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Cosa ha provato a fare Simone Inzaghi prima della finale parlando dell’Al Hilal a Bastoni e Barella

I segnali della rottura con l’Inter erano già evidenti alla vigilia della finale di Champions League: tra incontri riservati con emissari arabi e tentativi falliti di portare con sé i suoi fedelissimi, Inzaghi aveva già voltato pagina. E lo spogliatoio lo sapeva.
A cura di Michele Mazzeo
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Il clima attorno all'Inter nei giorni che hanno preceduto la disfatta nella finale di Champions League contro il PSG non era affatto sereno. I giocatori erano consapevoli che Simone Inzaghi fosse ormai prossimo all'addio. E secondo fonti vicine all'Al Hilal, il tecnico avrebbe addirittura incontrato proprio la dirigenza del club saudita il giorno prima della finale.

Una situazione ambigua, che non è sfuggita ai senatori dello spogliatoio. Proprio in quelle ore, Inzaghi avrebbe sondato Bastoni e Barella, proponendo loro un futuro insieme in Arabia Saudita. Entrambi avrebbero rifiutato, con il difensore come prima scelta e il centrocampista ugualmente irremovibile. In ballo restava Acerbi, ma anche lui rimarrà a Milano. Il tentativo di costruire un nuovo blocco italiano fuori dall'Inter sarebbe quindi fallito sul nascere.

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A certificare la tensione, anche gli sguardi sfuggenti in conferenza stampa. A Monaco, Barella ha sorriso in modo eloquente di fronte alle domande sul futuro del suo allenatore. Inzaghi, dal canto suo, ha risposto con diplomazia: "Ho offerte dall'Arabia e non solo, ma pensiamo solo alla finale e poi ci incontreremo come abbiamo sempre fatto, pensando solo al bene dell'Inter".

Ma secondo la stampa araba, proprio in quelle ore il tecnico ha avuto un incontro diretto con emissari dell'Al Hilal. Non è chiaro se sia avvenuto prima o dopo aver dichiarato: "All'Inter sto bene, ho tutto quello che mi serve".

Il risultato sul campo è stato devastante: 0-5 contro il PSG, una disfatta che ha lasciato il segno. In molti si chiedono se l'ambiente non fosse già logorato dalle voci – diventate certezze – sull'addio imminente del tecnico. Quel senso di unità, tanto caro a Inzaghi, si era già dissolto.

La rescissione consensuale ufficializzata il 3 giugno ha messo fine a un ciclo cominciato esattamente quattro anni prima, con l'hashtag #WelcomeSimone. Ma forse la rottura era già avvenuta qualche giorno prima, in silenzio, sotto traccia. Il 31 maggio, dopo la goleada subita all'Allianz Arena, il destino era già scritto.

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A peggiorare la situazione, anche il campionato perso per un solo punto, che ha caricato di frustrazione una vigilia già tesa. I sussurri sull'offerta faraonica dall'Arabia, le non smentite pubbliche, il patto di "non belligeranza" sul mercato siglato dopo l'addio: tutto lascia intendere che Inzaghi avesse già la testa altrove, mentre l'Inter si giocava la partita più importante della sua stagione.

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