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Guardiola detta la priorità per il Manchester City: e non è la finale di Champions contro l’Inter

Un finale incredibile per il Manchester City che può conquistare il Triplete. Eppure per Pep Guardiola l’obiettivo principale resta solo uno, frutto di un lavoro durato tutto l’arco di una stagione.
A cura di Alessio Pediglieri
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Pep Guardiola si gioca l'all-in nelle prossime due settimane, con il suo Manchester City che sta imperando in patria e in Europa: per gli Skyblues c'è la Premier ad un passo, ma anche la FA Cup e poi la finale di Champions League. Un'incredibile possibilità di prendersi un Triplete affrontando anche chi, il Triplete, lo ha già conquistato: l'Inter, nel 2010. Ma la finale europea di Istanbul del prossimo 10 giugno non è la priorità del tecnico spagnolo, almeno a parole.

Con due finali già in tasca e la concreta possibilità di alzare al cielo il titolo 2023 di campione d'Inghilterra, Pep Guardiola prova a non farsi trascinare dagli eventi puntando i piedi ben per terra. Dopotutto è abituato da sempre a conquistare trofei ovunque alleni, avendo fatto prestigiosa gavetta al Barcellona prima e al Bayern Monaco poi. Per finire a dettare la propria legge calcistica anche in Premier con il City.

Una cavalcata imperiale in Premier League sull'Arsenal, rimontato dopo un gap che aveva toccato anche 11 punti di svantaggio per prendersi un titolo che oggi appare semplice formalità: +4 punti, con i Gunners che hanno solo due gare da disputare contro le tre dei Citizens che possono chiudere la pratica più che agevolmente e in largo anticipo sulle tempistiche previste. Senza che il percorso in FA Cup (finale il prossimo 3 giugno nel derby di Manchester contro lo United) e quello in Champions (finale il 10 giugno contro l'Inter) intaccassero le chance in campionato.

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Per Guardiola, al contrario di quanto tutti si aspettassero, però il chiodo fisso sembra essere sempre e solo uno: il titolo nazionale. Subito dopo la conquista della sfida di Istanbul e prima del prossimo impegno di campionato che potrebbe regalare la Premier, domenica nella sfida al Chelsea, il tecnico è stato di una sola parola: campionato. Il pensiero del tecnico è andato così controcorrente, tutelando una squadra che sta già subendo pressioni clamorose: "La parte più difficile deve ancora venire. I tennisti che giocano a Wimbledon dicono che la cosa più difficile è servire per la vittoria" ha ricordato in conferenza stampa. "La Premier League è la competizione più importante di tutte le altre gare che giocheremo, perché si gioca per 10 o 11 mesi, ogni settimana…"

E la Champions League? Di certo può aspettare ancora un po' nella mente di un Guardiola che è troppo furbo ed esperto per farsi tirare dentro nel giochino delle pressioni eccessive. Dopotutto a Manchester, il clima è già fin troppo teso e le aspettative altissime: era il 1999 quando Peter Schmeichel, Roy Keane, David Beckham, Andy Cole, Dwight Yorke in campo e Sir Alex Ferguson in panchina portarono il nome della città nell'Olimpo del calcio. Quell'anno lo United vinse la Premier League, la Champions League e la FA Cup. Una prestazione unica nella storia del calcio inglese che 24 anni dopo, il Manchester City ha l'opportunità di ripetere.

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