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Perché ora Boschi dovrebbe abbandonare la politica

In commissione Banche l’ex ad di Unicredit ha confermato l’interessamento di Boschi in relazione a una ipotetica acquisizione di Banca Etruria da parte della banca da lui diretta, confermando di riflesso l’indiscrezione di Ferruccio De Bortoli e smentendo l’iniziale ricostruzione fornita da Boschi nel maggio scorso. Che cosa succederebbe in un Paese normale, alla luce di queste dichiarazioni? In un Paese normale Boschi scomparirebbe dalla scena politica per una questione di opportunità politica. Ma nel Paese del Bengodi, dove nessuno è mai responsabile delle proprie azioni, c’è da scommettere che nessuno le toglierà mai la poltrona.
A cura di Charlotte Matteini
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Otto mesi dopo, in commissione Banche, è finalmente arrivata la resa dei conti sulla vicenda di Banca Etruria e in particolare l'indiscrezione diffusa dall'ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli ha finalmente trovato una conferma incontrovertibile: l'allora ministro Maria Elena Boschi si occupò dell'istituto di credito aretino di cui il padre era stato dapprima consigliere di amministrazione e poi vicepresidente per otto mesi, e chiese a Federico Ghizzoni di valutare una ipotetica acquisizione di Banca Etruria da parte di Unicredit. A confermare quell'indiscrezione che tanto fece parlare mesi fa e che è costata una causa in sede civile a De Bortoli è proprio lo stesso Federico Ghizzoni in commissione d'inchiesta.

"La ministra Maria Elena Boschi, nel dicembre 2014, mi chiese se Unicredit era in grado di acquisire Banca Etruria, che era in forte difficoltà. Risposi che per acquisizioni non ero grado di dare risposta positiva o negativa ma che avevamo già avuto contatto con la banca e che avremmo dato risposta. Cosa su cui il ministro convenne. Fu un colloquio cordiale e non avverti pressioni da parte del ministro", ha riferito Ghizzoni ai commissari, confermando la versione di De Bortoli e smentendo l'iniziale ricostruzione fornita da Boschi nel maggio scorso, cambiata poi in corsa nel corso di queste ultime settimane dopo le rivelazioni di Vegas in commissione Banche. "Da parte sua non c'era tanto la preoccupazione sulle situazione delle banche toscane, ma cosa questo avrebbe comportato in termini negativi di impatto sul territorio. Era preoccupata dell'impatto negativo su famiglie e piccole imprese", ha proseguito Ghizzoni, chiarendo i motivi dell'interessamento di Boschi in merito a Banca Etruria.

Per difendersi dagli attacchi, il sottosegretario Boschi ha sempre dichiarato di non aver mai fatto pressioni su alcun vertice bancario. In realtà, però, nessuno degli attori in gioco – tantomeno De Bortoli – ha mai parlato di pressioni, ma di semplice interessamento nella vicenda Etruria da parte di un ministro non competente in materia, interessamento in merito a un'acquisizione che Boschi inizialmente smentì categoricamente. Infatti, l'ex direttore del Corriere della Sera, nel suo libro ‘Poteri Forti', scrisse: "L’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere”. Della parola pressioni nemmeno l'ombra.

In commissione Banche, però, un altro elemento non di poco conto è stato rivelato da Ghizzoni: il migliore amico di Renzi, Marco Carrai, privo di qualsivoglia ruolo politico e di governo, a distanza di un mese dal colloquio tra Ghizzoni e Boschi inviò una mail – non si sa a che titolo – all'ex ad di Unicredit sollecitando una risposta in relazione al dossier sull'acquisizione di Banca Etruria che l'istituto di credito stava da tempo valutando: "Mi arrivò il 13 gennaio 2015 una mail da Marco Carrai che recitava: ‘Mi è stato chiesto su Etruria di sollecitarti per dare una risposta”. Mi venne da pensare a chi potesse aver chiesto questo sollecito, esclusi la banca perché avevamo un rapporto aperto. Decisi di non chiedere alcun chiarimento, per non aprire canali di comunicazione. Risposi ‘Ok, stiamo lavorando, quando avremo finito la nostra analisi contatteremo la banca e daremo la nostra risposta'. La risposta alla banca l’abbiamo data il 29 gennaio 2015", ha riferito Ghizzoni. La risposta di Unicredit fu negativa in quanto la situazione della banca aretina era ormai troppo compromessa.

Insomma, sebbene Boschi non abbia commesso reati né risulta indagata da alcuna procura per questa vicenda, all'orizzonte sicuramente si staglia una questione di opportunità politica: come confermato dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan – l'unica figura politica competente in materia – nessun ministro dell'esecutivo Renzi ha mai ricevuto l'incarico di occuparsi di Banca Etruria, dunque Boschi agì in completa autonomia senza averne titolo. Sebbene non si possa nemmeno sostenere che Boschi abbia mentito in Parlamento, perché in quella famigerata seduta del novembre 2015 lo scandalo Ghizzoni ancora non era scoppiato e l'allora ministro parlò di tutt'altro, non si può certo non ammettere che comunque Boschi ha omesso particolari non di poco conto e non si può nemmeno dimenticare che rispetto all'iniziale versione fornita nel maggio scorso, il sottosegretario ha cercato di cambiare le carte in tavola solo recentemente, dopo le ammissioni del presidente dimissionario di Consob in commissione.

Che dopo le rivelazioni di De Bortoli, Boschi disse di non aver mai chiesto a nessuno di comprare Banca Etruria è un fatto decisamente difficile da smentire, nonostante questo in queste ore si stia assistendo a una vera e propria difesa a oltranza, alla negazione dell'evidenza da parte di numerosi membri del Partito Democratico. Insomma, sembra davvero che – come al solito – in questo Paese tutto sia permesso e non sussista alcun dovere di trasparenza, accountability e correttezza istituzionale per un politico. Che Boschi abbia omesso particolari essenziali, cercato in ogni modo di far passare De Bortoli per un mentitore e negato fino all'ultimo l'evidenza dei fatti sembra non avere importanza, ciò che è fondamentale è salvare a tutti i costi la poltrona e la ricandidatura in parlamento.

Pur non sussistendo reati, esiste però una questione di opportunità politica, opportunità politica che per gli ex ministri Lupi e Guidi venne sollevata per fatti decisamente meno rilevanti, per Cancellieri venne richiesta a gran voce a difesa del decoro delle istituzioni proprio da Renzi e Boschi, che all'epoca in gran spolvero si stavano affacciando sulla scena politica nazionale in qualità – ironia della sorte – di rottamatori. Dunque, che cosa cambia per Boschi? Una domanda sorge allora spontanea, visto che il caso Etruria peserà sicuramente molto in termini elettorali: cui prodest? Per quale motivo Maria Elena Boschi appare oltremodo intoccabile, qualsiasi scivolone e qualsiasi errore commetta?

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Milanese, classe 1987, da sempre appassionata di politica. Il mio morboso interesse per la materia affonda le sue radici nel lontano 1993, in piena Tangentopoli, grazie a (o per colpa di) mio padre, che al posto di farmi vedere i cartoni animati, mi iniziò al magico mondo delle meraviglie costringendomi a seguire estenuanti maratone politiche. Dopo un'adolescenza turbolenta da pasionaria di sinistra, a 19 anni circa ho cominciato a mettere in discussione le mie idee e con il tempo sono diventata una liberale, liberista e libertaria convinta.
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