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Daniele Cassioli a Fanpage: “Ho superato le difficoltà grazie allo sport”

Non vedente dalla nascita, campione mondiale, europeo e italiano e considerato il più grande sciatore nautico paralimpico di tutti i tempi, Daniele Cassioli ha raccontato a Fanpage la sua storia e l’importanza che ha avuto lo sport nella sua vita: “Non mi sento un atleta di successo, mi sento una persona felice dei propri traguardi. Attraverso il racconto della mia vita, spero di poter ispirare non solo chi ha una disabilità ma anche tutti coloro che vogliono avvicinarsi allo sport”.
A cura di Alberto Pucci
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Lo sport è capace di regalare grandi emozioni attraverso storie incredibili: racconti che testimoniano quanto sia importante fare attività fisica e relazionarsi con gli altri, grazie alle varie discipline a disposizione. È così anche nel mondo dello sport paralimpico, che in questi anni ha portato alla ribalta la forza e il coraggio di diversi atleti e dove continua a brillare la stella di Daniele Cassioli: 31 anni, cieco dalla nascita, fisioterapista, motivatore e nome di punta dello sci nautico italiano.

Considerato il più grande sciatore nautico paralimpico di tutti i tempi, dopo aver vinto 25 titoli mondiali, 25 titoli europei e 41 titoli italiani, Daniele ci ha concesso una lunga intervista per parlarci della sua storia e della sua ‘attività' di life coach, che lo ha anche portato a diventare il protagonista della terza stagione de ‘La mente nel pallone‘: un format televisivo in onda e disponibile on demand su Dazn.

"Ho iniziato con lo sport da piccolo e l'ho fatto perché mi divertivo. Ho cominciato con il nuoto, poi sono passato ad altre discipline fino ad arrivare agli sci: prima da neve e poi d'acqua. In quel momento è scattato il vero amore per lo sport, soprattutto per quel senso di libertà che attraverso lo sport ho potuto vivere. La cosa bella dello sport è che accetta tutti. Sono le persone a dire di no, ma lui non dice di no. Accetta tutti a patto che si abbia la voglia di mettersi in gioco".

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Quando hai iniziato ti aspettavi di raggiungere risultati così prestigiosi?

"Io non mi sento un atleta di successo, mi sento una persona felice di propri traguardi. Lo sci nautico non è uno sport semplice. Intanto non è una disciplina molto diffusa, quindi è difficile trovare degli sponsor, delle persone che ti sostengono e posti dove allenarsi. La vera difficoltà per un bambino cieco è entrare in contatto con una attività sportiva, iniziare a fare qualunque tipo di sport per poi essere in grado a 8/9 anni di iniziare l'attività sull'acqua, che è sicuramente molto complessa rispetto ad altre discipline".

Com'è nata l'idea di diventare life coach?

"Ho scelto di farlo in virtù di quello che la gente mi trasmetteva. Quando raccontavo di me ho sempre parlato di normalità. Molti hanno definito la mia storia straordinaria e così mi sono convinto che quello che per me era normale per qualcuno evidentemente non lo era. Effettivamente è così. Superare le difficoltà della cecità, vincere 25 titoli mondiali, laurearsi…non vedendo è sicuramente tosta. Più che insegnare, mi sento di dire che attraverso la mia storia spero di poter ispirare non solo chi ha una disabilità ma anche tutti coloro che vogliono avvicinarsi allo sport".

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