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Nel ristorante del Russiagate: “Alla cena, Conte non c’era”. E il Copasir non riapre le indagini

Infuria la polemica politica sul Russiagate, la teoria del complotto anti Trump su cui, nell’estate 2019, l’allora ministro della Giustizia William Barr sarebbe arrivato a indagare in Italia, con la presunta compiacenza dell’allora premier Conte.
A cura di Redazione
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di Annalisa Cangemi e Marco Billeci

"Qua di cene private prima del Covid ne facevamo tante, abbiamo due sale dedicate. Questa però non la ricordo". Il responsabile di Casa Coppelle a Roma – a due passi dalla Camera – sembra cadere dalle nuvole, quando lo informiamo che, suo malgrado, il ristorante è finito al centro di un intrigo internazionale. Qui, infatti, secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, avrebbero cenato il 15 agosto del 2019 l'allora ministro della Giustizia William Barr e il capo dei servizi segreti italiani Gennaro Vecchione. Di una cosa, però, i ristoratori sono sicuri, a quella cena non può avere partecipato l'allora premier Giuseppe Conte perché "qui lui non è mai venuto".

Il caso nasce da due incontri avvenuti a Roma, nell'estate 2019, tra Barr e Vecchione, che sarebbero stati autorizzati dall'allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Nei giorni scorsi Repubblica – consultando documenti del dipartimento americano alla Giustizia – ha raccontato che tra i due si sarebbe svolta anche una cena, appunto alla Casa Coppelle. La notizia ha suscitato nuove polemiche, perché non era stata dichiarata dai protagonisti della vicenda, durante le audizioni sul caso davanti al Copasir. Tra le domande rimaste aperte, c'era quella sulla possibile partecipazione di Conte al convivio. Questa circostanza è ora smentita dagli stessi gestori del locale.

Cosa è il Russiagate

William Barr era stato mandato in missione da Trump, per cercare prove del coinvolgimento dei nostri servizi, durante il governo Renzi, su un presunto complotto di agenti Fbi ostili, che avrebbero voluto ostacolare la corsa elettorale dell'ex presidente Usa nel 2016.

Secondo l'articolo di La Repubblica in quegli incontri si sarebbe parlato dell'ex premier Renzi come uno degli autori del ‘Russiagate', cioè il tentativo d'influenzare le elezioni americane del 2016 a favore di Hillary Clinton, allora sfidante di Donald Trump. A Conte viene attribuita invece la regia dell'incontro a Roma fra i vertici degli 007 italiani e quelli italiani, ovvero tra il direttore del dipartimento per le informazioni sulla sicurezza Gennaro Vecchione e il segretario per la giustizia americano Bill Barr. La tesi di la Repubblica è che Conte si sia servito della nostra intelligence per attirare la simpatia di Trump, il quale poi avrebbe ricambiato con un tweet del 27 agosto 2019, appoggiando la formazione del suo secondo governo (il famoso tweet in cui Conte viene chiamato ‘Giuseppi'). L'articolo firmato da Carlo Bonini accusa il leader pentastellato di aver "barattato un vantaggio personale", l'endorsement pubblico del tycoon appunto, "in cambio di un incongruo scambio di informazioni dall'alto dividendo politico", cioè il presunto complotto architettato dall'Fbi ai danni della Casa Bianca.

Per Matteo Renzi, leader di Iv, Conte non avrebbe fornito spiegazioni esaustive nelle sue precedenti ricostruzioni: "Ci sono dei buchi neri nella ricostruzione di Giuseppe Conte sulla strana vicenda dell’agosto-settembre 2019, quando gli esponenti dell’amministrazione americana vennero in Italia alla ricerca di un presunto complotto da me ordito contro il presidente Trump", ha detto nella sua eNews. "Considero una follia questa ipotesi e ancora più folle mi pare chi gli ha dato credito. Ho chiesto chiarezza all’intelligence italiana. E non lo faccio per me, ma per il decoro delle istituzioni italiane".

