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Elezioni politiche 2018

Quando e come verranno eletti i presidenti di Camera e Senato

Il 23 marzo Camera e Senato si riuniranno per la prima seduta e per eleggere i nuovi presidenti d’aula. Come funziona il meccanismo per l’elezione dei presidenti a Montecitorio e Palazzo Madama.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il primo atto dei neo-eletti deputati e senatori sarà quello di eleggere i presidenti dei due rami del Parlamento. Dopo la loro registrazione, infatti, il 23 marzo le due Camere si riuniranno per eleggere i successori di Laura Boldrini e Pietro Grasso, e già da questi giorni i leader politici dei vari partiti rivendicano (o meno) il diritto a eleggere un proprio esponente alla presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama. Oggi il leader della Lega Matteo Salvini ha sostenuto che le presidenze spettano ai due partiti vincenti nelle ultime elezioni, ovvero Lega e M5s. Dall’altra parte, il presidente del Pd Matteo Orfini gli ha dato ragione sostenendo che le presidenze delle Camere non spettino ai dem ma a Lega e M5s. Ma quando si eleggono i presidenti dei due rami del Parlamento e come funziona l’elezione?

Quando verranno eletti i presidenti di Camera e Senato

La prima seduta delle nuove Camere è prevista per il 23 marzo: in questa giornata i lavori saranno dedicati alla proclamazione degli eletti e all’elezione dei nuovi presidenti. A presiedere la prima seduta, in attesa dell’elezione dei nuovi presidenti, si individuano due figure diverse in base alle regole delle due istituzioni. Al Senato il compito spetta al membro più anziano, in questo caso il senatore a vita Giorgio Napolitano (93 anni). Alla Camera invece il ruolo spetta al vicepresidente della passata legislatura che prese più voti: si tratta in questo caso di Roberto Giachetti, del Pd (253) voti, rieletto anche per questa legislatura.

Come si elegge il presidente del Senato

L’elezione del presidente del Senato è molto più semplice rispetto a quella della Camera e non si potrà prolungare molto a lungo (dovrebbe concludersi entro il 24 marzo). Nelle prime due votazioni è necessario ottenere la maggioranza assoluta dei voti dei componenti dell’assemblea: servono, quindi, almeno 161 voti. Al momento nessuno è in grado di ottenerli da solo (né il centrodestra né il M5s). Nel terzo scrutinio si passa invece alla maggioranza assoluta dei voti dei senatori presenti. Se anche in questo caso non si dovesse riuscire a eleggere nessuno, si passerà (nello stesso giorno) al ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto più voti nello scrutinio precedente. A quel punto vince chi prende più voti: in caso di parità è eletto il più anziano tra i candidati in lizza.

Come si elegge il presidente della Camera

L’elezione del presidente dell’aula di Montecitorio avviene con voto a scrutinio segreto. Nel primo scrutinio è necessario raggiungere la maggioranza dei due terzi dei componenti, nel secondo e terzo l’asticella scende: è sufficiente avere i due terzi dei voti dei presenti (nel conteggio rientrano anche le schede bianche). Dopo il terzo scrutinio si passa alla maggioranza assoluta che alla Camera corrisponde a 316 voti. Anche qui nessun gruppo sembra essere vicino a questa cifra: né il centrodestra né il MoVimento 5 Stelle. Entrambi, quindi, avrebbero bisogno del sostegno del Pd. In caso di mancata elezione si va avanti a oltranza.

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