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Cosa cambia nel calcio femminile col professionismo (e quali differenze restano con i maschi)

L’avvocato Cesare Di Cintio, esperto di diritto sportivo, spiega a Fanpage.it quali sono le nuove norme di cui beneficerà il movimento del calcio femminile italiano e illustra le differenze con gli altri Paesi.
A cura di Enrico Scoccimarro
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Il calcio femminile passa al professionismo: questa è stata la decisione presa al termine dello scorso Consiglio federale, con la FIGC che sarà la prima federazione in Italia ad avviare questo percorso. Un grande traguardo per l'intero movimento del calcio italiano, dopo il mondiale del 2019 a cui le azzurre parteciparono arrivando ai quarti di finale e dopo il quale fecero questa richiesta, ora accolta definitivamente. Ma cosa cambia esattamente da ora in poi a livello normativo e remunerativo per le calciatrici italiane? Lo abbiamo chiesto all'avvocato Cesare Di Cintio, esperto nell'ambito del settore sportivo avendo anche diretto, in qualità di arbitro, circa un migliaio di partite, a partire dalla stagione 1990/1991 e sino al 2004, passando dalle prime categorie alla Serie C.

Di Cintio, quali sono le norme che cambieranno con il professionismo del calcio femminile?
"L’iter che ha condotto al professionismo del calcio femminile è stato completato con gli ultimi adeguamenti approvati dal Consiglio Federale FIGC alle Norme Organizzative Interne Federali (NOIF) a partire dagli articoli 27 e 28 riguardanti “i calciatori” e “i professionisti”, all’interno dei quali sono previste d’ora in poi anche le calciatrici. Per questo è stato necessario adeguare tutte le relative norme che prima facevano riferimento solo ai calciatori. Inoltre, è stato pubblicato il C.U. n. 223/A con cui il Consiglio Federale ha deliberato gli adempimenti per l’ammissione ai campionati nazionali femminili di Serie A e B, dove peraltro si fa anche espresso richiamo alla Legge 91/1981 (sul professionismo), in particolare riguardo alle forme societarie dei club".

Il percorso inizia a luglio, quanto ci vorrà per concluderlo?
"Parliamo di un percorso intrapreso due anni fa, con la delibera del 9 novembre 2020. Un iter tutt’altro che facile, che però oggi può contare su un dato certo, ovvero che a partire dal 1°luglio 2022 i rapporti del calcio femminile dovranno essere regolati secondo gli schemi contrattuali del professionismo sportivo. Questo, in ogni caso, porterà a forti cambiamenti per le atlete e le società sportive. Il punto di partenza prevede anzitutto una nuova formula per il campionato di Serie A, che sarà a 10 squadre con andata e ritorno, rispetto alle 12 della stagione in corso. Inoltre, ci sarà una Poule al termine della regular season, che determinerà le squadre retrocesse e la vincitrice dello scudetto".

Sara Gama e Martina Lenzini con la casacca della Nazionale italiana di calcio.
Sara Gama e Martina Lenzini con la casacca della Nazionale italiana di calcio.

Perché la Serie A spingeva per il rinvio? Qual è stato il malinteso?
"Dovrebbe essersi trattato di un fraintendimento e niente più. Nessuna contrapposizione è emersa da parte della Lega, che per prima ha creduto in questo processo. Inizialmente si era parlato di una possibile richiesta di rinvio, ma questa non  ha avuto alcun seguito anche perché, come specificato dal Presidente Federale, l’iter si trovava nel suo pieno svolgimento e la previsione temporale di entrata in vigore già anticipata a suo tempo non poteva essere oggetto di ulteriore differimento. Francamente, era impensabile ipotizzare un rinvio dopo tutto il lavoro degli ultimi due anni per portare le calciatrici verso questa strada".

