201 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Opinioni

Sanremo e il disastro sul video di Zelensky, un passo indietro che mortifica una buona idea

Dopo settimane di rassicurazioni sul video di Zelensky a Sanremo, la Rai fa sapere che tutto si ridurrà a un intervento scritto, letto da Amadeus. Una scelta comunicata dall’ambasciatore ucraino che lascia aperti molti interrogativi e restituisce la percezione di un autogol comunicativo, oltre che alimentare sospetti di autocensura.
A cura di Andrea Parrella
201 CONDIVISIONI
Immagine

Non poteva avere risvolti peggiori la questione dell'intervento di Zelensky a Sanremo, tocca dirlo. Il presidente ucraino è da settimane al centro del dibattito attorno al festival dopo l'annuncio con cui Bruno Vespa, alcune settimane fa, dichiarava di aver intercesso affinché Zelensky approdasse a Sanremo 2023 con un suo discorso. La più verosimile delle ipotesi era che venisse riprodotta la formula Oscar, con un videomessaggio trasmesso in diretta, o registrato, durante una delle cinque serate.

Le cose sarebbero dovute andare proprio così, ma nel frattempo la bufera mediatica figlia della polarizzazione pro/contro Ucraina alimentata dal personaggio Zelensky ha riflesso su Sanremo la spaccatura dell'opinione pubblica. L'idea di un videomessaggio di Zelensky mandato in onda durante la serata finale ha scatenato le proteste delle forze politiche, quelle apertamente schierate contro gli aiuti all'Ucraina, così come quelle favorevoli, in un girone che ha radunato una compagine inedita di disparate figure, da Salvini a Di Battista, passando per Conte e Calenda, ma anche la famiglia Berlusconi, con Pier Silvio che si è astenuto dal giudicare Zelensky a Sanremo come editore, ma non come cittadino che paga il canone.

Ma quella che inizialmente pareva essere la solita polemica da vigilia festivaliera, cavalcata in primis dall'organizzazione per tenere un alta l'attenzione sulla kermesse e infine destinata a spegnersi con l'inizio della manifestazione stessa, ha avuto un risvolto imprevisto con l'annuncio arrivato alla vigilia dell'inizio di Sanremo 2023: Zelensky non interverrà in video, ma solo attraverso un messaggio scritto. "Siamo in contatto quotidiano con l'ambasciatore Melnyk – ha detto il responsabile della direzione intrattenimento Stefano Coletta in conferenza stampa – Siamo giunti alla definizione dell'intervento del presidente ucraino ieri: non invierà un video, ma un testo" che sarà letto sul palco da Amadeus".

Una decisione francamente incomprensibile, al netto della ricostruzione offerta da Coletta, che ha appunto parlato di una decisione dell'ambasciatore ucraino in Italia. Si fatica a capire il senso di una soluzione simile proposta dell'entourage di Zelensky, visto che il presidente ucraino ha incentrato la sua intera linea comunicativa sulla sua persona, associando la resistenza del popolo ucraino al suo volto e alla necessità di essere presente nei più svariati contesti, persino i più insoliti e "leggeri" come può essere Sanremo, per evitare una dispersione di attenzione sull'invasione russa dell'Ucraina. In attesa di capire cosa ne pensi in merito Bruno Vespa, che si era fatto promotore dell'intervento, ci si chiede come si sia giunti a un'inspiegabile mortificazione di una buona intenzione.

Non era obbligatorio portare Zelensky a Sanremo, ma dal momento in cui se ne contempla la possibilità, è difficile che la riduzione del tutto da video messaggio a semplice messaggio scritto, per giunta annunciata a un giorno dall'inizio del festival, non lasci campo aperto alle ipotesi di un'autocensura, anziché una pura scelta editoriale. Sono le modalità di questo passo indietro a lasciare interdetti e restituire la percezione di un vero e proprio autogol comunicativo. Questo a prescindere da una presa di posizione netta di chi scrive sull'opportunità di un intervento di Zelensky a Sanremo, che in ogni caso sarebbe stato ragionevole per almeno due motivi che tocca ricordare per avere un quadro chiaro del contesto: il primo è che negli anni a Sanremo si è parlato di tutto e non è mai stato considerato un palco inadatto a temi duri come la guerra; il secondo è che l'Italia resta un Paese alleato del popolo ucraino.

201 CONDIVISIONI
Immagine
"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views