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Elezioni politiche 2018

Magi (+Europa): “M5S dove trova 35 mld per il reddito di cittadinanza? È solo propaganda”

Riccardo Magi, in un’intervista rilasciata a Fanpage.it, commenta l’elezione dei presidenti delle Camere e traccia un possibile scenario per la formazione del governo: “Tornare alle urne? È un rischio concreto, ma fra un anno”. E ci spiega la proposta di legge di +Europa alternativa al reddito di cittadinanza del M5S, e cioè il reddito minimo d’inserimento.
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A cura di Annalisa Cangemi
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"Di Maio dovrebbe chiarire alcuni aspetti, non più rimandabili, perché è finita la campagna elettorale e la propaganda. È quello che propone Grillo, cioè un reddito universale per diritto di nascita, smentito dallo stesso Movimento, o quello di cui parla il loro capo politico, cioè uno strumento flessibile di welfare? Ma intanto c'è un evidente problema di sostenibilità finanziaria". Riccardo Magi, segretario dei Radicali Italiani e deputato di +Europa, ci spiega la proposta di legge che presenterà alla Camera, cioè il reddito minimo d'inserimento, una misura universale, rivolta a chi si trova in povertà assoluta.

Durante l'elezione dei presidenti delle Camere, ad un certo punto Emma Bonino era stata indicata per il Senato come "figura di garanzia". È vero che è stato proprio Renzi a porre un veto?

A proposito di quest'episodio bisognerebbe chiedere a Renzi. Di sicuro Di Maio aveva indicato come soluzione più opportuna proprio la scelta di figure di garanzia. Poi sono state invece le forze politiche che alle elezioni hanno ottenuto un maggiore consenso, M5S e centrodestra, a trovare una convergenza, perché avevano i numeri. Quando è stato fatto il nome di Emma Bonino ho pensato che potesse essere una sorta di ricatto e di minaccia, neanche troppo velata, del M5S indirizzato al centrodestra.

Che ne pensa di Fico e Casellati?

Personalmente posso dire che mi è piaciuto molto un passaggio del primo discorso di Roberto Fico, a proposito degli strumenti di partecipazione popolare, come i referendum. Noi come forza politica denunciamo da anni come ormai questi strumenti non siano più effettivi. Le leggi di iniziativa popolare non hanno la certezza di essere calendarizzate e discusse, e questo è uno svilimento della partecipazione popolare. È importante che il presidente della Camera l'abbia sottolineato. Le leggi di iniziativa popolare restano valide per due legislature, e quindi è importante che ora si discutano quella già depositate, come le nostre, sul superamento della Bossi-Fini in materia di immigrazione; tra quelle giacenti c'è quella sulla legalizzazione della cannabis, quella sulla legalizzazione dell'eutanasia fatta insieme all'associazione Coscioni.

Casellati invece ha un profilo di dirigente di Forza Italia della prima ora, in passato alcune posizioni di stampo garantista su temi riguardanti la giustizia le abbiamo condivise, altre più legate a interessi personali di Berlusconi di meno. Ma sono comunque due figure che non hanno seguito lo schema della scelta di "figure di garanzia", come era stato auspicato, ma sono rappresentative dei due blocchi che hanno vinto, tra virgolette, le elezioni.

Secondo lei è vero che la partita per il governo è scissa da quella sulle presidenze che si è conclusa?

La trattativa sulle presidenze delle Camere potrebbe essere distinta da quella per la formazione dell'esecutivo, ma di fatto ci fa capire quale sarà la prima strada che verrà tentata. Poi nessuno sa ancora se porterà a una coalizione di governo. Bisognerà capire se l'accordo trovato tra Lega e M5S prelude a un accordo di governo, un accordo politico più ampio su cui dovrebbero fare uno sforzo, per individuare obiettivi politici comuni. E su questo da parte nostra c'è preoccupazione perché Lega e M5S, che se si unissero avrebbero la maggioranza, hanno fatto una campagna elettorale indicando obiettivi come il reddito di cittadinanza, flat tax, abrogazione della legge Fornero, diminuzione della pressione fiscale, insieme alla diminuzione del debito pubblico, che non solo sono difficilmente componibili e sostenibili insieme, ma sono anche a nostro avviso deleteri per gli interessi del Paese, se non vengono ben impostati. E occorre fare una considerazione: storicamente i sistemi proporzionali, (come quello in cui ci troviamo, checché ne dica do Maio che continua a ripetere di aver vinto le elezioni, quando lui ha avuto i voti di un terzo dell'elettorato), portano a un aumento della spesa pubblica, e quindi o a un aumento della tassazione o a un aumento del debito. E questa è una questione cruciale. Perché noi in questo momento avremmo bisogno proprio dell'opposto, cioè di un contenimento della spesa pubblica e di un contenimento del debito.

Oggi Salvini ha detto che al 50% la prospettiva è quella di tornare alle urne. È un rischio concreto?

Assolutamente sì. Superata la fase dell'elezione dei presidenti delle Camere, superata la nomina dei capigruppo, completata la scelta degli uffici di presidenza, ora si apre la fase di avvicinamento alle consultazioni, e qui si gioca tutto sull'obiettivo di trovare obiettivi programmatici comuni. E c'è un 50% di possibilità che Lega e M5S riescano a trovare dei punti in comune, e un 50% di possibilità che invece non ci riescano o che non ritengano conveniente per loro andare a una maggioranza precaria che li logorerebbe in termini di consenso. In ogni caso mi sembra difficile si possa tornare al voto, se non fra un anno.

