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Daniele Cabras, da TikTok a Sanremo: “I sardi li chiamano pecorai, io volevo lavorare in fabbrica”

Daniele Cabras, content creator da 4milioni di follower su TikTok, si è raccontato a Fanpage.it alla vigilia di Sanremo 2024: Amadeus l’ha voluto per condurre il Prima Festival. Cresciuto in un piccolo paesino della Sardegna, si è fatto conoscere sui social grazie ai suoi personaggi e a scene di vita quotidiana. Senza dimenticare il suo accento, impossibile da confondere.
A cura di Elisabetta Murina
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Mamma, papà, bambino e la voce di Tiziana. Su TikTok è quattro personaggi diversi, ma nella realtà è sempre e solo uno: Daniele Cabras. Content creator da oltre 4 milioni di follower, 29 anni, cresciuto a Domus de Maria, nel Sud della Sardegna, racconta con ironia scene di vita quotidiana, vissute tutte in prima persona. Impossibile non riconoscerlo tra i migliaia di video che appaiono sui social: l'accento sardo è il suo marchio di fabbrica, di cui è estremamente orgoglioso.

Semplice e spontaneo, quasi impacciato, ha raccontato a Fanpage.it la sua storia: dall'amore per i genitori, di cui però non mostra mai i veri volti, agli anni in cui lavorò come addetto alla sicurezza in un resort, passando per la timidezza e l'attaccamento alla sua terra. Ora una nuova e grande esperienza: la conduzione del Prima Festival insieme a Mattia Stanga e Paola e Chiara. "Amadeus mi scrisse un messaggio su Whatsapp, non ci credevo", ha raccontato.

Sui social sei conosciuto come Dany Cabras, ma anche come "Dany The Gaggio". Cosa significa questo soprannome?

Sai quelle scelte sbagliate di nomi? (ride, ndr). Era un modo per ironizzare sugli stereotipi sardi perché "gaggio" in dialetto significa persona "rozza, grezza", originaria soprattutto della zona cagliaritana. Io inizialmente imitavo questo tipo di personaggi che mi faceva ridere. Poi ho pensato di metterci un pò di inglese con "the" perché funziona sempre bene.

Quando e perché hai pubblicato il tuo primo video?

Su TikTok ho cominciato a caricare qualche contenuto a inizio 2020, anche se il primissimo video risale al 2018 ed era un gioco di prospettiva con una macchinina. L'ho sempre fatto e continuo a farlo per divertimento, in modo del tutto naturale, ed è bella la complicità che si è creata con il pubblico.

Il bambino, la mamma, il papà, Tiziana. Come nascono le idee?

Dai traumi del passato (ride, ndr). Ironizzo su scena di vita quotidiana, come la mamma che ti sveglia la mattina e inizia a farti un milione di domande, offendendosi se non le dai una risposta perché magari sei ancora addormentato. Tutto quello che racconto l'ho vissuto in prima persona.

Quando ti sei accorto che i tuoi personaggi piacevano al pubblico?

Intorno alla metà del 2020. La cosa più bella è stata la reazione di mia mamma, perché vedeva i video e mi chiedeva "Ma adesso mi prendono tutti in giro per come mi comporto?". Io le dicevo di stare tranquilla, poi l'ho iscritta sui social e lei stessa ha iniziato a vedere i commenti di persone che scrivevano "anche mia mamma è così". E allora si è tranquillizzata.

Oggi conti 4milioni di followers su TikTok e 1milione su Instagram. 

A volte certe cose non puoi spiegartele. Penso sia una questione di semplicità, io pubblico i contenuti senza pensare mai al risultato. Non mi interessa avere 7 milioni di follower, non è quello che mi spinge a continuare, anche se puoi solamente ringraziare le persone che ti sostengono.

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Come hanno reagito i tuoi genitori quando hai iniziato a pubblicare contenuti sui social?

Mia madre mi ha sbattuto fuori di casa e mio padre ha cercato di togliermi dal nucleo familiare (ride, ndr). Scherzi a parte, mi hanno detto di continuare a fare quello che mi piaceva, senza smettere di lavorare. Non sono mai stati genitori intrusivi, oggi mi dicono semplicemente che sono orgogliosi di me e di rimanere sempre con i piedi per terra. Mi danno molti spunti, soprattutto mia madre, che amo talmente tanto da averla replicata anche sui miei social.

E infatti su TikTok non c’è Daniele Cabras senza i personaggi dei suoi genitori. Ma perché non mostri mai i loro veri volti?

