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Se il Grande Fratello Vip diventa un reality con troppe ambizioni, dove vale tutto e quindi niente

Si è passati dal bullismo alla violenza sessuale in nemmeno tre giorni. Signorini tenta di tenere le redini di questo reality ormai in piena crisi di identità, tramortito da un frontale con i programmi della D’Urso, dove vale tutto e quindi niente. Un problema di contesto, che rischia di appiattire e svuotare il nobile intento della sensibilizzazione.
A cura di Eleonora D'Amore
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Tre giorni sono bastati per cambiare registro, di male in peggio. Dal bullismo con tanto di processo in prima serata, martelletto alla mano per ogni tentativo di replica o giustificazione, si è passati alla denuncia di una mancata tutela da parte del conduttore (e di tutta la produzione) per la "battuta" su una violenza sessuale da simulare nella Casa, a carico di Sara Manfuso, per ottenere cinque minuti di visibilità in più nella diretta. "Avresti dovuto dirlo prima, avresti dovuto dare uno schiaffo, se io sono vittima di violenza non è che mi metto a ridere" ha replicato Signorini alla concorrente che stava spiegando i motivi che l'avevano costretta ad abbandonare il programma. In trenta secondi, la peggiore lezione possibile, quella che vira sulle reazioni sbagliate risolvendo le azioni con un indice di colpevolezza assodato.

Intanto però la Manfuso stava, cronometro alla mano, cercando di spiegare di essere stata colpita nel profondo dall'appellativo di bulla nel caso Bellavia, e di essersi poi ritrovata nel gioco un concorrente, Giovanni Ciacci battezzato pomo della discordia, che a corredo di quella specie di boutade non le avrebbe toccato solo il cu*o bensì un nervo scoperto, visto che nella vita reale è stata davvero vittima di violenza sessuale. Ma Signorini non le crede (in effetti il video in questione fatica parecchio a trovarsi con la versione fornita), la caccia dallo studio e fa capire a chiare lettere che l'accusa di non averla tutelata pur sapendo i suoi tristi trascorsi sarebbe frutto di un sapiente piano di insabbiamento delle reali motivazioni che l'hanno spinta a lasciare.

Una scusa, parlando di violenze sessuali. Come per Marco Bellavia si trattò di presunta strategia, parlando di depressione. La distorsione nel linguaggio è sintomatica di uno pessimo stato di salute, tradotto lunedì scorso in "orribile pagina di tv" e poi convertito in "scelta coraggiosa" per trattare determinati temi, ché Signorini continua a crederci fermamente che il Grande Fratello possa essere un'occasione di riflessione sociale, mica pizza e fichi.

A tal proposito, difficile sciogliere un nodo: se l'annuncio di Marco Bellavia in trasmissione è servito solo da traino per alimentare l'hype sulla puntata, tirato per le lunghe prima con una lettera e poi con una promessa di confronto con gli altri concorrenti, insieme alla compromissione delle intenzioni si sta indebolendo un aspetto fondamentale: la credibilità. Il conduttore di Bim Bum Bam, oggi mental coach, era già apparso sui social per tranquillizzare il pubblico rispetto il suo stato di salute, non si vedono motivi perché ieri sera non potesse entrare in studio e spiegarsi, senza particolari indugi. E invece si è preferito "usarlo" come strumento di racconto con somministrazione in pillole, come fosse un finale di stagione destinato a durare troppo.

Signorini tenta di tenere le redini di questo reality in piena crisi di identità, tramortito da un frontale con i programmi di Barbara D'Urso, dove ormai vale tutto e quindi niente. Eppure il ridimensionamento netto di quel genere di trasmissioni avrebbe dovuto far riflettere sui gusti del pubblico, e invece. Un problema di contesto, che rischia di appiattire e svuotare il nobile principio della sensibilizzazione, quella che sta andando a farsi benedire insieme agli ascolti.

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Casertana di origine, napoletana di adozione. Laureata in Lingue e Letterature Straniere all'Università L'Orientale di Napoli, lavora a Fanpage.it dal 2010, anno in cui il giornale è nato. Caposervizio dell'area spettacolo.
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