta ancor più grande della torta nazionale: il cosiddetto Project Big Picture. Più potere ai club di prima fascia (Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester City, Manchester United e Tottenham) in cambio di una quota maggiore della mutualità per le leghe inferiori. La Premier League ha detto no e da lì si è passati alla Superlega, giusto per 48 ore.

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Gli effetti di questa fuga, però, non sono gli stessi per tutti. Se in Spagna il naufragio della Superlega sta portando alla crisi di Barcellona e Real Madrid, in Inghilterra non è cambiato nulla. Il podio degli acquisti più costosi nel calcio mondiale è interamente targato Premier League: in attesa di capire se il Tottenham cederà al braccio di ferro con Harry Kane, Jack Grealish si è trasferito dall'Aston Villa al Manchester City per 100 milioni di sterline, pari a 117 milioni di euro, mentre lo United si è assicurato Sancho dal Borussia Dortmund per 85 milioni di euro. Nel mezzo, si va ad inserire il passaggio di Lukaku al Chelsea, che l'Inter avrebbe voluto chiudere per 130 milioni di euro, ma finirà per accontentarsi di 115 milioni, rendendolo il secondo trasferimento più oneroso dell'estate. Il mercato non è ancora vicino alla chiusura e i club della massima serie inglese hanno già superato i 760 milioni di spesa complessiva nella campagna acquisti.

Parigi il nuovo centro del calciomercato europeo

Lukaku sarà l'ennesimo colpo di un club della Premier League. A farne le spese, però, è la Serie A, che non soffre la situazione quanto la Liga spagnola, ma ci si avvicina. La Juventus non fa operazioni, mentre Inter e Milan, ovvero le due italiane che si sono accodate al treno del ripensamento sulla Superlega, hanno non pochi problemi da risolvere. Specialmente i nerazzurri, che stanno toccando con mano il ridimensionamento imposto da Suning. La cessione di Lukaku dà una spiegazione ben precisa al perché Antonio Conte abbia deciso di non proseguire la propria avventura sulla panchina interista, dopo la vittoria dello scudetto. Questo a riprova di come il sacrificio di Hakimi, venduto al Paris Saint-Germain per 60 milioni, non potesse essere l'unico previsto per la stagione che sta per cominciare. Almeno l'Inter riesce a metter dentro qualcosa in cassa, a differenza del Milan che si è ritrovata con le spalle al muro per la scadenza dei contratti di Calhanoglu (passato proprio ai nerazzurri) e di Donnarumma, altro trasferimento di rilievo in quel di Parigi.

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È in Francia, infatti, che si trova il vero vincitore della faida tra Uefa e Superlega. Il Paris Saint-Germain s'è tenuto a debita distanza dal progetto e nonostante le difficoltà legate ai contratti televisivi in Ligue 1, ha costruito sul mercato una squadra dal talento senza precedenti. Ai già citati Donnarumma, Ramos, Hakimi e Messi va aggiunto anche Wijnaldum, a parametro zero come tre degli altri quattro menzionati. Ma chi si è svincolato, come abbiamo visto, lo ha fatto per i problemi delle società di appartenenza, ovvero Real Madrid, Barcellona e Milan. Gli altri due, pur con due situazioni differenti, vengono comunque da altri club reduci dalla Superlega. Un serbatoio dal quale i parigini-qatarioti hanno saputo attingere come meglio non potevano. Nasser Al-Khelaifi, sempre più nelle grazie della Uefa e della Ligue 1, è riuscito a mettere in piedi un all-star team. Se c'è qualcuno in grado di competere sul mercato con gli inglesi, oggi, è proprio il primo oppositore della Superlega.

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