Ci sono tanti motivi. Uno di questi è che loro non vogliono saperne di apparire perché sono timidi. Poi se facessi vedere il loro aspetto si perderebbe l'idea che le persone si sono fatte e calerebbe l'attenzione. Chi guarda i miei video, li immagina in modo totalmente libero, ad esempio può pensare a mia madre con la barba o a mio padre con i capelli lunghi. Ed è bella questa cosa dell'immaginazione, voglio lasciarla finché dura. Un pò per mistero e un pò per privacy.

E la famosa Tiziana, che viene spesso citata, chi è?

Anche nel suo caso bisogna mantenere il segreto professionale (ride, ndr). Posso dire che è un'amica di mia mamma, ma non voglio fare il vero nome perché essendo cresciuto in un piccolo paesino ci conosciamo tutti e saprebbero subito chi è. Posso assicurare però che i personaggi che si vedono esistono realmente, anche se estremizzo alcuni loro aspetti caratteriali.

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Poi c'è "il bambino", ricorrente nei video e anche al centro del tuo libro Ragazzo Tenero. Che infanzia hai avuto?

Ero un bambino senza troppe pretese. Volevo fare il calciatore, ma per motivi di salute non potevo andare a scuola calcio, visto che da quando ho cinque anni soffro di artrite reumatoide giovanile. Allora mia madre mi iscrisse a ballo, vinsi la competizione "balli di coppia latino americani Sardegna". A scuola avevo la sufficienza risicata, riuscivo sempre a passare l'anno senza debiti. Mi svegliavo alle 5 del mattino per prendere l'autobus per andare a Cagliari e tornavo a casa alle 4 del pomeriggio.

E caratterialmente?

Fino ai 17 anni ero molto timido, parlavo pochissimo, rispondevo facendo cenni con la testa per dire "sì" e "no". Avevo un carattere molto chiuso, poi l'esperienza lavorativa che ho fatto mi ha aiutato a sbloccarmi.

Cioè?

Ho lavorato per sette anni al Forte Village (resort nel sud della Sardegna, ndr) con vari compiti, tra cui addetto alla sicurezza. Giorno dopo giorno, entravo in contatto con tante persone, sempre diverse, e questo mi ha permesso di superare la timidezza.

Ma tu cosa volevi fare finita la scuola?

Io sono un perito elettrotecnico uscito con 66 su 100 alla maturità. Volevo lavorare nell'impiantistica elettrica, in una fabbrica. Però ovviamente mi sono diplomato in un periodo di crisi del settore e ricordo che la mia professoressa disse proprio "vi state diplomando in un periodo di cacca". Il mio obbiettivo era avere un lavoro e farmi una famiglia, perché prendevo e prendo tuttora come esempio i miei genitori.

Che famiglia è la tua?

É una famiglia tradizionale che mi ha sempre dato quello che volevo, facendo anche molti sacrifici. I miei genitori mi hanno educato in modo stupendo e per questo li ringrazierò sempre. Ho anche un fratello più piccolo, ha 23 anni, si chiama ‘fratello'.

Vivi con i tuoi genitori?

No, sono andato via di casa e loro sono felici di questa decisione. Viaggio tra Roma e la Sardegna, dove torno spesso.

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Cosa ha rappresentato per te crescere in un piccolo paese della Sardegna? 

Mi ha dato tanta ispirazione e mi ha fatto capire molte cose, sia positive che negative. È bello l'affetto della gente, il poter andare a pranzo dal vicino perché sei sicuro che ti accoglierà, il rapporto così stretto che si crea con le persone, che in città non hai essendoci milioni di abitanti. Per me questa vicinanza significa tanto, poi la tranquillità di un piccolo paese è insostituibile. La cosa negativa invece sono i commenti che ricevi per quello che fai, anche se nessuno ti punta mai il dito contro, è più un chiedersi "ma che stai facendo?".

Da quando il tuo seguito sui social è aumentato, la tua quotidianità è cambiata? 

Sì, gli impegni sono diventati altri, anche se quello che faccio non lo chiamo lavoro. Per me è divertimento, che mi sta portando a vivere tranquillo da un punto di vista economico. Per strada le persone del mio paese mi riconoscono, ci facciamo due chiacchiere, mi chiedono una foto e prendiamo in giro le mamme. I sardi sono la prima grande famiglia che mi ha accolto, perché sono partito facendo proprio stereotipi della mia regione.

Possiamo dire che oggi sei il creator sardo con più seguito. Perché credi ce ne siano così pochi?

Secondo me non si mettono in gioco. Molti di loro hanno grandissime potenzialità, ma magari non ci credono abbastanza o hanno paura dei giudizi degli altri. O semplicemente, forse, non è il loro momento per fare il salto.

Tu pensi di averlo fatto questo "salto"?

