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Ius Scholae

Tutte le improbabili scuse che la destra si è inventata per non dare la cittadinanza agli “stranieri”

La destra è terrorizzata dall’idea di concedere la cittadinanza italiana a bambini o ragazzi nati e cresciuti qui, che di fatto italiani già lo sono. E se ne inventa di tutti i colori pur di non riconoscere loro quello che dovrebbe essere un diritto.
A cura di Annalisa Girardi
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Si ricomincia. Valanghe di emendamenti, minacce di crisi di governo, arringhe improponibili: la destra fa di tutto pur di non far passare la riforma della cittadinanza e riconoscere lo status di cittadini italiani a circa un milione di bambini e ragazzi che, de facto, già lo sono. C'è un problema di premesse. Per i partiti di destra, per la Lega e Fratelli d'Italia, la cittadinanza è un privilegio, è qualcosa che ci si deve meritare. Bisogna guadagnarsela la cittadinanza, hanno detto ciclicamente Matteo Salvini o Giorgia Meloni ogni volta che si è iniziato a parlare di ius soli ius culturae. Il problema, si diceva, sta all'origine: guardare a quello che dovrebbe essere un diritto (e non lo dico io, ma la Dichiarazione universale sui diritti dell'uomo e del cittadino, articolo 15) come a un favore, una concessione.

Io sono nata con la cittadinanza italiana, non ho fatto alcuno sforzo per meritarmela. Perché allora un'altra persona nata e cresciuta in Italia, esattamente come me, deve dimostrare di essere italiana solamente perché i suoi genitori hanno una cittadinanza straniera?

Nel 2017 è naufragata in Senato la proposta di legge sullo ius soli, che avrebbe concesso la cittadinanza a tutti coloro che nascevano entro il territorio italiano. E mentre se ne discuteva Salvini, che un anno dopo sarebbe diventato ministro dell'Interno, commentava: "La cittadinanza non è un biglietto al luna park, il viaggio gratis in autoscontro. È una scelta matura e consapevole, è la fine di un percorso: a 18 anni puoi decidere se la cultura e il Paese che ti ospita saranno i tuoi". Un percorso che però se nasci da italiani all'estero, anche senza aver mai messo piede in Italia, senza parlare la lingua o conoscere la cultura, non devi fare: la cittadinanza ti viene comunque riconosciuta. Quel privilegio e quel merito a cui la destra lega la cittadinanza, quindi, passa per il sangue. Che deve essere rigorosamente italiano.

Parlare di ius soli in tempi di governi dalle larghe intese si è dimostrato impossibile. Anche sullo ius scholae, arrivato alla Camera e già rinviato, la questione si prospetta difficile. Per la Lega è una "provocazione inaccettabile", Fratelli d'Italia di "cittadinanza facile per immigrati" chiamando subito alle elezioni anticipate. La destra è terrorizzata dall'idea di riformare la legge sulla cittadinanza, è indignata al pensiero di riconoscerla a quelli che considera stranieri. Anche se non hanno conosciuto mai nella loro vita realtà diverse da quella italiana, sono comunque considerati estranei rispetto qualcosa a cui a tutti gli effetti appartengono.

L'ostruzionismo della destra allo ius scholae, come già fatto per lo ius soli, si traduce in centinaia di emendamenti. Tra cui, moltissimi improponibili legati alla conoscenza delle sagre italiane o dei santi patroni. In tutti questi anni nessuno ha mai testato la mia cittadinanza chiedendomi informazioni sulle "tradizioni popolari più rinomate", sui "prodotti tipici gastronomici italiani", "sugli usi e costumi dagli antichi romani a oggi". Nessuno ha mai controllato se fossi uscita da scuola a pieni voti o se avessi commesso atti violenti in orario scolastico. Ma questo è ciò che richiede per gli italiani di seconda o terza generazione la Lega attraverso le centinaia di emendamenti presentati.

E anche il partito di Meloni (che anni fa si dichiarava favorevole allo ius culturae, ora deve aver cambiato idea) ce la mette tutta perché della nuova proposta di legge non se na faccia più nulla. La deputata Augusta Montaruli intervenendo alla Camera ha criticato lo ius scholae rivolgendosi direttamente a quel milione di bambini e ragazzi che lo aspettando, chiedendo loro se sono contenti di sapere che chi lo sostiene in Parlamento è anche chi regala droga per strada. Tutto solo perché successivamente si sarebbe dovuta discutere la proposta di legge per la depenalizzazione della coltivazione domestica della cannabis, che il centrosinistra pure sostiene.

Insomma, argomentazioni che non entrano nel merito. Parallelismi con l'immigrazione clandestina che non c'entrano nulla. O con la criminalità, che c'entrano ancora meno. "Senza controlli ed esami, daremmo la cittadinanza anche a tutti i delinquenti delle baby gang straniere che stanno compiendo reati in Italia. In automatico non si potrebbe più espellere nessun adulto straniero legato ai minorenni con nuova cittadinanza", dice oggi Salvini. L'ennesima strumentalizzazione, l'ultimo schiaffo, a giovani italiani che non sono ancora cittadini per un solo motivo: perché la legge sulla cittadinanza nel nostro Paese è fondamentalmente razzista.

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A Fanpage.it sono vice capoarea della sezione Politica. Mi appassiona scrivere di battaglie di genere e lotta alle diseguaglianze. Dalla redazione romana, provo a raccontare la quotidianità politica di sempre con parole nuove.
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