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Cosa sappiamo del caso Russiagate e dell’ultimo scontro tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi

Si torna a parlare di Russiagate. E Giuseppe Conte e Matteo Renzi tornano a scontrarsi. Al centro delle polemiche un articolo pubblicato oggi su Repubblica, che tratta di alcuni punti oscuri della ricostruzione dell’ex presidente del Consiglio sulle visite dei funzionari Usa in Italia nell’estate 2019.
A cura di Annalisa Girardi
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Il quotidiano Repubblica oggi è tornato a parlare di Russiagate, la vicenda che aveva coinvolto l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, pubblicando una serie di documenti dagli Stati Uniti che parlano anche di una cena tra Bill Barr, allora segretario alla Giustizia a Washington, e l'allora capo dei servizi segreti italiani, Gennaro Vecchione. Un incontro che Conte non aveva menzionato nella sua ricostruzione dei fatti riferita al Copasir. Repubblica parla di "omissioni" nel racconto dell'ex presidente del Consiglio che aumenterebbero a rendere i contorni del caso ancora meno chiari. Ma facciamo un passo indietro.

Nel 2019 alcuni funzionari statunitensi arrivarono in Italia, a Roma, per far luce su dei presunti tentativi di influenzare le elezioni presidenziali del 2016, che portarono alla vittoria di Donald Trump. Su cui però non mancarono le polemiche e le questioni opache, come il caso delle mail compromettenti fuoriuscite dalla casella della candidata democratica Hillary Clinton. Conte all'epoca aveva affermato la completa estraneità dell'intelligence italiana nella vicenda, ma secondo quanto riporta Repubblica avrebbe autorizzato un incontro nella capitale tra Barr e Vecchione, il quale (sempre secondo quanto riportato dal quotidiano) si sarebbe reso disponibile per "attività di intelligence ostili verso un ex premier del nostro Paese".

Il commento di Matteo Renzi

Si sta parlando di Matteo Renzi. Le ricostruzioni hanno fatto scoppiare nuovamente lo scontro tra i due ex presidenti del Consiglio: il leader di Italia Viva, nella sua Enews pubblicata oggi, ha subito parlato di "buchi neri nella ricostruzione di Giuseppe Conte sulla strana vicenda dell’agosto-settembre 2019, quando gli esponenti dell’amministrazione americana vennero in Italia alla ricerca di un presunto complotto da me ordito contro il presidente Trump". Per poi proseguire: "Considero una follia questa ipotesi e ancora più folle mi pare chi gli ha dato credito. Ho chiesto chiarezza all’intelligence italiana. E non lo faccio per me, ma per il decoro delle istituzioni italiane".

La replica di Giuseppe Conte

Non si è fatta attendere la replica di Conte. "Mi trovo nuovamente costretto a ripetere ciò che in totale trasparenza ho già più volte chiarito davanti agli organi preposti e davanti ai cittadini", ha scritto il leader M5s in un lungo post su Facebook, che inizia mettendo in chiaro di non aver mai incontrato Barr durante le sue visite in Italia nell'estate 2019. Né di aver mai saputo che dopo la riunione alla sede dell'intelligence in piazza Dante, a Roma, si sia tenuta una cena tra la delegazione statunitense e Vecchione. "Se però la cena si è tenuta in un noto ristorante nel centro storico di Roma immagino sia stata motivata da cortesia istituzionale, piuttosto che dalla necessità di avere uno scambio riservato di informazioni. Per completezza, preciso che non mi sono mai state riferite neppure altre cene o pranzi che i nostri vertici dell’intelligence hanno avuto con altri rappresentanti di governi esteri", ha affermato.

Quindi Conte ha ribadito di aver riferito "correttamente e doverosamente tutte le informazioni in mio possesso riguardanti questa vicenda al Copasir" e ha sottolineato nuovamente, parlando degli incontri di Barr (che all'epoca era anche responsabile delle attività dell'FBI) e degli 007 italiani, che mai nella storia italiana le istituzioni si sono rifiutate di incontrare o collaborare con funzionari statunitensi: "Chi ipotizza uno scenario del genere è in malafede o semplicemente non sa di cosa sta parlando". E ancora: "Collegare la richiesta di informazioni di Barr alla vicenda della formazione del Governo Conte II è una illazione in malafede, visto che la richiesta di Barr risale al giugno 2019, mentre la crisi del Governo Conte I risale all’8 agosto 2019". Per poi concludere:

Le allusioni del quotidiano avrebbero trovato risposta immediata da parte mia se solo mi fossero state poste delle domande, alle quali come sempre non mi sarei sottratto. Invece si è preferito alimentare sospetti infondati, sbattendo il mio nome in prima pagina, corredando il tutto con un articolo di Bonini che contiene giudizi palesemente denigratori e che mi accusa, in modo del tutto slegato dai fatti, di avere barattato un vantaggio personale con lo scambio di informazioni. A Bonini, che mette in discussione il mio operato come Presidente del Consiglio e la mia “cultura della sicurezza nazionale”, replico semplicemente che se lui, nello scrivere il suo articolo, avesse dimostrato una sia pur minima “cultura della deontologia professionale” non si sarebbe mai permesso di scrivere queste infamità.

Un’ultima notazione. Bonini nel suo pezzo afferma che mi sarei prestato ad attività ostili nei confronti di Renzi. E, infatti, puntualmente Renzi e alcuni suoi solerti compagni di partito si sono immediatamente avventati sul “clamoroso scoop” di Repubblica per rilanciare quei medesimi sospetti che, a suo tempo, furono invocati per giustificare il ritiro del sostegno al Governo Conte II.

È passato ormai più di un anno da quegli eventi. Siamo fuori dalla cronaca più immediata. Ci sono le condizioni per valutazioni più serene e oggettive. Mi chiedo: è possibile che il senatore Renzi non abbia mai sentito il dovere, in tutto questo tempo, di andare a riferire al Copasir su questi suoi sospetti? Perché non va, come sempre ho fatto io, a riferire quel che sa? Cosa teme, di dover poi rispondere alle domande dei componenti del Copasir e di essere obbligato, per legge, a riferire tutta la verità?

E di nuovo Renzi

Subito la contro-replica di Renzi: "Cinque minuti di orologio per spiegare a Giuseppe Conte che su di lui non ho sospetti ma solo certezze. E quando vuole sono pronto a un confronto tv all'americana, se ha il coraggio di farlo", scrive il senatore su Facebook pubblicando un video in cui accusa Conte di "incompetenza e incapacità di conoscere le regole del gioco delle istituzioni". Renzi afferma: "O Conte ha mentito al Copasir, o Vecchione ha mentito al Copasir, o tutti e due hanno mentito agli italiani". E spiega: "Il Copasir non è il luogo nel quale uno lancia dei sospetti ma è l'organo che controlla l'attività dei servizi. Guarda Giuseppe che io su di te non ho sospetti, io su di te ho delle certezze. La prima è che sulla vicenda Trumpgate non ti sei comportato bene, perché un presidente del Consiglio non si comporta così con un Paese straniero soprattutto quando si tratta di andare a indagare sul comportamento dei propri predecessori, non è così che si fa, è un modo scorretto istituzionalmente. La seconda certezza, caro Giuseppe Conte tu hai molte cose di cui non stai parlando, tutte quelle che hanno a che vedere con l'arrivo dei soldati russi, l'acquisto delle mascherine e dei ventilatori e su questo noi da mese abbiamo chiesto una commissione d'inchiesta su questo e il M5S continua a negare agli italiani il diritto di sapere cosa è successo".

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