Conte ha spiegato che in alcun modo l'endorsement via social di Trump sarebbe collegato alla richiesta di informazioni fatta da Barr, pervenuta tramite canali diplomatici ufficiali. Ha inoltre specificato di non aver "mai personalmente incontrato l’allora Attorney General degli Stati Uniti, Bill Barr, nel corso delle sue visite in Italia, né nel corso di incontri formali né nel corso di incontri conviviali", e di non essere venuto a conoscenza della cena al ristorante Casa Coppelle.

Il leader di Italia viva ha proposto un confronto tv, mentre Conte da parte sua ha replicato invitando Renzi a riferire davanti al comitato parlamentare: "Mi chiedo: è possibile che il senatore Renzi non abbia mai sentito il dovere, in tutto questo tempo, di andare a riferire al Copasir su questi suoi sospetti? Perché non va, come sempre ho fatto io, a riferire quel che sa? Cosa teme, di dover poi rispondere alle domande dei componenti del Copasir e di essere obbligato, per legge, a riferire tutta la verità?". 

Il Copasir per ora non riapre le indagini sul Russiagate

Sul ‘Russiagate' però il Copasir si è già soffermato, e ora non ritiene di dover fare ulteriori verifiche: "Il Comitato, nell'odierna seduta ha constatato che non vi sono elementi di novità tali da richiedere ulteriori approfondimenti", ha detto il presidente del Copasir, il senatore Adolfo Urso.

"Ogni componente ha fatto le proprie richieste. Abbiamo ritenuto non ci fossero elementi tali per riaprire l'indagine, non c'è nulla di nuovo", ha fatto sapere anche la deputata M5s e vicepresidente del Copasir Federica Dieni, la quale questa mattina aveva detto che sarebbe stata innanzi tutto richiesta l'audizione del senatore Renzi: "La nostra richiesta è di sentire, in primo luogo, Matteo Renzi. Se il leader di Iv solleva un problema di sicurezza nazionale e dice di nutrire sospetti in merito a comportamenti non corretti da parte di Conte, allora ci sembra giusto che venga a spiegare nelle sedi opportune a cosa si riferisce in particolare, per poi concentrare le nostre domande e fare i dovuti approfondimenti". 

La ricostruzione dell'ex direttore generale del Dis Vecchione

Sulla vicenda è intervenuto anche l'ex direttore generale del Dis Vecchione, il quale ha fatto alcune precisazioni all'Agi, confermando l'assenza del leader del M5s, e sostenendo che non fosse stato informato della cena: "La mattina del 15 agosto ho partecipato alla riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica a Castel Volturno (Caserta): nel pomeriggio a Roma avvenne, presso la sede di piazza Dante, l'incontro con la delegazione statunitense e in prosecuzione, la cena con gli stessi partecipanti, nel quadro degli standard di accoglienza, particolarmente apprezzati da sempre dai numerosi visitatori istituzionali italiani e stranieri". 

"Come si può notare dalla circostanza che fosse il tardo pomeriggio di Ferragosto – ha aggiunto Vecchione – sarebbe stato difficile organizzare un rinfresco in sede, per cui si è optato per un evento esterno, in un luogo pubblico e in una zona centralissima. In entrambe le situazioni, non ha preso parte il presidente del Consiglio. Non sono mai stati forniti al presidente del Consiglio aspetti del cerimoniale e dell'accoglienza relativi a visite di singole Autorità o delegazioni italiane e straniere, stante la loro assoluta irrilevanza, fatti salvi quegli eventi che prevedevano la sua partecipazione".

"Nel corso dell'incontro conviviale non sono stati in alcun modo affrontati argomenti riservati, confidenziali, connessi alla visita o comunque riferiti a vicende e a personaggi politici italiani e stranieri (argomento quest'ultimo mai trattato in nessuna circostanza, anche successiva), per cui la conversazione si è orientata su convenevoli di carattere generale".

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