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Cassano alla Domenica Sportiva come fosse la Bobo TV, non riescono a gestirlo: è un fiume in piena

Antonio Cassano in diretta sulla Rai come fosse ancora alla Bobo TV, utilizza lo stesso linguaggio. Ne ha per tutti: attacca Allegri, De Laurentiis, Mourinho e Leao. E lo studio non sempre riesce a contenerlo.
A cura di Maurizio De Santis
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Antonio Cassano non ha mai avuto peli sulla lingua. Il suo pregio è sempre stato anche il maggior difetto: dire tutto quello che pensa in maniera molto schietta. A volte anche troppo. Non parlava in diretta dall'ultima esperienza alla Bobo TV e anche se il contesto diventa la Domenica Sportiva, sulla Rai, utilizza un linguaggio abbastanza simile, oltre a un outfit altrettanto di rottura che buca la telecamera per alcuni dettagli audaci della maglietta. E diventa esondante con il suo stile tranchant, in un modo che lo studio fatica persino a gestire a tratti.

FantAntonio è tornato a farsi sentire in qualità di opinionista dopo diversi mesi di silenzio: lo studio gli dà la linea a corredo dei servizi sulla Juventus che ha battuto di corto muso la Fiorentina. L'ex calciatore parla dopo aver ascoltato Allegri che arriva addirittura a citare Gianluca Vialli quando parla del successo come "un sollievo più che una gioia", perché la mentalità della ‘vecchia signora' è tale che bisogna sempre andare al massimo. E vincere. Parolina che accende Cassano e scandisce i concetti l'uno dietro l'altro.

"La Juventus gioca alla carlona, non fa tre passaggi di fila. Ha 17 nazionali ma a febbraio è già fuori dalla lotta scudetto, con tanti punti di svantaggio. Allegri ha sempre detto che il calcio è una cosa semplice e che contano i risultati. Allora che ci fa ancora alla Juve? Avrebbe dovuto fare un passo indietro già l'anno scorso… lui che non vince da 3 anni. E prende 10 milioni per non vincere (in realtà, dovrebbero essere 7/7,5 netti con bonus ndr)".

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In pochi minuti Cassano ha letteralmente triturato l'esperienza del tecnico livornese, toccando un nervo scoperto: la proposta di gioco assente, l'identità che è vecchia come quella di Mourinho (altro allenatore che ha messo spesso nel mirino) e soprattutto l'inadeguatezza per il futuro. "Quando Allegri dice che l'obiettivo è stare tra le prime quattro per arrivare in Champions secondo me prende in giro i 12 milioni di tifosi di una società che ha una grande tradizione come la Juve. Sono 3 anni che dico che non s'è mai evoluto, come Mourinho… si mettono in difesa e non fanno gioco. Per come la vedo io o prendono un allenatore di spessore come Klopp o Tuchel oppure un giovane come De Zerbi, Thiago Motta che pure fanno giocare bene le loro squadre".

In studio c'è Eraldo Pecci che contesta l'idea di calcio che s'è evoluto e dice, in maniera altrettanto sincera, senza giri di parole che vede solo "gente che si butta per terra" e fa riferimento all'esperienza dell'Italia Mundial che nel 1982 vinse la Coppa contro la Germania. "Io ricordo i passaggi tra Scirea, Bergomi e poi la palla che arriva a Tardelli e fa gol".

La replica di Cassano è immediata: "Si vede che vediamo le cose da due televisori diversi… ma guardate Pioli che ha vinto lo scudetto col  Milan con Krunic, Bennacer e Kjaer. Guardate il Napoli che manda via 6 calciatori e ne prende altri nuovi, alcuni anche sconosciuti come Kvara, e Spalletti vince lo scudetto. Guardate il Bologna che ha speso 1 euro e 50 e vedete dov'è e come gioca. Tutti hanno in comune un'offerta di gioco che aiuta il gruppo a crescere. Allegri no, questo non lo fa. E visto che lui si basa molto sui risultati e non ha vinto niente allora doveva fare un passo indietro già l'anno scorso. Il problema è che in Italia c'è chi ha una stampa a favore e viene spinto e chi no come Pioli che non ha abbastanza amici e viene messo in croce".

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Il discorso scivola sul Milan e su Leao, Cassano affonda il colpo anche sul portoghese come fatto altre volte in passato. In sintesi: per lui non è un campione o meglio lo sembra solo perché gioca in un "campionato farlocco come quello italiano che è senza qualità, senza intensità e senza ritmo. Pensa di essere un fenomeno. Dicono che è forte, che vale… ma vale cosa? Quando giocavo io, che c'erano davvero grandi campioni, non poteva stare nemmeno in squadre che lottavano per il sesto, settimo posto. Per me ha talento gente come Rashford, Foden, lo stesso Kvara ma Leao no, ha solo forza fisica e si esalta in un torneo modesto come la Serie A".

Altro che sciabolata morbida, è accostamento che Cassano non conosce. E quando gli chiedono se c'è mai un calciatore che meriti complimenti da parte sua non ha dubbi: "Guardate Lautaro Martinez, lui sì che per me è un campione. Fa tutto: corre, segna, fa assist, difende, è uomo squadra. E poi c'è Lobotka, quello che Xavi ha detto di volere a Barcellona. Nessuno ne parla, perché? Non hanno una stampa buona e amica".

L'ex talento di Bari Vecchia ne ha per tutti, compresi il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, e José Mourinho. "Il disastro dei campioni d'Italia di quest'anno si spiega in un solo modo: l'egocentrismo del suo massimo dirigente che ha sbagliato tutto. Il disastro è tutta colpa sua. La verità è che quando c'era Spalletti lui contava zero. Il miracolo lo hanno fatto l'allenatore e i ragazzi che lo seguivano. Si è visto cosa è successo quando Spalletti è andato via… De Laurentiis diceva che il Napoli poteva allenarlo chiunque… ha preso Garcia che era stato esonerato in Arabia e Mazzarri che non allenava dal 1940. E questa è la dimostrazione che le chiacchiere se le porta il vento".

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Quanto allo Special One gli dà del "bollito (e viene ripreso dal giornalista Alberto Rimedio) bravo a buttare solo fumo negli occhi della gente. Faceva solo cinema, era rissoso. De Rossi invece si sta dimostrando un grande perché sta tirando il meglio dalla squadra che ha disposizione". Finita? Niente affatto, il cioccolatino finale è per l'ex direttore di gara, Mauro Bergonzi, con il quale ingaggia un simpatico battibecco nell'analisi dell'episodio di Milan-Lecce che ha visto protagonista Theo Hernandez per la ginocchiata ad Almqvist a terra. "Quello è un gesto volontario e io che ho giocato a pallone posso dirlo. Lì Theo doveva tirare indietro la gamba, invece lo colpisce intenzionalmente. Per me meritava cinque giornate di squalifica. Si vede che gli va addosso apposta. Ah, Bergonzi… quando ti vedo a Genova ti do uno scappellotto".

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