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Julio Sergio gioca Roma-Inter: “Fonseca mi piace e la Roma ha un progetto”

Julio Sergio Bertagnoli, ex portiere della Roma, ricorda in esclusiva a Fanpage.it i suoi anni in giallorosso, anni nei quali la squadra capitolina sfidò l’Inter di José Mourinho sia in Coppa Italia sia in campionato, andando vicinissima alla conquista del quarto Scudetto per la società romana. Domenica lo scontro diretto Roma-Inter in Serie A.
A cura di Antonio Moschella
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Lontano fisicamente, ma vicino col cuore. Julio Sergio Bertagnoli, attualmente nel suo Brasile natale, dimostra di essere ancora molto legato sentimentalmente alla Roma. In quest'intervista esclusiva a Fanpage.it, nella quale si destreggia in un ottimo italiano, l'ex portiere giallorosso ritorna sui suoi anni a Trigoria e soprattutto su uno storico Roma – Inter del marzo 2010, quando Totti e compagni pensarono veramente di poter vincere lo Scudetto nella corsa a due con la corazzata nerazzurra.

Cosa pensa se le parlano di Roma?
"Di una città bellissima, per me la più bella del mondo. I miei figli sono nati a Roma e io mi considero quasi un romano. La società mi ha permesso di vivere anni indimenticabili e di giocare con grandi campioni. A Roma sono cresciuto come calciatore ma soprattutto come essere umano. E ho potuto giocare con dei calciatori strepitosi".

Tra tutti De Rossi e Totti, i due emblemi moderni della Roma.
"Daniele è un ragazzo dalla grande personalità. Era un moto perpetuo, aveva qualità tecniche incredibili e ha dimostrato di essere un fenomeno. Francesco era di un altro livello. Quando parliamo di Totti parliamo del calcio: un giocatore decisivo, che riusciva a pensare molto prima ed era in grado di realizzare gesti tecnici perfetti. E poi come essere umano era fantastico.  Per me è stato un onore essere suo compagno di squadra".

Dopo vari anni senza presenze, la sua avventura romana vide la svolta grazie a una parata strepitosa su Mauri in quel derby del dicembre 2009 …
"È vero. Quello era il mio primo derby. E dopo quella partita la piazza si calmò un po' nei miei confronti. Fino a quel giorno ero uno  sconosciuto, nessuno capiva quale fosse il mio potenziale, ma da quel momento ho sentito la fiducia di tutto l'ambiente".

In quella stagione 2009-10, Roma e Inter si giocavano lo Scudetto con due portieri brasiliani come titolari. Un grande attestato del vostro lavoro in quella che si dice sia la patria dei portieri…
"(Ride). Dai, però quando parliamo di Julio Cesar parliamo di un altro livello, di un portiere superiore. È stato però bello giocare e stare lì in quegli anni. Abbiamo fatto bene tutti e due, e anche se la Roma non ha vinto il campionato noi ci abbiamo provato fino alla fine".

In quella notte del 27 marzo, quando la Roma batté l'Inter per 2-1 e si portò a un punto dai nerazzurri in classifica, aveste però la meglio voi…
"Credo che quella sia stata la mia partita più importante di sempre, insieme a quel derby che abbiamo ricordato prima. Noi credevamo nello Scudetto, eravamo in rampa di lancio e quella vittoria è stata parte di una rimonta incredibile".

Quella sera foste più forti anche dell'ingiustizia, perché il momentaneo pareggio di Diego Milito era arrivato dopo un netto fuorigioco.
"Noi abbiamo semplicemente fatto quello che dovevamo fare, ossia vincere. Abbiamo realizzato una grandissima partita soprattutto perché l'Inter era, con i giocatori presi singolarmente, superiore a noi.  Ma noi giocavamo bene come squadra, eravamo un bel gruppo, nello spogliatoio c'era armonia".

Allo scadere di quella partita Milito colpì un palo clamoroso che avrebbe rovinato la festa dell'Olimpico…
"Non potrei mai essere arrivato su quella palla, ma posso dirti che meritavamo di vivere quell’emozione. Ci abbiamo messo il cuore, abbiamo dato tutto in quella partita e siamo stati premiati con un bella vittoria".

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C'è stato un momento in cui sei stato travolto dalle emozioni quella sera?
"Ricordo il gol di Luca (Toni ndr). Seppur lontanissimo dalla porta avversaria da portiere ho sempre visto tutto quello che accadeva in campo, e in quell'occasione ho avuto il privilegio di avere una panoramica completa del gol al quale è seguito il boato del pubblico. Quando la palla è entrata sia i tifosi sia noi siamo esplosi di gioia, un tripudio intensissimo durato una quindicina di secondi. Non dimenticherò mai quel momento e l’euforia generale dopo il gol. Toccava a noi fare la differenza in quella partita. E ci riuscimmo".

Dopo la partita avevi scambiato qualche battuta con i tuoi connazionali dell'Inter?
"Ci siamo salutati brevemente con Julio Cesar e Maicon. Ma nelle loro parole avevo capito che loro si sentivano molto forti, nonostante la sconfitta. Poi qualche settimana dopo contro la Sampdoria abbiamo avuto un calo di concentrazione in mezz'ora, un calo di concentrazione che ci è costato tantissimo e non ci ha permesso di vincere lo Scudetto".

Eppure dopo la vittoria contro l'Inter avrete pensato di potercela fare…
"Sapevamo che per vincere il campionato sarebbe stato fondamentale battere l'Inter. Abbiamo fatto il nostro dovere, purtroppo poi è mancato poco, ma ho l'impressione che lo Scudetto non l'abbiamo perso contro la Samp, perché prima avevamo lasciato punti anche contro altre squadre…".

Ora è un po’ diversa la situazione, ma l’Inter è a soli tre punti dalla Roma e si gioca all’Olimpico…
"Vedo la Roma come una squadra in crescita. Mi piace molto Fonseca perché gioca sempre per vincere, ma bisogna dargli tempo. Anche i giocatori possono fare qualcosa di più. Ma quel che più mi fa piacere è che la Roma sembra avere finalmente un progetto. Attualmente non è una squadra da Scudetto, ma per la prima volta dopo tanto tempo sembrano esserci le basi per fare bene. Ma va dato tempo a Fonseca".

L'ambiente caldo della città non è però sinonimo di pazienza.
"Sappiamo tutti che a Roma sono romantici e si esaltano quando si vince e si deprimono quando si perde. Ma così non va bene. Ci deve essere equilibrio. Calciatori e allenatori non vanno analizzati per dieci minuti di partita, ma nel lungo periodo".

Certo che senza pubblico la Roma perde molto, anche giocando in casa.
"Assolutamente sì. Giocare con l’Olimpico pieno è una sensazione straordinaria e difficile da descrivere. L'atmosfera è intensa prima di entrare in campo, durante la partita e alla fine della stessa. Purtroppo, in questo momento giocare con il pubblico è impossibile. Ma la Roma ce la può fare".

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