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Padoan: “Non ho autorizzato nessun ministro a occuparsi di Banca Etruria”

Intervenendo in commissione d’inchiesta sul sistema bancario, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha sostenuto che la risoluzione delle quattro banche (Banca Marche, Carife, Banca Etruria, Carichieti) era l’unica via possibile, ribadendo però di non aver autorizzato nessun ministro a tenere colloqui con autorità bancarie in merito alla situazione di Banca Etruria.
A cura di Charlotte Matteini
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Non si poteva procedere altrimenti con le quattro banche che vennero poste in risoluzione nel novembre del 2015. A dichiararlo, riferendosi al salvataggio di Banca Marche, Carife, Banca Etruria e Carichieti, è stato lo stesso ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, intervenuto stamane in commissione d'inchiesta sul sistema bancario. "La tutela del risparmio risiede, in primo luogo, nella normativa e nella vigilanza prudenziale che elimini alla radice la possibilità di crisi. L’unica alternativa era la liquidazione con conseguenze ben più gravi sui risparmiatori", ha spiegato il ministro. "Le autorità di vigilanza bancaria si sono trovate ad affrontare una fase di transizione che ha spostato a livello europeo le competenze, il processo è ancora in corso e c’è stata una sostanziale capacità di gestione del sistema, ma non si può escludere ci siano stati casi in cui, al netto di modifiche istituzionali, ci sono state responsabilità importanti a livello di singoli istituti", ha proseguito Padoan.

"Lungi da me dire che è andato tutto bene, ma all’interno di questo quadro difficile e in movimento sono stati fatti tutti gli sforzi possibili per una soluzione migliore, tra virgolette, che minimizza i costi gestione della crisi. Il Fondo interbancario di tutela dei depositi stima che, quando le pratiche saranno state tutte esaminate, verranno rimborsati agli obbligazionisti circa 190 milioni di euro. Ricordo che le obbligazioni emesse dalle quattro banche regionali e distribuite a un pubblico di piccoli risparmiatori ammontano a circa 340 milioni e che pertanto le obbligazioni oggetto della procedura forfettaria ammontano a più della metà del totale", ha aggiunto il titolare del dicastero di via Venti Settembre.

"Il 10 novembre 2015 la Banca d’Italia ha informato per le vie brevi il Mef che le tre banche sopra menzionate e la Cassa di risparmio di Chieti, anch’essa in amministrazione straordinaria, evidenziavano una grave crisi di liquidità, che poteva essere sostenuta solo per pochi giorni. Pur riconoscendo il ruolo complessivamente positivo giocato dalle Fondazioni per la stabilità del sistema bancario, il peso eccessivo di alcune di esse nel capitale delle banche ha rappresentato un ostacolo a processi di rafforzamento, patrimoniale e di governance, delle banche partecipate. Oggi questa presenza risulta più limitata, e continuerà progressivamente a ridursi". 

"Ricordo anzitutto che uno Stato membro non può dare esecuzione a misure di aiuto prima di una decisione positiva della Commissione europea. Se si fosse proceduto senza notificare gli interventi del Fondo alla Commissione, essi sarebbero stati dichiarati incompatibili con il quadro normativo europeo sugli aiuti di Stato o con la Brrd, con conseguente obbligo di restituzione, come avvenuto nel caso Tercas. Questo rischio avrebbe comportato in primo luogo l’impossibilità di trovare terzi acquirenti per le banche ricapitalizzate dal Fondo. Infatti, l’estrema incertezza sulla tenuta giuridica dell’operazione e sulle ricadute economiche per l’acquirente avrebbe ovviamente disincentivato qualsiasi offerta. Inoltre dal punto di vista patrimoniale, la ricapitalizzazione delle banche da parte del Fondo sarebbe stata completamente neutralizzata dalla necessità, per le stesse banche, di effettuare un accantonamento di tipo contabile a fronte delle future azioni della Commissione. Infine, la ricapitalizzazione delle banche a opera del Fondo avrebbe comportato il necessario intervento della Bce la quale, come hanno dimostrato anche gli eventi successivi, non avrebbe autorizzato l’acquisto in assenza di un parere favorevole della Commissione europea". 

"Occorre essere consapevoli del fatto che non è possibile istituire un quadro normativo e prudenziale che elimini alla radice la possibilità di crisi. Quando una crisi interviene il quadro istituzionale deve evitare l’ampliamento delle sue conseguenze e la tutela del risparmio richiede di dotare le autorità di poteri di intervento tempestivi ed efficaci per la gestione delle crisi. La revisione del quadro normativo intende ridurre la possibilità di future crisi e migliorare la resilienza delle banche, rispetto a situazioni di stress, sia di tipo sistemico, sia idiosincratico, soprattutto grazie al rafforzamento dei requisiti prudenziali e al potenziamento degli strumenti di vigilanza. La diversità degli interventi effettuati dimostra che il quadro normativo europeo garantisce dei margini di flessibilità che hanno consentito, in tutti i casi, di evitare l’uso del bail-in, di proteggere gli obbligazionisti senior e i depositanti, di salvaguardare il finanziamento all’economia reale e i livelli occupazionali", ha analizzato il ministro.

