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Perché ci sono il Marocco e Andrea Cozzolino al centro dello scandalo al Parlamento Europeo

Lo scandalo di corruzione che ha travolto alcuni parlamentari e funzionari europei è stato finora associato al Qatar: tangenti per risollevare l’immagine dell’Emirato nel pieno dei mondiali e nascondere gli abusi sui lavoratori. Ma il vero nucleo dell’inchiesta sarebbe il Marocco. Questo almeno, è quello che emerge dalle carte dei servizi segreti belgi.
A cura di Redazione
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di Antonio Musella e Annalisa Girardi

L'abbiamo chiamata per mesi Qatargate, ma il vero protagonista dell'inchiesta su corruzione e riciclaggio di denaro che ha travolto il Parlamento europeo forse non è il Qatar. Dalle carte degli inquirenti emerge come il tentativo (riuscito) del Marocco di infiltrarsi illegittimamente nell'istituzione europea, attraverso i suoi servizi segreti, sia stato molto più esteso e profondo.

E le figure coinvolte, i collegamenti tra Rabat e Bruxelles, non sarebbero solo Antonio Panzeri e il suo ex assistente Francesco Giorgi. Ci sarebbe un gruppo di "amici" più o meno implicati, tra i cui nomi torna sempre quello di Andrea Cozzolino. Per cui è pronto un mandato d'arresto. La Guardia di Finanza di Napoli, su delega della procura federale belga, ha infatti ricevuto il mandato di notificare il mandato in quanto sospettato di essere coinvolto nello scandalo.

"Non ha mai ricevuto direttamente o indirettamente né denaro contante né altre forme di sostentamento ed è totalmente all'oscuro delle attività realizzate dal signor Giorgi e dal signor Panzeri", avevano sempre detto i suoi avvocati, sottolineando come l'eurodeputato non avesse nulla da nascondere e per questo non si fosse mai opposto alla revoca dell'immunità parlamentare.

Immunità che, dopo un voto in plenaria al Parlamento europeo, è stata effettivamente revocata sia a lui che a Marc Tarabella, eurodeputato belga e collega di Cozzolino nel gruppo dei Socialisti e Democratici, arrestato il 10 febbraio. Nel frattempo invece, uno dei quattro arrestati originari, è stato nel frattempo rilasciato: si tratta di Niccolò Figà Talamanca, responsabile della Ong No Peace Without Justice. Sarebbero emersi nuovi elementi nelle indagini.

Il filo tra Rabat e Bruxelles

Questi elementi non sono stati esplicitati al pubblico. Tenendo sempre conto dei punti d'ombra nelle indagini e delle cose che tutt'ora non sappiamo, possiamo comunque provare a vederci più chiaro sul ruolo del Marocco, finora considerato solo marginalmente dall'attenzione dell'opinione pubblica. Questo nonostante dal fascicolo degli inquirenti belgi emerga come l'interferenza del Marocco sia molto più estesa e profonda di quella del Qatar. In primo luogo perché, come scrivono i servizi di sicurezza belgi (Vsse) nel loro rapporto, gli interessi del Paese magrebino in Europa sono molto più antichi e radicati di quelli dell'emirato. "L'Unione europea è un'entità di interesse vitale per il Marocco", si legge nelle carte. È infatti il primo partner commerciale, la maggior parte degli investitori esteri in Marocco vengono dall'Ue e il Vecchio continente è anche solitamente la meta di coloro che emigrano dal Paese magrebino. "Lo sviluppo del regno – si legge ancora – la sua sicurezza energetica e le sue ambizioni geopolitiche (principalmente il riconoscimento della sovranità marocchina sul Sahara Occidentale, annesso nel 1975), dipendono in gran parte dalla benevolenza dell'Ue". Gli inquirenti citano anche alcuni esempi recenti di come questi stretti rapporti si siano cristallizzati: gli accordi sul libero scambio, ma anche quelli sulla pesca e sull'agricoltura.

La struttura di corruzione messa in piedi dai servizi segreti marocchini avrebbe avuto obiettivi concreti nelle prese di posizione del Parlamento europeo. In particolar modo, i magistrati belgi citano: la votazione favorevole agli interessi marocchini in diverse risoluzioni; dichiarazioni della DMAG (la delegazione  per i rapporti con i paesi del Magreb); l'alterazione del rapporto annuale dell'Unione Europea sulle politiche esterne di sicurezza comune; la nomina di Cozzolino nella commissione speciale sul programma Pegasus, per favorire il Marocco; addirittura le nomination del Prix Sakharov per la libertà di pensiero (premio istituito nel 1998 dal Parlamento Europeo che viene assegnato a personalità che dedicano la loro vita ai diritti umani).

Per ottenere tutto ciò il Marocco avrebbe pagato tangenti per diversi milioni di euro. Lo scorso dicembre, durante l'operazione che portò all'arresto di Panzeri e Giorgi, gli agenti trovarono circa 850 mila euro: 700 mila a casa di Panzeri e 150 mila nella casa che Giorgi condivideva con la sua compagna Eva Kaili, ex vice presidente del parlamento europeo ed eurodeputata greca socialista.

Lo schema riassuntivo utilizzato dai magistrati belgi e dal servizio segreto VSSE, per riassumere il sistema che avrebbe favorito gli interessi del Marocco nel Parlamento Europeo
Lo schema riassuntivo utilizzato dai magistrati belgi e dal servizio segreto VSSE, per riassumere il sistema che avrebbe favorito gli interessi del Marocco nel Parlamento Europeo

Chi sarebbero le persone coinvolte

Per quanto riguarda il ruolo di Andrea Cozzolino, che continua a dirsi estraneo ai fatti, dalle carte degli inquirenti sembrerebbe essere in qualche modo simile a quello di Panzeri. A cui sarebbe succeduto. Panzeri è stato, nei suoi mandati al Parlamento europeo, presidente della Delegazione per i rapporti con i Paesi del Magreb (DMAG) e co-presidente della commissione parlamentare mista Marocco-Ue (Cpm). In tutti questi incarichi, a succedergli dal 2019, troviamo proprio Cozzolino.

