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Carlo Cracco: “La mia pizza gourmet? Non era una provocazione, la pizza non è nemmeno italiana”

Carlo Cracco risponde a Fanpage.it in merito alle polemiche sorte dopo il lancio della sua pizza gourmet in Galleria a Milano: “La pizza è una delle più grandi bandiere italiane, ma la pizza non è italiana, se vogliamo essere proprio precisi. Non appartiene a qualcuno, è di proprietà di chi se ne prende cura, la fa crescere, la rinnova”.
A cura di Andrea Parrella
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Carlo Cracco risponde a Fanpage.it in merito alle polemiche sorte dopo il lancio della sua pizza gourmet in Galleria a Milano e soprattutto rispetto al prezzo gonfiato, che ha iniziato a rimbalzare sui social a suon di scontrini. La prova del piatto aveva diviso le reazioni in maniera netta, tra chi aveva apprezzato l'approccio creativo e chi l'aveva visto un'offesa alla tradizione napoletana. Secca la risposta dello chef:

Non è mai stata una provocazione. Chi fa il cuoco e lo fa a livelli alti è in grado di gestire tutta la linea della cucina, che va dalla A alla Z. Di chi è in fondo la pizza? La pizza è una delle più grandi bandiere italiane, ma la pizza non è italiana, se vogliamo essere proprio precisi. La pizza si fa in tutto il bacino del Mediterraneo, in maniera diversa e con nomi diversi, ma c'è. Si chiama pizza a Napoli, che gli ha dato i natali con la Margherita. La pizza però va avanti, non appartiene a qualcuno, è di proprietà di chi se ne prende cura, la fa crescere, la rinnova.

Sulla libertà di inserirla o meno in un suo menù: "Noi abbiamo il dovere di imparare come si fa una pizza, ma poi se voglio la servo. La faccio come dico io, come penso che a me piacerebbe e la faccio bene. Tra l'altro la servo nel mio caffè, non al ristorante, è una cosa diversa perché la pizza è un piatto popolare".

Non ha battuto ciglio nemmeno sul prezzo della pizza gourmet criticato a più riprese, convinto che sia corrispettivo di una qualità che va preservata e non diluita:

Il prezzo è una cosa relativa. Se si va al nord, in Europa, andiamo a guardare quanto costa un caffè, una brioche, un pasto: almeno tre volte il nostro. Perché? Perché loro sanno che per mantenere un certo standard di qualità e quell'offerta, bisogna farla pagare, perché sennò poi i ragazzi abbandonano. Vero sia difficile da sostenere per chi ne usufruisce, ma si mantiene quella qualità, che va preservata e non diluita. Va diluito il prezzo se si può e noi, per quanto possibile, cerchiamo un compromesso tra sostenibilità e originalità. Se faccio la pizza, la devo fare bene, non è un gioco, non prendo un prodotto semi-lavorato o semi-congelato e lo servo, non è nelle mie corde e non è il mio modo.

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