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Il ministro Crosetto: “Nel 2023 esportati verso Kiev 417 milioni di euro di armamenti”

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha risposto a un’interrogazione in question time sull’export di armi del nostro Paese, precisando che nel 2023 il valore delle esportazioni autorizzate verso Kiev nel 2023 ha raggiunto 417 milioni di euro.
A cura di Annalisa Girardi
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"Per l'ennesima volta vengono rivolti alla Difesa quesiti che esulano dalle sue competenze. L'Ucraina sta esercitando il diritto all'autodifesa e la fornitura di armi a Kiev non è vietata dalla legge 185". Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, rispondendo in question time a un'interrogazione sulla vendita di armi al governo ucraino da parte di aziende con sede in Itali. Crosetto ha sottolineato che "esiste una distinzione tra cessione, che è di pertinenza del ministero della Difesa per quanto riguarda i pacchetti di aiuti che sono stati fatti, e la vendita di armi, che è invece tema estraneo alla Difesa e di competenza dell'Unita per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama)", che fa riferimento alla Farnesina.

Il ministero degli Esteri, ha spiegato Crosetto, "ha già avuto modo di ribadire come tanto la posizione comune dell'Unione europea quanto il Trattato per il commercio delle armi prevedono che l'autorizzazione alle esportazioni sia determinata da precise valutazioni sul rischio che i singoli materiali possono rappresentare in funzione al loro utilizzo". E ha fatto sapere: "Il valore delle esportazioni autorizzate verso Kiev, che ho chiesto al ministero degli Esteri, nel 2023 ha raggiunto 417 milioni di euro. Quanto ai fini della riforma della legge 185, il disegno di legge di modifica approvato dal Senato il 21 gennaio riflette l'impegno a rendere la legge più efficace e trasparente".

Una risposta che però non sembra aver convinto il Movimento Cinque Stelle. Il deputato Marco Pellegrini, in replica a Crosetto, ha detto: "Al di là della solita e ridicola scenetta interpretata da Crosetto, secondo cui la Difesa non c'entra nulla con l'export di armi quando invece il suo ministero è pienamente coinvolto nella procedura autorizzativa della vendita di armi all'estero che fa capo alla Farnesina, abbiamo alcune domande per lui e per Tajani ma soprattutto per la presidente Meloni. La prima: se è consentito dalla legge vendere armi a un Paese in guerra per autodifesa come da articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, per quale motivo è stata necessaria una deroga approvata dal Parlamento alla stessa legge per cedere a Kiev armi prese dai magazzini dell'Esercito? Seconda domanda: chi paga le aziende italiane che producono queste armi? Non gli ucraini, immaginiamo, quindi l'Europa tramite l'apposito fondo cui l'Italia contribuisce per 250 milioni di euro l'anno? Dunque i contribuenti pagano le aziende belliche che producono armi per l'Ucraina? ".

Il deputato, capogruppo M5s in commissione Difesa, ha anche aggiunto: "E pensare che la Meloni solo un anno fa veniva a raccontarci la balla che per le armi a Kiev non spendiamo un euro, quando siamo già oltre quota due miliardi: soldi che all'inizio erano rimborsi alla Difesa ma da un anno finiscono nelle tasche delle aziende private produttrici di armi e munizioni. Chiediamo un'informativa urgente alla presidente Meloni per fare chiarezza su questa incredibile vicenda".

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