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Riforma della Giustizia, via libera dal governo dopo la mediazione con i 5 Stelle: cosa prevede

Il Consiglio dei ministri ieri ha approvato la riforma della Giustizia proposta dalla ministra Marta Cartabia in seguito ad un vertice tra la Guardasigilli, Mario Draghi e i ministri del Movimento Cinque Stelle, che avevano minacciato di astenersi. Sul tema della prescrizione, uno dei più divisivi, alla fine è stata raggiunta un’intesa. Vediamo quindi che cosa prevede il testo che ha ricevuto il via libera del governo.
A cura di Annalisa Girardi
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Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al testo sulla riforma della Giustizia proposto dalla Guardasigilli Marta Cartabia. È stata necessaria la mediazione diretta del presidente del Consiglio, Mario Draghi, con i ministri del Movimento Cinque Stelle, molto critici specialmente sul tema della prescrizione. Il Cdm, in effetti, è cominciato con due ore di ritardo in quanto è stato preceduto da un vertice tra Draghi, Cartabia e i ministri Cinque Stelle, che avevano detto di volersi astenere sulla riforma.

I pentastellati hanno poi cambiato idea quando sono state introdotte alcune modifiche, ad esempio i reati contro la Pubblica amministrazione come corruzione e concussione tra quelli per cui sono previsti tempi di processo più lunghi. Ma cosa prevede il testo ratificato ieri dal governo? Per quanto riguarda appunto la questione maggiormente divisiva, quella della prescrizione, di fatto si conferma la disciplina attuale che prevede la caduta della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Per i processi di appello si stabilisce un tetto massimo di due anni, mentre per quelli di Cassazione la durata massima sarà di uno. Via libera a un'ulteriore proroga di 12 mesi nel caso dei reati gravi, come quelli di mafia o di violenza sessuale, ma anche, appunto, corruzione e concussione. Sono invece esclusi i reati che imprescrittibili, cioè quelli per cui è previsto l'ergastolo, per i quali non ci saranno limiti.

Oltre alla questione della prescrizione, che ha visto i grillini impegnanti in lunghe trattative nelle scorse settimane, al centro della mediazione si sono posti altri due temi, cioè quello dell'appellabilità delle sentenze e la priorità nell'esercizio dell'azione penale. Per quanto riguarda il primo, si valutava di prevedere l'inappellabilità delle sentenze di condanna e proscioglimento da parte del pm, ma poi Cartabia ha deciso di non andare in questa direzione. Ci si limiterà quindi a ribadire che, in Cassazione, l'appello o il ricorso di legittimità diventano inammissibile "per difetto di motivi" qualora non risultassero "esplicitamente enunciati e argomentati i rilievi critici rispetto alle ragioni di fatto o di diritto poste a fondamento della sentenza impugnata". Anche il discorso sulla priorità nell'esercizio penale, per cui si suggeriva che il Parlamento indicasse una serie di criteri per garantire un'efficace trattazione dei processi, sarebbe stato messo da parte. Invece, si sarebbero messi nero su bianco i criteri di priorità e trasparenza previsti dalle circolari già in vigore nelle procure.

Ci sono poi una serie di altre modifiche. Ad esempio verrà introdotto un nuovo mezzo di impugnazione straordinario davanti alla Corte di Cassazione, pensato per dare seguito alle sentenza di quella europea per i diritti dell'uomo. Si punta poi a semplificare il processo di esecuzione delle pene pecuniarie e si apre a una riforma organica delle leggi sull'applicazione delle pene sostitutive di quelle detentive (per alcuni tipi di reati). Si interviene anche per estendere il campo di applicazione della causa di non punibilità, per evitare di intasare i tribunali con processi per fatti estremamente lievi.

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