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Ambrosia, la cassiera di Bar Stella: “Sentirmi donna mi ha reso la vita più difficile”

Ambrosia, cassiera di Bar Stella, si racconta a Fanpage: “Quando Stefano De Martino mi propose di partecipare al programma, mi spaventava l’idea di essere vista dalla mia famiglia”. E sulla sua storia personale: “Una persona che nasce con un sesso biologico maschile e sente che non è il suo, si avvicina a un’identità femminile che avverte come un pericolo costante, per quanto fonte di felicità”.
A cura di Gaia Martino
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Ambrosia è un artista, modella, showgirl, performer, fotografa, e se scopre un nuovo modo di esprimere arte, lo mette in pratica. Nasce nel 1993 come Vincenzo D'Ambrosio, un nome anagrafico con il quale non vuole più essere identificata. La sua prima esperienza televisiva è arrivata grazie a Stefano De Martino, conosciuto a un matrimonio e poi diventato suo amico, che l'ha voluta in Bar Stella, late show andato in onda fino ad inizio dicembre. Cassiera del bar nel quale ha luogo il programma, nella realtà Ambrosia dice di essere simile al personaggio che ha portato sul piccolo schermo. In un'intervista a Fanpage.it ha parlato di sé, del suo progetto fotografico Alfabeto Ambrosia, del rapporto con la sua famiglia e del peso dello sguardo sulle donne, non solo sulle persone transgender.

Modella, showgirl, performer. Cosa rappresenta il palco per te?

È un modo per distaccarmi dai pensieri, sul palco ho la sensazione di potermi liberare dallo stress che accumulo. È una boccata d'aria fresca. Il fatto di sentirsi guardati, ascoltati, ti fa sentire molto bene.

Ambrosia è la cugina di Stefano De Martino in Bar Stella, ma non lo è nella vita reale. Come vi siete conosciuti?

Ci siamo conosciuti ad una festa, a Milano. Abbiamo legato ad un matrimonio di cari amici e ci siamo tenuti in contatto. Ci sentivamo spesso, abbiamo sempre condiviso la passione in comune per il cinema, per la fotografia. Ci inviavamo video o foto di film.

Ambrosia e Stefano De Martino, Bar Stella
Ambrosia e Stefano De Martino, Bar Stella

È stato lui a sceglierti per il suo late show?

Lui aveva in mente di fare Bar Stella, me lo aveva descritto e mi propose di partecipare. Non me l'aspettavo, non avevo mai intrapreso una carriera televisiva, non avevo studiato teatro, mai recitato. Credevo mi chiedesse consigli, non che mi proponesse di far parte del cast.

Poi cosa è successo?

Sono stata contenta, ma anche spaventata. Era la prima volta che facevo qualcosa in tv, mi avrebbero vista non solo le persone che sfogliavano riviste, ma anche mio padre, mia madre, i miei parenti. Un po' mi spaventava l'idea di essere vista da tutte le persone che non credevo avrebbero compreso il mio percorso lavorativo, il mio personaggio, e me, in generale. Quando me lo propose gli dissi che dovevo pensarci. Ne parlai con mia madre.

E alla fine hai accettato.

Sì, è stata una bella esperienza, il programma mi ha regalato più di quanto immaginassi. Mi ha aiutato a riavvicinarmi alla mia famiglia e alle persone. Ho sempre lavorato nella moda, nella fotografia, ma i miei erano servizi che difficilmente mio padre o mia madre seguivano. È come se li avessi tenuti lontani da ciò che facevo e la tv è stato il mezzo tramite il quale ci siamo avvicinati.

Qual è stata, allora, la reazione della tua famiglia alla tua prima volta in tv? 

Mi aspettavo una reazione diversa. Mia madre è stata comprensiva, mi ha sostenuto da subito. Vidi la prima puntata con lei, un'amica e mia sorella. Mi fecero i complimenti e fu strano, ero imbarazzata. Per la prima volta commentai me stessa con mia madre.

Ambrosia, Bar Stella
Ambrosia, Bar Stella

Bar Stella è un omaggio alla tv di Renzo Arbore con un mondo variegato di personaggi. Ambrosia è un unicum in questo panorama, un personaggio come il tuo non si era mai visto prima. Cosa pensi ti renda così speciale? 

