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Festival di Sanremo 2022

Perché Drusilla Foer si merita di condurre il prossimo Festival di Sanremo

Merito, eleganza, studio, presenza scenica: tutto quel che si poteva portare sul palco di Sanremo 2022, l’ha portato Drusilla Foer. A cui il ruolo di ospite, o di co conduttirce, va molto stretto. Pensaci, Rai.
A cura di Maria Cafagna
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Qualche giorno fa in conferenza stampa a una giornalista che gli chiedeva del poco spazio riservato alla co-conduttrice Ornella Muti, Amadeus ha risposto: “Invito da due anni delle signore sul palco e sono libere di fare quel che decidono, non hanno l’obbligo di essere presenti in ogni momento. La co-conduzione non è stare al fianco tutta la sera e dire le cose divise in due”. Ha ragione Amadeus, co-condurre non vuol dire dividersi in maniera uguale lo spazio e le battute ma avere un ruolo paritario. Ieri, durante la conferenza stampa che ha preceduto la terza serata del Festival, Amadeus è tornato sulla questione dichiarando: “In questi tre anni ho portato più di venti donne sul palco dell’Ariston”. Il Direttore Artistico ha dunque rivendicato la scelta di puntare sulla quantità delle donne sul palco più che sulla qualità della loro presenza in scena, una scelta che non ha di certo influito sugli ascolti (trionfali) ma che forse ha privato il pubblico di qualcosa in più. Non è solo un discorso di genere: in questi anni si è visto come le performance più memorabili e i momenti più divertenti non siano legati tanto al super ospite in sé, ma a chi ha saputo intrattenere il pubblico facendo quello che un artista o un’artista è in grado di fare meglio. Durante il primo Sanremo di Claudio Baglioni, Pierfrancesco Favino tenne il palco con lo spirito del vero mattatore, l’anno scorso Elodie si esibì in un medley indimenticabile e difficilmente dimenticheremo i momenti che in questa edizione hanno avuto come protagonista Drusilla Foer.

L’arrivo di Drusilla Foer sulla riviera ligure è stato accompagnato dagli strali del senatore della Lega Simone Pillon che chiedeva a gran voce la presenza di un papà “non due” preferibilmente di “ispirazione conservatrice”, ignaro del fatto che il papà di ispirazione conservatrice conduce e dirige il Festival da tre edizioni. Per vedere Drusilla Foer sul palco dell’Ariston abbiamo dovuto aspettare quarantacinque minuti – le tanto vituperate vallette facevano il loro ingresso subito dopo il conduttore – ma ne è valsa la pena. Drusilla Foer ha fatto un ingresso monumentale: elegantissima, sicura di se, ha interrotto la messa cantata di Amadeus prendendolo in giro con raffinata ironia. La scelta di farle presentare le vecchie glorie dell’Ariston ha pagato – memorabile lo scambio di battute con Iva Zanicchi – ma forse uno dei momenti più toccanti è stato il suo incontro con Michele Bravi che, con un sorriso disarmante e carico di ammirazione le ha detto: “Con te stasera vince la meritocrazia”.

Ha ragione Bravi, con Drusilla Foer è arrivata finalmente sul palco dell’Ariston una professionista in grado di tenere la scena, interagire, creare e interpretare testi complessi: far ridere, ve lo potrà confermare chiunque faccia questo mestiere, è più difficile che far piangere, ma anche per arrivare dritti al cuore del pubblico c’è bisogno di competenze e non è detto che una brava cantante sappia trovare le parole giuste per un monologo, che una brava attrice sia in grado di emozionare senza un copione, che una giornalista sia in grado di intrattenere. Drusilla Foer, il personaggio interpretato da Gianluca Gori, ha alle spalle una lunga e variegata carriera che spazia dal teatro al web, dal cinema alla televisione, dall’intrattenimento puro all’impegno per i diritti civili, e ha saputo portare sul palco del Festival di Sanremo tutte queste qualità che sono sì frutto del talento, ma anche di un grande lavoro e di tanta esperienza.

Un’artista così completa avrebbe meritato più spazio e alla fine della serata suona un po’ beffardo il momento dello sketch iniziale in cui Amadeus dice a Foer che avrebbero diviso la scena perché così non è stato. Se è vero che co-condurre non vuol dire dividere i tempi col cronometro, è anche vero che se si chiamano delle co-conduttrici e a queste viene riservato poco spazio, sarebbe più appropriato chiamarle ospiti.

Il bellissimo monologo sull’unicità di Drusilla Foer è andato in onda all’una e mezza di un giorno lavorativo quando buona parte del pubblico era già a letto o sufficientemente provata da tre ore di spettacolo ed è un peccato non tanto e non solo per il contenuto del monologo, quanto per il  fatto che finalmente, dopo tante edizioni di donne dolenti e contrite, Drusilla Foer da vera persona di spettacolo ha saputo tenere la scena senza mai essere ripetitiva e banale. Nel suo monologo c’è prima di tutto un grande lavoro di scrittura, forse diverse ore di prove, sicuramente una grande padronanza di se e della scena.

Non sappiamo ancora se Amadeus tornerà a condurre la prossima edizione del Festival di Sanremo, se terrà per se solo il ruolo di direttore artistico o se lascerà entrambi gli incarichi. Da ormai un anno si dice che a succedergli sarà “una donna” e visto come sono andate le elezioni del Presidente della Repubblica sulla questione “una donna” tutto lascia presagire che Amadeus rimarrà ancora. Sarebbe auspicabile comunque che chiunque spetterà il compito di organizzare il prossimo Festival di Sanremo, tenga a mente che su quel palco bisogna lasciare spazio alla professionalità e al talento, perché non ci si improvvisa conduttori o conduttrici e, parafrasando Simone de Beauvoir conduttori, come le donne, non si nasce ma si diventa.
Perché non Drusilla, allora? Pensaci, Rai.

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Maria Cafagna è nata in Argentina ed è cresciuta in Puglia. È stata redattrice per il Grande Fratello, FuoriRoma di Concita De Gregorio, Che ci faccio qui di Domenico Iannacone ed è stata analista di TvTalk su Rai Tre. Collabora con diverse testate, ha una newsletter in cui si occupa di tematiche di genere, lavora come consulente politica e autrice televisiva. -- Maria Cafagna   Skype maria_cafagna
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