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Ibrahimovic teme che Lukaku gli abbia fatto un maleficio: “Devo saldare il conto con lui”

C’è un tarlo nella mente di Zlatan Ibrahimovic, a distanza di mesi dalla lite con Romelu Lukaku nel derby dello scorso gennaio: “Ho chiesto agli amici credenti di pregare per me”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Le storie tese tra Zlatan Ibrahimovic e Romelu Lukaku non sono finite con l'addio dell'attaccante belga al campionato italiano. La lite tra i due avvenuta nel derby di Coppa Italia dello scorso gennaio, vinto dall'Inter 2-1, ha lasciato qualche tarlo nella mente del campione svedese del Milan, proprio in seguito alla dinamica di quel faccia a faccia poi finito in un murale a poca distanza da San Siro. In quella circostanza, infatti, Ibrahimovic aveva stuzzicato Lukaku con una frase: "Go to your mother, go do your voodoo shit, you little donkey" che tradotto letteralmente significa "Vai da tua madre, vai a fare le tue stronzate voodoo, piccolo asino".

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Il riferimento era ad una vecchia storia secondo cui la madre di Lukaku avrebbe detto al figlio di trasferirsi dall'Everton al Chelsea perché così aveva sentenziato un rito voodoo. Ebbene, forse a distanza di qualche mese Ibra si è pentito di aver detto quella frase, della serie ‘non è vero ma ci credo'…

"Mi è rimasto un dubbio atroce… Quel derby l’abbiamo perso. Io sono stato espulso. Poi mi sono infortunato. Sono successe un sacco di cose storte. Vuoi vedere che il rito Lukaku me l’ha fatto davvero? Così ho chiesto agli amici credenti di pregare per me – racconta al Corriere della Sera, mandando poi un messaggio bellicoso al belga, da quest'anno tornato al Chelsea – Devo saldare il conto anche con lui. Spero di incontrarlo presto. Per strada? Ma no, sono cose che vanno risolte in campo. Io non odio nessuno, tanto meno Lukaku. L’odio è un sentimento impegnativo".

Secondo il campione di Malmoe, era stato Lukaku a cominciare tutto: "Lui litiga prima con Romagnoli, poi con Saelemaekers; io intervengo per difendere i compagni, e Lukaku mi attacca sul piano personale. Da restare scioccati. Eppure eravamo stati compagni al Manchester. Lukaku ha un grande ego, è convinto di essere un fuoriclasse, ed è davvero forte. Ma io sono cresciuto nel ghetto di Malmoe, e quando qualcuno mi viene sotto a testa bassa, lo metto al suo posto. Così l’ho colpito nel suo punto debole: i rituali della mamma. E lui ha perso il controllo".

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Quando si parla di storie tese in campo, Ibrahimovic potrebbe scrivere un tomo biblico, ma c'è un giocatore in particolare che gli sta sull'anima, Marco Materazzi: "Entrava da dietro per fare male; e noi calciatori capiamo subito quando uno entra per fare male o semplicemente entra duro, come Chiellini, come Stam, come Maldini… Paolo Maldini era cattivissimo. Se voleva farti male sapeva come fare. Ma lo evitava, perché metteva la sua giusta cattiveria al servizio della squadra. Con Materazzi invece avevo un conto aperto da anni. L’ho saldato in un derby. Quello entra a piedi levati, io salto, lo evito, e lo colpisco con una gomitata alla tempia. Pippo Inzaghi commentò: ‘Il più bel derby della mia vita: 1-0, gol di Ibra, Materazzi in ospedale'. Ovviamente stava scherzando".

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Ben diverso è il rapporto creatosi nel tempo con Sinisa Mihajlovic, al quale in campo diede una testata in un'Inter-Juventus di 15 anni fa: "Sinisa mi aveva provocato per tutto il match, dicendomi cose orribili in slavo, anzi serbo-croato, e io ci ero cascato. Adesso mi chiama bato: figlio mio. Quando si ammalò, della stessa malattia di mio fratello Sapko, stavo quasi per andare al Bologna. Per lui. Mihajlovic in campo era cattivo, come lo era Ballack, un altro provocatore di professione; ma lo faceva per dare un vantaggio ai suoi compagni. Non come Materazzi…".

Alla fine però, il ‘cattivo' Ibra oggi ha tantissimi amici, come dimostrato da quanto accaduto alla festa per i suoi 40 anni lo scorso ottobre: "Mi sono commosso. Non amo le feste a sorpresa, ma Helena l’ha organizzata lo stesso. Sono venute persone che non vedevo da tempo: Pogba, Verratti, Ambrosini, Abate, Cassano, Galliani, Moggi, Zambrotta, Dacourt, Oddo, Sirigu, Kulusevski… Anche gente che avevo trattato male in campo. Anche Gattuso? Certo. Con Rino ci caricavamo a vicenda. Lui mi chiamava “brutto slavo”, io lo infilavo a testa in giù nei bidoni della spazzatura…".

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