Io non mi vedo o sento speciale, ho portato me stessa in televisione. Il modo in cui parlo con Stefano De Martino è lo stesso in tv, ci rispondiamo allo stesso modo. Sono stata molto sincera, se per speciale intendi sincera, allora sì, lo sono. In tv facevo una caricatura, apparivo come una persona che tiene molto all'aspetto estetico, all'oggetto, alle marche, allo shopping. Ciò non mi rappresenta. Ci tengo, ma non in quel modo.

In tv appari come una diva irraggiungibile, ma anche comica e ironica. Spieghiamolo meglio, sei così anche nella realtà?

Sono molto snob, condivido il mio tempo con pochi, senza sprecarlo. Questo mi rende snob, intoccabile. C'è del narcisismo, lo ammetto. Sono molto simile a quello che c'è in tv ma con meno trucco e vestiti differenti.

Che cos’è il progetto Alfabeto Ambrosia? 

È un progetto fotografico che ho realizzato a cui tengo molto, ispirato all’Alfabeto monumentale di Tomaso Binga (nome d'arte di Bianca Pucciarelli Menna). Lei, donna, ha scelto un nome d'arte maschile e questa cosa l'ho sempre ricollegata a me, alla scelta di chiamarmi Ambrosia per disforia di genere. Mi sono sempre chiesta come una persona come me che cerca in ogni modo di avvicinarsi allo spettro femminile, possa reinterpretare un alfabeto e togliersi da dosso la sessualizzazione. È un progetto a me caro e ho avuto la fortuna di esporlo a Torino, ha avuto un bel successo e spero di continuare con questi lavori.

“Alfabeto Ambrosia” al “The Others Art Fair” di Torino (foto Instagram Ambrosia)
“Alfabeto Ambrosia” al “The Others Art Fair” di Torino (foto Instagram Ambrosia)

Quanto può essere ancora fastidioso lo sguardo su una persona transgender?

Credo che sia fastidioso l'occhio maschile sulla donna in generale. Da quando i miei tratti sono più vicini allo spettro femminile sto iniziando a inglobare problematiche che non avevo mai sperimentato. Oggi non riesco a passeggiare serenamente per strada, senti che qualcuno ti guarda, è una cosa che avvertono tutte le donne. Io lo subisco il doppio perché oltre allo sguardo, può esserci una minaccia, la paura che non sia solo ammirazione, che quello sguardo possa trasformarsi in pericolo.

Ti pesa?

Sì, molto. Mi pesa il fatto che nella vita che vuoi vivere, devi per forza subire. Diventa pesante, essere donna lo è. Una persona che nasce con un sesso biologico maschile, sente che non è il suo e cerca di vivere la sua vita avvicinandosi alla sua identità, sente che questa scelta, per quanto la renda felice, la fa sentire in pericolo ogni giorno. Mi faccio forza pensando di non essere l'unica.

In un tuo servizio fotografico pubblicato su Vogue c'è scritto: "Nascondo botte, lotte, amori malati, e quando mi scappa una lacrima, porto un fiore alla Madonna, pregando che Napoli mi ami così, mi accetti per sempre". Si avverte dolore in queste parole, ti senti più amata ora?

Mi sento capita ora, riconosciuta. È bello essere fermata per strada, ricevere amore. Il programma mi ha aiutato ad aprirmi con le persone. Da molto giovane mi sono sempre chiusa per commenti poco carini ricevuti. Con il programma ho iniziato a sorridere di più agli altri.

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Mettendo insieme tutti i tuoi talenti, dove ti piacerebbe arrivare?

Ti so dire cosa mi piacerebbe fare, non so quali sono i miei talenti. Vivo in una società in cui per forza devi essere qualcosa. O sei idraulico o dottore, o sei maschio o femmina, non puoi dire ‘a me piace sia questo che quello'. L'unico obiettivo che ho ora è fare tanti soldi per comprare una casa a mia madre, a Napoli. Che sia facendo fotografia, teatro, qualsiasi cosa, vorrei renderla serena. Non voglio dire ‘Io sarò questo', ma ‘stasera faccio questo, domani quest'altro' per tutta la vita. Non voglio arrivare a un gol finale, fermarsi è noioso. Magari un giorno imparerò a fare qualcosa di diverso rispetto a quello fatto fino ad ora.

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