Il contatto diretto di Cozzolino in Marocco, secondo gli inquirenti, sarebbe Mansouri Yassine. Si tratta di un magnate marocchino, al momento alle dipendenze del direttore dell'agenzia di intelligence del Paese, che si chiama Direction générale des études et de la documentation, in breve DGED. A differenza dell'inchiesta sul Qatar, dove il diretto riferimento dell'organizzazione era un membro del governo, il ministro del Lavoro Ali bin Samikh Al Marri, a tenere le redini dei rapporti tra Marocco e i funzionari europei ci sarebbero altro tipo di individui. In primis Belharache Mohamed, membro della DGED, noto ai servizi di Bruxelles dal 2008 per i tentativi di ingerenza in Belgio e Francia, e Atmoun Abderrahim, l'ambasciatore marocchino in Polonia, che ha anche co-presieduto tra il 2009 e il 2019 la commissione parlamentare mista Marocco-Ue. Ruolo che, fino a quell'anno, condivideva con Panzeri.

Le carte degli inquirenti belgi testimoniano di diversi incontri tra i Cozzolino, Panzeri e Giorgi con la controparte marocchina. Secondo i servizi segreti belgi, il primo incontro sarebbe stato quello tra Cozzolino e Mansouri a Casablanca lo scorso 3 novembre del 2019, data a cui si fa risalire l'inizio del presunto rapporto corruttivo tra i servizi segreti marocchini e Cozzolino. Agli atti ci sono le prenotazioni dei voli Casablanca – Roma e Roma – Napoli, fatte da un agente del DGED a nome di Cozzolino. Anche Panzeri avrebbe incontrato Mansouri ma solo nel luglio del 2021. I due italiani invece, insieme a Giorgi, avevano costanti contatti e incontri con l'ambasciatore Atmoun.

Chi sono gli "amici" del Marocco

Ciò che emerge dal fascicolo degli inquirenti belgi sarebbe una vera e propria rete, diretta a vari obiettivi in cambio di denaro. Se da un lato i vertici vengono individuati in Panzeri, Cozzolino e Giorgi, dall'altro viene fatto un lungo elenco di parlamentari europei, assistenti e faccendieri che avrebbero avuto ruoli diversi. Il "gruppo degli amici", lo definiscono così i magistrati belgi in numerosi passaggi dell'ordinanza, di cui farebbero parte Maria Arena, euro deputata socialista belga, Marc Tarabella, anche lui euro deputato socialista belga, Eva Kaili, compagna di Francesco Giorgi ed ex vice presidente del parlamento europeo, anche lei eletta in quota socialista, Giuseppe Meroni, ex assistente parlamentare di Panzeri e di Arena, e gli eurodeputati italiani del Pd, Brando Benifei, capodelegazione italiano e Alessandra Moretti.

Alcuni di questi come Arena, Tarabella e Meroni, avrebbero partecipato anche agli incontri con l'ambasciatore Atmoun. Su Moretti e Benifei invece, i magistrati scrivono che "non si è potuto accertare se siano o meno a conoscenza delle intenzioni reali del gruppo". Agli incontri con Atmoun tenutesi a Varsavia ed a Bruxelles, avrebbe anche preso parte Niccolò Figà Talamanca per conto della Ong "No peace without Justice". Che, come sappiamo, è stato scarcerato dopo circa due mesi di detenzione.

Una parte dei soldi ritrovati a casa di Panzeri
Una parte dei soldi ritrovati a casa di Panzeri

"Un gruppo al servizio dei servizi segreti stranieri"

Leggendo le carte, quello che emerge in merito al Marocco è uno scenario molto diverso da quello che riguarderebbe il Qatar. Molto più pervasivo, probabilmente. Mentre gli interessi dell'emirato (promossi dal ministro del Lavoro Ali Bin Samikh Al Marri, detto "Dutour" e del suo assistente Boudjellal Bettahar, detto "l'algerino") sarebbero stati appunto legati all'immagine del Paese e ai diritti dei lavoratori durante i mondiali di calcio, gli interessi del Marocco sarebbero stati ben più estesi.

Sul "gruppo di amici", i servizi segreti belgi scrivono: "Il gruppo lavora per un servizio di intelligence, il DGED. In questo quadro, operano con una discrezione che va oltre la semplice prudenza, evitando di apparire troppo apertamente filo-marocchini all'interno del Parlamento Europeo, utilizzando un linguaggio in codice e nascondendo denaro contante nel loro appartamento".

Come è stato utilizzato il denaro

Panzeri custodiva in casa circa 700 mila euro in contanti, diviso in mazzette, alcune sistemate in una cassaforte e altre sistemate all'interno di trolley da viaggio. Giorgi invece avrebbe impiegato il denaro liquido per comprare una casa a Cervinia in Valle d'Aosta, oltre a possedere 150 mila euro in contanti in casa, somma che la sua compagna Eva Kaili avrebbe provato a far sparire attraverso suo padre, fermato dalla polizia belga con le valigie piene di soldi. Fin qui i soldi che sono stati ritrovati.

C'è da capire dove siano finiti gli altri. I magistrati belgi parlano di diversi milioni di euro. Panzeri, nel suo accordo di collaborazione con la giustizia belga, si è impegnato a restituire 1 milione di euro. Ancora molti elementi, però, rimangono sconosciuti ai più.

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