Ma secondo lei si è ricomposta la frattura nel centrodestra?

Diciamocelo chiaramente: la Lega ha un'egemonia politica e culturale nel centrodestra che ha contraddistinto la campagna elettorale, che si rispecchia nel voto che c'è stato. La parte liberale e moderata del centrodestra di fatto non c'è più.

+Europa ha mostrato un'apertura al reddito di cittadinanza del M5S. Boeri oggi ha detto però che servirebbero dai 35 ai 38 miliardi di euro per questa misura. Voi presenterete una proposta di legge diversa, cioè il reddito minimo d'inserimento. In che consiste?

Questo è il primo intervento che deve essere messo in agenda dal governo, perché parliamo di una questione drammatica, che coinvolge 4,6 milioni di persone in povertà assoluta. Ma il punto è cosa fare. E Di Maio dovrebbe chiarire alcuni aspetti, non più rimandabili, perché è finita la campagna elettorale e la propaganda. È quello che propone Grillo, cioè un reddito universale per diritto di nascita, smentito dallo stesso Movimento, o quello di cui parla il loro capo politico, cioè uno strumento flessibile di welfare? Ma intanto c'è un evidente problema di sostenibilità finanziaria. Nella nostra proposta di legge questa misura andrebbe accompagnata ad una riforma complessiva di welfare, secondo un principio di maggiore equità e corrispondenza ai bisogni reali, che permetterebbe sostanzialmente di autofinanziare il reddito minimo d'inserimento. Le coperture che ci vogliono sono 4-5 miliardi in tutto. Andrebbero però tolte le altre misure che si sommerebbero al reddito di cittadinanza, come le pensioni sociali e le indennità di accompagnamento, che oggi vengono erogate a prescindere dalla condizione di reddito del nucleo familiare della persona beneficiaria. Ma questo i grillini non lo dicono perché è impopolare.

E poi se questa non deve essere una misura di assistenzialismo, come ha spesso ripetuto Di Maio, il M5S ci deve però spiegare come intende riformare i Centri per l'impiego, che in questo momento dipendono dalle Regioni. Prima bisogna riformare le politiche attive per il lavoro. La domanda è: i 7.500 operatori dei Cpi, ricordiamo che sono 78 mila del Regno Unito e 50 mila in Francia, che oggi non riescono neppure a convocare i disoccupati per il primo colloquio, come fanno ad offrire le tre proposte di lavoro indicate nella legge, dopo le quali non avrebbero più diritto al sussidio? È disposto Di Maio a fare una riforma del titolo V della Costituzione per trasferire queste competenze dalle Regioni allo Stato, permettendogli di legiferare sul tema dei servizi per l’impiego, come accade negli altri 27 paesi dell’Unione?

Fanpage.it ha pubblicato oggi un video in cui viene denunciata l'attività della Questura di Roma, e in particolare dell'ufficio immigrazione, che lede i diritti dei migranti, negando loro il rinnovo del permesso temporaneo di soggiorno. Come si è arrivati a questa situazione?

Ci sono delle procedure che nei fatti sono di tipo ostruzionistico, come il fatto che l'ufficio immigrazione processa non più di 20 pratiche al giorno, costringendo i richiedenti a fare lunghe code al freddo già dalla notte per poter arrivare allo sportello. Invece di snellire gli aspetti burocratici le stesse istituzioni causano una situazione di irregolarità per queste persone. Non possiamo sapere se si tratti di una strategia voluta, ma quel che è certo è che non è una prassi da Paese civile. È una condizione strutturale, non è un fenomeno eccezionale, si potrebbero organizzare gli uffici in una maniera più adatta a recepire queste domande.

Sulla vicenda della ong spagnola Proactiva Open Arms, cosa ci dice sui rapporti Italia-Libia la decisione del gip di Catania di confermare il sequestro della nave?

La vicenda conferma dei dubbi molto gravi sui rapporti di collaborazione tra governo italiano e quello libico sul controllo dell'immigrazione irregolare, e ci dà la prova di un collegamento diretto tra le autorità italiane e la guardia costiera libica nella gestione delle operazioni di respingimento dei migranti.

In che modo?

Le autorità italiani su quali basi di diritto hanno chiesto all'ong di lasciare il controllo di un'operazione di salvataggio in acque internazionali alle motovedette libiche? Questo dimostra che è la marina italiana a dare indicazioni alla guardia costiera libica sugli interventi in mare, d'intesa con l'MRCC di Roma. E noi sappiamo bene che cosa avviene nei centri di detenzione in Libia. Perché se delle tre imbarcazioni, due sono state assistite dall'ong, e l'altra è stata raggiunta prima dalla motovedetta dei libici, quale è stata la sorte di quelle persone? C'è una non chiarezza su quest'episodio. Dal decreto di convalida di ieri emerge un coinvolgimento diretto dell'Italia nella violazione del principio di non respingimento, su cui la Corte europea dei diritti umani ha già condannato il nostro Paese. Nel caso specifico era evidente che ci fosse una forzatura fin dall'inizio. La procura di Catania sulla base della contestazione del "reato di associazione a delinquere" aveva avocato a sé l'indagine, che altrimenti sarebbe stato affidata per competenza territoriale a Ragusa. E la decisione del gip dimostra che Zuccaro si è sbagliato. C'è stata una forma di accanimento le ong da parte della procura di Catania. Il pm Zuccaro sembra avere un'impostazione che parte da un teorema preconcetto.

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