"Gli effetti sul sistema bancario italiano non sono da ascrivere soltanto alla crisi finanziaria globale e a quella del debito sovrano, ma più direttamente alla conseguente recessione economica. La strategia messa in campo sta dando i frutti sperati in merito alla riduzione dei crediti deteriorati delle banche. "A livello europeo occorre soprattutto completare l’Unione bancaria con il terzo pilastro, il sistema di garanzia dei depositi, e il cosiddetto Common backstop pubblico per il Fondo di risoluzione unico. Da parte nostra, dovremo mantenere l’impegno a ridurre i rischi nel nostro settore bancario, a cominciare dai crediti deteriorati, portando avanti con coerenza l’ambizioso piano concordato in Ecofin lo scorso giugno. Oggi il sistema bancario italiano è in grado di trovare sul mercato i mezzi per soddisfare le necessità di capitale e di attrarre le risorse e i mezzi per competere".

Banca Etruria

"Le discussioni a livello di governo sulle questioni delle banche in difficoltà sono avvenute in modo continuativo tra il presidente del Consiglio e me e in altre rare occasioni sono state discusse in gruppi più ampi di governo ma in generale le discussioni erano tra il presidente del consiglio e il sottoscritto", ha detto Padoan rispondendo a una domanda del commissario Giovanni Paglia che gli chiedeva se avesse avuto notizia di un interessamento di alcuni suoi colleghi ministri su banca Etruria. "Sulla proposta di commissariamento di Banca Etruria, arrivata dalla Banca d'Italia, il governo non ha fatto da passacarte: il nostro contributo è stato di condividere la proposta".

"Io non ho autorizzato nessuno e nessuno mi ha chiesto un'autorizzazione, la responsabilità del settore bancario è in capo al Ministro delle finanze che d'abitudine ne parla con il Presidente del Consiglio", ha proseguito Padoan, rispondendo a una domanda posta dal senatore Andrea Augello che gli chiedeva dei colloqui tenuti dai ministro Maria Elena Boschi e Graziano Delrio sulla vicenda Banca Etruria.

La reazione del Movimento 5 Stelle

“Non serve nemmeno ascoltare Visco o Ghizzoni. Già il ministro dell’Economia Padoan ha scaricato Maria Elena Boschi. Ora le dimissioni non sarebbero soltanto un atto dovuto, ma persino una forma di tutela della propria dignità personale. Andiamo con ordine. Primo: il titolare del Tesoro ci dice che non ha mai autorizzato nessun ministro a parlare con chicchessia in merito alle crisi degli istituti di credito. Dunque la Boschi si mosse in totale autonomia, fuori dal perimetro delle proprie competenze", spiegano i membri della commissione Banche del Movimento 5 Stelle.

"Secondo: Padoan disconosce le condotte della ex ministra, non ne condivide il metodo e dice di aver appreso degli incontri di Boschi dalla stampa. E già questo dimostra che la Boschi agiva in modo scomposto e inappropriato, senza l’avallo del governo stesso, causando una gravissima frattura istituzionale. Terzo: Padoan non ha mai parlato di Etruria con Ghizzoni, perché naturalmente inappropriato. Quindi Boschi ha preso una iniziativa del tutto fuori luogo, oltre che autonoma. Quarto: Padoan smonta la fake news del giglio magico che noi abbiamo sempre evidenziato. E’ stata Bankitalia a disporre il commissariamento di Etruria e il Mef, solo il Mef, ha controfirmato senza colpo ferire. Il governo nella sua collegialità non c’entra nulla”.

“Già questi spunti equivalgono a squalificare del tutto i comportamenti del sottosegretario Boschi. Per il resto Padoan ammette colpe e responsabilità della vigilanza, soprattutto sulle banche venete. Singolare, visto come esecutivo e regolatori hanno agito di concerto in questi anni, a partire dalla risoluzione delle quattro banche. Invece sul valore dei crediti deteriorati degli stessi istituti risolti e sulla soluzione alternativa del Fondo interbancario di tutela dei depositi è stato scarno e del tutto insufficiente nelle risposte, ammettendo implicitamente l'infelice riuscita di quell'operazione”, concludono i Cinque Stelle.

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