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Elena Aubry, il ladro delle ceneri aveva rubato 375 foto di donne dal cimitero

L’uomo di 48 anni di Casal Bertone ha portato via anche le ceneri Elena Aubry, la 26enne di Ostia morta su via Ostiense il 6 maggio del 2018. La perizia ha stabilito che non ha disturbi mentali. Ora è indagato per violazione di sepolcro e vilipendio di tomba. Ma anche per sottrazione e occultamento di cadavere.
A cura di Alessandro Rosi
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Sulle pareti della camera da letto immagini di donne morte. Un cimitero dentro casa. E poi il taccuino, dove annotava la data in cui era avvenuto il furto al Verano. Un uomo di 48 anni di Casal Bertone è indagato per violazione di sepolcro e vilipendio di tomba. Ma anche per sottrazione e occultamento di cadavere. È lui che ha tolto dalla tomba le ceneri di Elena Aubry, la 26enne di Ostia morta su via Ostiense il 6 maggio del 2018 per la mancata manutenzione del piano stradale. Sul diario del necrofilo è riportato il momento esatto. "4.3.20 Presa Elena Aubry. Nata 28.10.1992 Morta 6.5.2018". Solo il 26 maggio scorso i carabinieri sono riusciti a recuperare i resti della giovane dopo lunghe indagini. "Ogni tanto ho cambiato genere di sottrazione nel camposanto",  ha detto l’indagato in risposta alla domanda sul furto delle ceneri di Aubry, "ma mi interessano le fotografie".

Il necrofilo sceglie giorni e orari precisi. Porta con sé del cibo per gatti, così da non destare troppi sospetti. Si avvicina alle tombe e toglie le foto, ma solo di donne. Tutte affascinanti. Non si ferma e ne raccoglie sempre di più. L'elenco è lunghissimo: se ne contano 375. Dietro quella voglia di portare via le immagini una spinta che non riesce a contenere. "Per me è come una droga, non riesco a frenarmi. Devo rubarle". Si può pensare a un disturbo mentale, ma lo psichiatra Angelo Giannetti ha stabilito che non c'è nessuna malattia. "Il mio assistito", ha dichiarato l'avvocato Daniele Bocciolini, "risulta pienamente capace di intendere e di volere. Pertanto, sempre nel pieno rispetto delle famiglie dei defunti, sto cercando di approfondire i contorni di questa inquietante vicenda col mio assistito".

E poi ci sono anche particolari inquietanti su quelle foto in camera."Le più belle", ha sottolineato l’indagato, "le tenevo esposte, con le cornici. Per me erano sacre. Altre le nascondevo per non farle vedere troppo". Una collezione curata, da cui non riusciva a staccarsi, ma di cui ora dovrà rispondere davanti alla giustizia. Presto potrebbe essere rinviato a giudizio.

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