Non penso che nel mio caso si possa parlare di una vera e propria svolta, come invece può essere quella di un calciatore che dalla Serie C passa alla Serie A. Io lo noto quando vado in giro per l'Italia e ci sono persone che mi riconoscono e mi chiedono una foto. É bello e mi rende felice vedere la loro reazione.

Quando hai iniziato a pubblicare contenuti sui social, il tuo accento ha rappresentato un punto di forza o un ostacolo?

Un punto di "forzissima", è diventato il mio brand. Sono il portavoce della cadenza sarda e sono orgoglioso di questo accento perché mi contraddistingue. Mi dicono "ma tu sei sardo?", anzi, "tu sei quello sardo".

Secondo te, ad oggi ci sono pregiudizi sul fatto di essere sardo?

Ci sono, ma come in tutte le regioni di Italia. Credo che su questi aspetti si debba scherzare, sono una di quelle persone che se viene presa in giro per una cavolata legata alla Sardegna non dice "come ti permetti", ma ci ride su. A noi, ad esempio, dicono che siamo pecorai.

Critiche ne ricevi?

Qualcuna sì, ma devo dire che perlopiù sono costruttive, come "dovresti parlare di questo argomento" o "su questo non dovresti scherzare". Quando ti confronti con milioni di persone, è normale che succeda. C'è anche qualche cattiveria, il classico "vai a lavorare", che ovviamente non tengo in considerazione.

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Da creator che frequenta il mondo social, che idea ti sei fatto riguardo al recente "caso Chiara Ferragni"?

Per me le persone sono tutte uguali. Se ha veramente sbagliato, è giusto che venga punita, come accade con chiunque altro. La valutazione spetta a chi ne ha la competenza.

L’Agcom ha da poco stilato le linee guida per i content creator e gli influencer. Quanto credi sia importante avere dei riferimenti in questo ambito? 

Ancora non ho una risposta ben definita. Penso che si stia andando in una direzione in cui mettere solo "adv" nei propri contenuti sponsorizzati non sia più sufficiente. Io cerco di portare il mio mondo anche in questo tipo di video, voglio che si integrino perfettamente nel racconto. Non scelgo i brand casualmente, ma metto la faccia solo per quelli che ne valgono la pena.

Credi che i social siano cambiati in questi anni?

Ho visto in un certo senso un cambiamento di pubblico. Due anni fa erano i ragazzini a dirmi "ho visto il tuo video e ti ho riconosciuto", ora sono i genitori che mi dicono "ti ho fatto conoscere a mio figlio". Gli adulti sono ormai presenti su tutti i social.

Forbes ti ha premiato come Top Creator 2023. Cosa pensi piaccia di te alle persone che ti seguono?

É facile, la semplicità di arrivare a tutti, dal più piccolo al più grande, in modo molto naturale. I miei contenuti sono uno specchio della realtà che si vive quotidianamente nelle famiglie, quindi nei personaggi può riconoscersi il bambino ma anche il genitore. Riesco a strappare una risata, ma magari allo stesso tempo porto le persone a chiedersi "ma veramente mi comporto così a casa?".

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Ultimo, ma non per importanza, la tua imminente esperienza al Prima Festival: Mattia Stanga ci ha raccontato che Amadeus l'ha chiamato nel giorno della laurea, tu cosa stavi facendo?

Ero tornato a Domus de Maria e mi arriva un messaggio su Whatsapp: "Ciao Daniele, sono Amadeus (Ababeus). Quando ci possiamo sentire? Ti posso richiamare tra tre giorni?". Ora, voi ci avreste creduto? Allora gli ho risposto: "Innanzitutto non mi prendi in giro, mi devi mandare tutti i documenti che hai" (ride, ndr). Dopo neanche 30 secondi mi ha chiamato, abbiamo fatto due chiacchiere e mi ha proposto il Prima Festival. Non mi sarei mai aspettato tutto questo. Ci sarà tutto il mio mondo, forse anche Tiziana.

E la reazione dei tuoi genitori?

I miei genitori sono sempre composti. Quando gli ho detto "Devo andare al Festival", loro mi hanno risposto "Bravo". Un pò più di enfasi no? (ride, ndr). Quelli "finti" sono ancora in viaggio in trattore, hanno scelto un mezzo un pò lento, stanno per arrivare. Quelli veri arriveranno tra il 4 e il 5 febbraio perché dicono: "Ma quanto sta costando Sanremo? Stiamo a 20km di distanza, così paghiamo meno".

Il FantaSanremo?

Non l'ho ancora fatto, ma devo assolutamente. Tra l'altro, essendo in qualche modo dentro al Festival, posso cercare anche di vincerlo.

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