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Saviano: “Questa sentenza lascia un segno in chi mi ha lasciato solo contro il potere criminale”

“Ascoltare questa sentenza non mi ha reso felice e non mi ha ridato 13 anni di vita né mi ridarà i 15 anni sotto scorta. Non cambia nulla nel presente, ma dà senso al mio passato, mette in fila tutto quello che è successo sino ad oggi. Racconta che ci sono state delle minacce, che sono state fatte contro la parola e che lo Stato lo ha riconosciuto”: così Roberto Saviano ha commentato in un’intervista con Fanpage.it la sentenza che ha condannato Bidognetti e Santonastaso per le minacce che gli erano state rivolte durante il processo Spartacus.
A cura di Annalisa Girardi
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"Dopo 13 anni arriva una sentenza che condanna il capo, uno dei capi del clan dei Casalesi, Francesco Bidognetti, e il suo avvocato, Michel Santonastaso. Questa condanna è una condanna epocale, perché per la prima volta lo Stato dice che è stata fatta una minaccia nei confronti miei e della giornalista Rosaria Capacchione in un'aula di tribunale attraverso uno spazio giudiziario legittimo": così Roberto Saviano ha commentato in un'intervista con Fanpage.it la sentenza che ha condannato Bidognetti e Santonastaso per le minacce che gli erano state rivolte durante il processo Spartacus.

"La domanda che in molti si sono fatti è: ma perché Bidognetti che ha più ergastoli ed è  al 41 bis si è tanto impegnato a difendersi per un anno e mezzo? Perché una condanna per minacce per lui è peggio di una condanna per omicidio", ha proseguito Saviano, spiegando l'importanza per un boss mafioso del potere dell'intimidazione. E sottolineando: "Dopo questa cosa che Bidognetti, anche quando intimidisce, non fa cambiare le cose. Sui cantieri, nell’ambito lavorativo, nel narcotraffico, nelle estorsioni, la minaccia è tutto. Io intimidisco e velocizzo tutta una serie di pratiche, ti intimidisco e ottengo un favore, un’autorizzazione, ti intimidisco e ottengo un finanziamento, ti intimidisco e elimino il mio concorrente politico, tolta l’intimidazione tolto il potere"

Sul fatto che ci siano voluti così tanti anni per arrivare a una sentenza, Saviano ha precisato di come i tempi lunghissimi della giustizia italiana spesso e volentieri diano sicurezza alle mafie, perché nei vari gradi di giudizio aumenta la possibilità di avere una pena dimezzata. Ma non solo: "Le mafie sanno che anche quando vengono arrestate e processate i tempi sono comunque lunghissimi rispetto al vantaggio economico o politico che hanno ottenuto immediatamente da un’azione. Ad esempio io faccio un omicidio o grande un traffico di coca, ma poi per quell’omicidio o quel traffico di droga vengo condannato, se condannato, 20 o 25 anni dopo. Nel frattempo però ho ottenuto soldi, ho ottenuto potere".

La sentenza arrivata dopo 13 anni non restituisce chiaramente quanto accaduto in tutto questo tempo: "Ascoltare questa sentenza non mi ha reso felice e non mi ha ridato 13 anni di vita né mi ridarà i 15 anni sotto scorta", ha detto Saviano. Affermando anche la sentenza non cambia il presente o il futuro: "Ma cambia il mio passato, dà senso e ordina, mette in fila tutto quello che è successo sino ad oggi. Racconta che ci sono state delle minacce, che sono state fatte contro la parola e che lo Stato lo ha riconosciuto". Per poi concludere: "Questa sentenza storica lascia però un segno anche in tutti coloro che mi hanno sputato addosso in questi anni perché mostra quanto sia meschino e mafioso lasciare solo chi prende posizione contro il potere criminale".

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