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La storia di Ferdi: dalla vittoria del GF alla causa contro lo Stato italiano per la cittadinanza

“Il mio caso è davvero complicato” spiega a Fanpage.it il 35enne che nel 2009 è uscito vittorioso dalla casa più spiata della tv italiana. Prima la ricerca delle origini, poi infiniti iter burocratici. Solo dopo la causa Ferdi è riuscito ad ottenere la condizione di “apolide”, ma la strada per la cittadinanza è ancora lunga.
A cura di Beppe Facchini
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Dal Grande Fratello alla causa contro lo Stato per il riconoscimento di una cittadinanza che ancora oggi gli viene negata. “Eppure io sono qui da oltre 25 anni, mi sento italiano” spiega a Fanpage.it Ferdi Berisa, uscito vincitore nel 2009 dalla casa più spiata della tv nostrana: in quell'edizione la sua storia di difficoltà e di riscatto ha fatto breccia nel cuore di milioni di italiani, mentre oggi la sua vita, lontana dai riflettori, si divide fra volontariato, un'attività commerciale vicino al lungomare di Pesaro e faldoni di carte bollate portate da un ufficio all'altro, in attesa di poter finalmente diventare cittadino italiano a tutti gli effetti. “Era meglio la versione autentica del GF -dice- perché lì vedi persone normali che combattono con cose diverse dal solito. Al GF Vip invece i concorrenti sono già conosciuti, si conoscono fra di loro e sanno già come interagire. Oggi non è più veritiero come una volta, ma è stata comunque un'esperienza che mi ha cambiato la vita”.

Arrivato in Italia quando non aveva ancora dieci anni, Ferdi ha quasi sempre vissuto nelle Marche. “Originariamente sono di un'etnia rom, un'etnia zingara del Montenegro -racconta-. Sono arrivato qui col gommone con mio padre e una volta sbarcati siamo fuggiti nei boschi. Dormivamo un po' qua e un po' là, andavamo in giro, si chiedeva l'elemosina, si rubacchiava qualcosa per sopravvivere. Fino a quando la polizia non mi ha portato via da mio padre: mi menava e mi costringeva a fare cose che a un bambino non si possono far fare”. La sua vita, così, cambia completamente quando Ferdi arriva ad un istituto di Fano, dove comincia a studiare, trova dei nuovi amici e inizia a sognare un futuro diverso. Nel frattempo, i rapporti col padre si interrompono definitivamente, mentre l'unico membro della sua famiglia col quale mantiene un legame è sua sorella. All'età di 18 anni, però, Ferdi deve lasciare l'istituto e, in quel momento, si scontra per la prima volta con una lunga serie di difficoltà che lo accompagneranno per diverso tempo. “Non ero regolare coi documento e così mi sono ritrovato bloccato da ogni punto di vista -dice-. Per una casa, un lavoro, un prestito, un viaggio, un conto corrente, un medico per curarmi”.

I primi tempi riesce a trovare ospitalità da alcuni conoscenti, ma Ferdi sa fin da subito che non può andare avanti così per sempre. Pertanto inizia con le pratiche per richiedere la cittadinanza, ma entra in un circolo vizioso di burocrazia (italiana e non solo) che ancora oggi lo porta a bussare da una porta all'altra in cerca di un pezzo di carta che può finalmente dagli un po' di serenità, ma anche di normalità. “Ormai in questura mi conoscono tutti".

Ferdi continua: "Quando non mi hanno più potuto rinnovare il permesso di soggiorno per studio, per qualche tempo me ne hanno dato uno come titolo di viaggio per stranieri. Nel frattempo mi hanno detto di andare in Montenegro per cercare un documento di origine. Ci vado, ma all'anagrafe risultano solo mio padre, mia madre e mia sorella. Io no, perché non sono rientrato nel Paese entro il ventitreesimo anno di età per registrarmi come cittadino: c'è una legge in Montenegro che dice infatti che chi fa rientro, dopo essere andato via per motivi di guerra o altro, può ottenere la cittadinanza solo entro quell'età. Gli altri lo avevano fatto, io no. Così mi rimandano agli uffici italiani”.

Ferdi Berisa ai tempi del GF
Ferdi Berisa ai tempi del GF

Tornato dall'altra parte dell'Adriatico, Ferdi quindi ci riprova, ma spunta un altro problema: su suoi documenti è scritto che è nato a Podgorica, capitale del Montenegro, ma che la sua cittadinanza è macedone. “Questo perché quando ero in istituto mi hanno registrato così, con dei dati alla cavolo di cane, ma io non lo sapevo. Non sapevo neanche leggere quando sono arrivato, me ne sono reso conto più avanti, quando si è posto il problema della cittadinanza”.

Ferdi, che oggi ha 35 anni, riprende così la sua via crucis e ancora una volta non ottiene nulla: a questo punto, “dopo aver speso anche una sacco di soldi”, ingaggia due avvocati e fa causa allo Stato. Il risultato? Per ora, e si parla di appena qualche mese fa, gli è stato riconosciuto lo status di apolide. “È un piccolo passo, ma non una vittoria -spiega-. Tengo il cuore italiano, la vittoria è la cittadinanza. Mi sento italiano, non mi viene da dire che sono apolide”.

L'apolidia può comunque portare Ferdi alla tanto desiderata cittadinanza ma dovrà passare ancora del tempo. “Anche perché bisogna presentare, fra le altre cose, i redditi degli ultimi tre anni -continua-. Il problema è che col covid il mio storico economico si è completamente sballato, quindi dovrò aspettare ancora, rischiando di riuscire ad ottenere la cittadinanza quando ormai avrò già 40 anni”. La sua non è la prima attività aperta dopo il GF. “All'inizio ho provato col giornalismo insieme ad Andrea Spadoni, amico e anche lui concorrente del reality, poi ho smesso. Il mondo della tv l'ho lasciato da parte -prosegue-. Nel tempo ho avuto un ristorante, una spiaggia, delle piadinerie e nel 2005 ho fondato un'associazione di volontariato che aiuta le persone più bisognose. Il mondo della televisione mi ha attirato da piccolo, ma poi l'ho scoperto e ho capito che non fa per me. La tv italiana? Penso stia diventando sempre più scadente, ma può migliorare -aggiunge infine Ferdi-. Spero prima o poi di iniziare ad avere un'identità: la mia è una situazione che non auguro a nessuno. Il mio caso è davvero complicato, spero che qualcuno coscienzioso capisca che è una condizione che una persona non deve vivere”.

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