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Rider, Luigi Di Maio: “Faremo un contratto collettivo nazionale con salario minimo orario”

Di Maio ha riferito sull’incontro che si è svolto oggi al minitero, con i rappresentanti dei lavoratori, delle piattaforme digitali di food deliveroo, e dei sindacati: “L’obiettivo può essere il raggiungimento del primo contratto colettivo nazionale per i rider in Europa”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha incontrato oggi pomeriggio i rappresentanti dei lavoratori, delle piattaforme digitali di food deliveroo, e dei sindacati, tra cui i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, e il direttore per le relazioni industriali e il welfare di Confindustria, Pierangelo Albini.

"Dal tavolo di oggi è emersa la volontà di lavorare a un contratto collettivo nazionale per i ciclofattorini – il vicepremier Di Maio – L'obiettivo può essere il raggiungimento del primo contratto per i rider in Europa. Si obietta che questo sia un tipo di lavoro che prevede un impegno di poche ore. Ma una cosa è quello che offrono le piattaforme e un'altra è l'esigenza di lavoro da parte dei giovani. Riconvocheremo il tavolo questa settimana per arrivare ad un punto di caduta, ossia un compenso minimo orario, tutele Inail e Inps, il diritto a non dipendere da un algoritmo per il pagamento – e per questo va eliminato il punteggio reputazionale – e infine un contratto con dettagli chiari. Le piattaforme discutono della natura del contratto, subordinato o a colaborazione. Se il tavolo di confronto non dovesse raggiungere l'obiettivo la norma sarà inserita nel decreto Dignità nell'arco dei 60 giorni per la conversione del decreto stesso. Sono molto contento, ma questo tavolo è solo l'inizio. Ogni giorno questi ragazzi rischiano la vita, ma senza tutele minime per la loro incolumità". Sui tempi Di Maio non ha fornito indicazioni precise ha detto che nei prossimi giorni sentirà ancora le parti, sia i rappresentanti dei riders che si sono organizzati a livello territoriale, proprio per l'estrema frammentazione della tipologia di lavori e retribuzioni, sia le aziende: "Vogliamo ascoltare anche i diretti interessati".

Alcuni cicli-fattorini hanno manifestato per domandare il riconoscimento come lavoratori subordinati con carrello e striscioni "I diritti non sono flessibili. Non per noi ma per tutti", si legge su uno di questi. Un cartello richiama la locandina della serie tv Strangers things, rinominata Riders' things, con quattro lavoratori al posto dei protagonisti e la scritta "Pagati a cottimo. Senza diritti. Succubi di un algoritmo".

In una lettera i rappresentati dei rider di Bologna, Milano, Roma e Torino hanno fatto fronte comune per portare all'incontro una proposta unitaria. In primo luogo non si definiscono dei semplici ‘collaboratori':

"La nostra posizione è semplice e, pur avendo bene a mente la specificità di ogni contesto cittadino e di ogni piattaforma, può essere condensata in due punti attorno ai quali tutti i rider sono pienamente concordi: riconoscere la verticalità del rapporto di lavoro, pur in presenza di una app; garantire tutele piene. Il primo punto riguarda la qualificazione del rapporto di lavoro ed esprime la necessità di riconoscere il carattere asimmetrico del rapporto fra piattaforme e lavoratori. I vari gradi di etero-direzione ed etero-organizzazione permessi dalle app non cancellano, anzi rafforzano il potere di controllo, vigilanza e disciplinamento dei datori di lavoro. In quanto rider, rifiutiamo la retorica secondo la quale le aziende di food delivery sarebbero dei marketplace e i rider dei lavoratori autonomi che collaborano con le piattaforme. In questo, i rider sono rappresentativi di una trasformazione economica che vede la possibilità di organizzare e il lavoro e di trarne così i benefici produttivi ben oltre quelle condizioni che caratterizzavano la produzione industriale del passato. Non per questo deve essere calpestata la nostra dignità di lavoratori. Che il lavoro sia fatto per poche ore a settimana o per tante, per un breve periodo o per tutta la vita, da studenti o da lavoratori all’ennesimo impiego poco importa: se il rispetto del lavoro non verrà garantito a tutti, allora tutti sono a rischio di vedere il proprio lavoro trasformato in ‘lavoretto’.

Per quanto riguarda i contratti i ciclofattorini chiedono: "Un monte ore garantito, un salario minimo (agganciato ai CCN di settore), copertura assicurativa INAIL piena per infortunio e malattia, contributi previdenziali, divieto del cottimo (in tutte le forme), abolizione di meccanismi di ranking, diritti sindacali".

Per il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, quello di oggi è stato un primo passo: "Il ministro detto che ci sono 60 giorni di tempo, prima della conversione in legge del decreto dignità, speriamo di usarne meno per trovare una risposta per questi giovani anche sul tema della salute e della sicurezza".

"Alcune aziende sostengono che si tratta di lavoratori autonomi, per noi sono subordinati" – ha aggiunto il capo della Uil dopo l'incontro – "Ho capito pure – ha dichiarato poi – "che ci potrebbe essere un problema di costo del lavoro per le aziende che operano in questo settore. Per questo abbiamo proposto di usare anche la leva fiscale per ridurre eventualmente il costo del lavoro in questo settore ed evitare che le aziende abbandonino il Paese".

Ma le grandi aziende di consegna del cibo a domicilio continuano a ritenere "insostenibile la subordinazione" dei fattorini, come ha spiegato l'amministratore delegato di Foodora Italia Gianluca Cocco: "Inizierà – ha aggiunto – un tavolo di concertazione in cui si discuteranno le singole tutele che noi abbiamo già indicato come tutele minime ai rider".

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