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Nuovo scontro tra Pd e M5s, Conte accusa gli alleati di voler “ricattare e umiliare” il Movimento

Al centro del nuovo scontro tra Pd e M5s la questione del termovalorizzatore di Roma: ieri in Cdm la norma sulla capitale è stata inserita di forza nel decreto Aiuti, che i ministri pentastellati hanno deciso di non votare. E oggi il leader Conte accusa gli alleati di ricatto.
A cura di Annalisa Girardi
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Dopo le tensioni sulle armi da mandare in Ucraina, è di nuovo scontro tra Partito democratico e Movimento Cinque Stelle. Questa volta al centro dei dissidi c'è la questione del termovalorizzatore di Roma, inserita nel decreto Aiuti approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri. L'ok, però, è arrivato senza il voto dei ministri Cinque Stelle, che hanno deciso di astenersi: nonostante il provvedimento vada nella direzione auspicata dal Movimento, infatti, la forzatura con cui è stata inserita anche la norma su Roma è stata considerata dai vertici inaccettabile.

Per la precisione, la norma in questione attribuisce al sindaco della capitale, il dem Roberto Gualtieri, la competenza per la gestione dei rifiuti. Un sostanziale via libera alla realizzazione di un termovalorizzatore a Roma, questione su cui i pentastellati si erano già dichiarati apertamente contrari. "Noi siamo entrati al governo per accelerare la transizione non per tornare indietro. Riteniamo assolutamente irragionevole la posizione passata in Consiglio dei ministri su questo punto", ha fatto sapere ieri il Movimento in una nota.

Insomma, l'astensione dei ministri Cinque Stelle non riguarda in alcun modo il decreto sugli aiuti a famiglie e imprese contro le conseguenze della guerra in Ucraina, anzi. Ad esempio è stato accolto in modo decisamente favorevole sia l'aumento della tassazione sugli extra profitti delle imprese energetiche, sia la proroga del Superbonus sulle villette. In sede di Cdm si sarebbe fatto un tentativo di scorporare la norma su Roma dal resto del decreto, ma Palazzo Chigi avrebbe deciso di respingere la richiesta.

Fonti pentastellate confermano a Fanpage.it che la decisione di astenersi dal voto allora, visto il no del presidente del Consiglio, sia arrivata direttamente da Giuseppe Conte. Che oggi, in un'intervista su La Stampa, dichiara: "Vogliono il braccio di ferro e vogliono umiliarci, ma sulla questione ambientale non possiamo permetterci passi indietro". Il leader M5s accusa quindi l'alleato di governo di ricatto: "Si sta consumando un ricatto bello e buono. Abbiamo chiesto di riformulare la norma, di stralciarla e inserirla in un decreto a parte. Niente da fare, non vogliono sentire ragioni. Ci vogliono costringere ad accettare gli inceneritori".

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