Quali sono le differenze che restano tra calcio femminile e maschile dopo la riforma?
"Credo fortemente che questo sia solo l’inizio (un buon inizio) affinché anche alle atlete sia garantito il riconoscimento delle tutele lavorative, previdenziali e assicurative previste per i lavoratori e quindi al pari dei propri colleghi calciatori. Le differenze principali resteranno comunque, almeno in questa prima fase, relative al peso degli stipendi previsti nel calcio maschile e in quello femminile. I calciatori continueranno a guadagnare molto di più che le calciatrici, ma almeno queste ultime potranno avere un minimo salariale pari a quello dei calciatori di Serie C (l'Assocalciatori e la FIGC hanno fissato il salario minimo sulle cifre già previste per la Serie C maschile, appunto, 26mila euro lordi all'anno). Inoltre ci saranno tutele assicurative e molto, molto altro ancora".

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E quanto ci vorrà prima di colmare la differenza salariale tra calcio femminile e maschile?
"Ritengo sia importante, in questa prima fase, sottolineare che il punto focale è prima di tutto quello relativo alla previsione di adeguate tutele per le calciatrici al pari dei colleghi. Attualmente il calcio femminile sta ottenendo sempre più successo e visibilità, ma è chiaro che in questo momento il divario tra gli emolumenti tra i calciatori e le calciatrici di Serie A rimane ancora elevato, anche perché il calcio maschile può contare su maggiori introiti derivanti dai diritti televisivi e dagli sponsor. Però pensate che fino al primo luglio le calciatrici non potevano nemmeno versare i contributi: stiamo parlando di un cambiamento di una portata storica".

Cosa porterà questa decisione come conseguenze nel mondo del calcio?
"Si tratta certamente di una rivoluzione sportiva in grado di abbattere ogni stereotipo di genere, considerato anche il fatto che interviene nello sport più seguito in Italia. Questa decisione porterà ad avere ancor più contezza del fatto che oggi il calcio femminile in Italia è più che affermato. Siamo partiti da un’iniziale attenzione mediatica, da grandi club che hanno investito nel femminile per arrivare a un primo grande traguardo, di cui il movimento calcistico potrà solo beneficiare. Gli ultimi sette anni hanno visto tanti sforzi da parte di calciatrici, addetti ai lavori, organi competenti e politici. In mezzo ci sono stati tanti step, passaggi e passi in avanti. È stato un percorso graduale che ora deve però continuare".

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Quali sono le altre federazioni che ora potrebbero seguire questo esempio?
"Con il D.Lgs. approvato l’anno scorso n. 36/2021 (riforma dello sport), le Federazioni sportive nazionali che intendono accedere al fondo per il professionismo femminile dovranno deliberare il passaggio al professionismo entro la fine dell’anno corrente. Come noto, le federazioni che riconoscono al proprio interno lo sport professionistico sono oltre al calcio, la pallacanestro, il ciclismo e il golf. Al momento però è difficile dire chi potrà partire seguendo l'esempio e c'è ancora una differenza importante con altri Paesi, USA su tutti".

Quale sarà la prossima grande svolta che dovrà interessare il calcio femminile?
"Come anticipato, ci troviamo dinanzi a un importante punto di partenza per il calcio femminile. Credo fortemente che d’ora in poi occorrerà lavorare affinché tutti i partecipanti al movimento diventino sempre più strutturati e indipendenti, per poi proseguire nel tentativo di trovare la giusta e necessaria sostenibilità di cui un movimento di questa portata ha bisogno".

L'Italia, in questo percorso, a che punto è rispetto agli altri Paesi?
"L’Italia è all’inizio di un importante percorso che porterà a significativi risultati per il movimento femminile. All’estero la situazione è un po' diversa. Ad esempio, nei Paesi del Nord Europa l’attenzione verso il calcio femminile è molto elevata e la risposta di pubblico negli stadi risulta notevole. In Germania, il numero delle tesserate è notevolmente superiore all’Italia e anche in Francia il calcio femminile è molto seguito anche dagli sponsor. Senza parlare poi degli Stati Uniti, dove addirittura poco tempo fa la squadra nazionale di calcio femminile ha ottenuto la parità salariale con la rappresentativa maschile".

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