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Pù facile assumere i giovani dopo l’apprendistato: possibili sgravi fino ai 29 anni

Il governo sta studiando l’ipotesi di innalzare a 29 anni il tetto massimo d’età per gli sgravi in caso di assunzione di giovani a tempo indeterminato dopo un periodo di apprendistato.
A cura di Stefano Rizzuti
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Incentivare le assunzioni a tempo indeterminato dopo l’apprendistato: questa sembra essere la volontà del governo in vista della prossima manovra. L’idea è quella di applicare il bonus giovani – ovvero uno sgravio contributivo – anche a chi ha fino a 29 anni e gli viene offerto un contratto a tempo indeterminato in seguito all’apprendistato. Secondo quanto spiegato all’Ansa dal viceministro all’Economia Enrico Morando, sarebbe una “buona soluzione per consentire di avere un po’ di flessibilità rispetto all’età per esaltare un po’ lo strumento dell’apprendistato”.

L’ipotesi del governo rientra tra quelle al tavolo nel campo delle misure strutturali del taglio del 50% dei contributi per tre anni per le assunzioni a tempo indeterminato. Il limite potrebbe arrivare ai 32 anni, anche se più probabilmente dovrebbe fermarsi a 29 anni. In sostanza, applicando questa seconda ipotesi, con una misura valida per tre anni, si potrebbe tagliare i contributi per chi inizia l’apprendistato a 29 anni e arriva all’assunzione a 32 anni.

Inoltre, si sta studiando l’ipotesi di applicare il bonus anche una volta superata la soglia dei 29 anni nel caso di un lavoratore che inizia la sua carriera direttamente con l’apprendistato. Questo genere di contratto gode di una agevolazione ingente: l’aliquota è fissata al 10% e rimane all’11,65% in caso di stabilizzazione per il primo anno.

Questo tipo di contratto può essere applicato per le assunzioni di giovani tra i 15 e i 25 anni, potendo arrivare fino a 29 (ma partendo dai 17-18) nel caso in cui si tratti di apprendistato professionalizzante. Negli ultimi tempi il contratto di apprendistato ha fatto registrare una netta crescita. Rispetto al 2015, infatti, le assunzioni in apprendistato sono aumentate del 31% (56mila unità) e nei primi sette mesi del 2017 sono cresciute di 52mila unità.

La discussione che si è riaperta oggi, in vista della legge di bilancio, sulla decontribuzione ha subito chiamato in causa i sindacati e, in particolare, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso: “È sbagliato – ha affermato – continuare a discutere di decontribuzione perché ha una logica temporanea. Come nei tre anni passati, è uno strumento che determina una sproporzione tra risorse utilizzate e risultati e non stabilizza l’occupazione”. Secondo la Camusso si tratta di uno “strumento sbagliato che non dà la risposta che ai giovani va data, quella di dare pulizia delle tante forme precarie e discontinue di lavoro e costruire forme stabili di ingresso nel mondo del lavoro”.

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