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Referendum, il voto degli italiani all’estero è il vero ostacolo al raggiungimento del quorum?

A due giorni dal referendum tiene ancora banco il caso degli italiani all’estero, che si sono espressi sul vecchio quesito del nucleare. La validità dei voti in questione potrebbe essere determinante ai fini del raggiungimento del quorum.
A cura di Alfonso Biondi
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Referendum su acqua e nucleare

Domenica 12 e lunedì 13 gli italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi su 4 quesiti referendari che riguarderanno l'acqua, il nucleare e il legittimo impedimento. Affinché la consultazione sia valida deve recarsi alle urne il 50%+1 degli aventi diritto. Obiettivo possibile? I comitati ci sperano. A tener banco in queste ultime ore di campagna referendaria è però ancora il caso degli italiani all'estero: stiamo parlando di un corpo elettorale composto da ben 3.236.990 elettori, sicuramente decisivo per il raggiungimento del quorum. Il problema al centro della questione riguarda la validità dei voti espressi dai nostri connazionali. Gli italiani che risiedono all'estero avevano tempo fino al 2 giugno per pronunciarsi sui 4 quesiti riguardanti acqua, nucleare e legittimo impedimento. Il 1° giugno la Corte di Cassazione, a seguito di un ricorso avanzato della maggioranza di governo, ha modificato il quesito sul nucleare, sul quale però si erano già espressi i nostri connazionali. Il ministro Elio Vito aveva poi confermato che, scaduto il termine del 2 giugno, gli italiani all'estero non avrebbero più potuto votare e che quindi non sarebbe stata fornita loro la nuova scheda.

E il punto è proprio questo: va considerato valido un voto del genere? Dopotutto i nostri connazionali si sono espressi su un quesito diverso da quello che troveremo domenica e lunedì nella scheda grigia. E' bene ricordare che il corpo elettorale estero viene normalmente conteggiato per il raggiungimento del quorum e lo rende senza dubbio più difficile, considerando i problemi logistici che hanno gli elettori non residenti in Italia. Per questo motivo non considerare valido il loro voto renderebbe più facile il raggiungimento del quorum. Come sottolineato da Di Pietro considerare il voto degli italiani all'estero farebbe passare il quorum dal 50%+1 a un sostanziale 58%.

Il leader dell'Italia dei Valori ha annunciato un ricorso in Cassazione affinché non vengano considerati validi i voti in questione. Anche i Radicali annunciano un ricorso. "La nostra istanza chiede alla Cassazione che non siano considerati ai fini del quorum, di tutti e quattro i referendum, quegli italiani all'estero che non hanno votato"- ha dichiarato il segretario Mario Staderini. L'Ufficio centrale della Suprema Corte si riunirà solo giovedì 16 giugno, quindi è possibile che per conoscere l'esito della consultazione si debba aspettare altro tempo.

La questione non è da poco. Se andiamo a scomodare la storia dei referendum abrogativi, scopriamo infatti che nel referendum del 1999 il quorum non è stato raggiunto proprio a causa dei nostri connazionali residenti all'estero. Alle urne si recò il 49,6% degli aventi diritto, ma dei 2.351.306 residenti all’estero soltanto 13 mila (lo 0,5%) ricevettero effettivamente il certificato elettorale. La consultazione- che prevedeva l'abolizione della quota proporzionale nelle elezioni della Camera dei deputati- si concluse quindi con un nulla di fatto.

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