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Ue, oggi al via il Consiglio europeo: Recovery Fund e Brexit al centro dei negoziati

È pronto a partire il Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre. Con la nuova ondata di contagi, l’emergenza coronavirus sarà al centro delle discussioni. E dei negoziati, dal momento che non si è ancora raggiunto un accordo con il Parlamento europeo sul prossimo budget a lungo termine dell’Ue a cui sono legate le risorse del Next generation Eu. Si rischia quindi di arrivare in ritardo con il Recovery Fund: un’eventualità che non ci si può permettere. Sul tavolo anche la questione Brexit, che si fa sempre più complessa mentre il tempo rimasto per un accordo si avvicina alla scadenza.
A cura di Annalisa Girardi
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Tra oggi e domani i capi di Stato e di governo dell'Unione europea si riuniranno a Bruxelles in occasione del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre, chiamato a discutere su quattro punti fondamentali: l'emergenza coronavirus, la Brexit, il cambiamento climatico e le relazioni con il continente africano. Chiaramente, con la nuova ondata di contagi da Covid-19, la questione epidemiologica sarà al centro delle discussioni. Specialmente dal momento in cui si è arrivati all'incontro senza aver prima raggiunto un accordo tra la presidenza tedesca (che rappresenta i leader Ue) e il Parlamento europeo. Manca un'intesa sul prossimo Quadro finanziario pluriennale, cioè il budget a lungo termine dell'Ue, a cui sono legate le risorse del Next generation Eu. Si rischia quindi di arrivare in ritardo con il Recovery Fund che dovrebbe essere operativo da gennaio 2021.

I nodi sul tavolo del Recovery Fund

Sul tavolo rimane la richiesta, da parte dell'Eurocamera, di aumentare i fondi per ben 15 capitoli di spesa. Non solo, alcuni parlamentari della Ue hanno anche chiesto di legare le risorse in arrivo allo Stato di diritto: in altre parole, vorrebbero precludere l'accesso ai fondi Ue a quei Paesi dove si sono riscontrate violazioni sullo stato di diritto. E su questo bisogna fare i conti con le divisioni tra gli Stati membri. Alcuni, come l'Olanda, insistono affinché la piena adesione agli standard democratici europei sia condizione essenziale per ricevere i finanziamenti da Bruxelles, mentre Paesi come l'Ungheria e la Polonia minacciano il veto se si metterà mano all'accordo dello scorso luglio.

Accordo che però è considerato poco ambizioso dal Parlamento europeo a cui spetta comunque l'ultima parola per quanto riguarda il Quadro finanziario pluriennale. Lo scorso 9 ottobre i negoziati erano stati bruscamente interrotti. Ora è fondamentale che si riesca a raggiungere un'intesa. Questo specialmente negli interessi dei Paesi più colpiti dall'emergenza coronavirus. In una situazione in cui i contagi sono tornati ad aumentare, e di conseguenza il rischio di nuove restrizioni che graverebbero sulle attività economiche, questi Paesi non possono permettersi ritardi.

Brexit: si cerca un accordo, ma non a qualsiasi prezzo

Sotto i riflettori anche la questione Brexit. Nella sua lettera di invito al vertice diretta ai leader Ue, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha scritto: "Ci incontreremo in un contesto difficile: assistiamo a un aumento delle infezioni da COVID e abbiamo una serie di questioni urgenti all’ordine del giorno, comprese le relazioni con il Regno Unito". Relazioni che si fanno sempre più complesse, mentre il tempo rimasto per arrivare ad un accordo si avvicina alla scadenza. I progressi fatti fino a questo momento sembrano piuttosto inconsistenti e il raggiungimento di un'intesa non è più così scontato. "È nell’interesse di entrambe le parti raggiungere un accordo prima della fine del periodo di transizione. Tuttavia, ciò non può avvenire a qualsiasi prezzo", ha aggiunto Michel nella sua lettera. Concetto ribadito nelle ultime ore anche dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: "L'Unione sta lavorando ad un accordo, ma non a qualsiasi costo. Le condizioni devono essere giuste (…) e c'è ancora molto lavoro che ci aspetta".

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