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Ministra Messa a Fanpage: “Accoglieremo anche professori e studenti ucraini, guerra inaccettabile”

La ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, spiega in un’intervista a Fanpage.it come funzionerà il fondo da 500mila euro per ricercatori, professori e studenti in fuga dall’Ucraina. La scelta di inviare armi al Paese in guerra con la Russia è stata “difficile ma necessaria”, racconta la ministra. Poi la pandemia di Covid, che “non è finita”, e il governo Draghi sempre sull’orlo di una crisi: “Sulle riforme abbiamo fatto capire chiaramente che non si torna indietro”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Accogliere professori, ricercatori e studenti ucraini e aiutarli economicamente. Sostenere i loro percorsi, fermati dall'invasione. Le famiglie, le donne sole con i bambini. E la guerra scatenata dalla Russia che è "semplicemente inaccettabile". La ministra dell'Università e della Ricerca Maria Cristina Messa, intervistata da Fanpage.it, spiega in cosa consiste il fondo da 500mila euro messo sul piatto dal governo Draghi, ma anche perché inviare armi in Ucraina sia stata una scelta dolorosa ma giusta. Messa è un medico, prima che una ministra, e quando finiamo a parlare delle immagini che arrivano dall'Ucraina continua a ripetere la stessa parola: "Inaccettabile".

Pochi giorni fa il governo ha varato un fondo da 500mila euro per studenti, professori e ricercatori ucraini in fuga. Come funzionerà?

Il fondo servirà per sostenere le spese di queste persone all'università, nelle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, negli enti di ricerca. Spese che includono il vitto, l'alloggio e gli strumenti necessari. È un fondo base che viene integrato dalle disponibilità segnalate dalle associazioni, dagli atenei e dalle Regioni di stanziare molte altre borse di studio. In sostanza è un fondo che cerca di dare una copertura generale, ma stimola anche altri a contribuire. Se poi sarà necessario lo potremo aumentare in futuro.

Nello stesso decreto il governo ha approvato l’invio di armi in Ucraina. Questa scelta da parte di Italia e Unione europea di armare – in un certo senso – il conflitto secondo lei è la scelta giusta?

È una scelta difficile, molto difficile, che si basa però su due elementi molto chiari: non possiamo pensare di affrontare questa tragedia da soli come Italia, dobbiamo farlo insieme agli altri Paesi europei e quindi dobbiamo cercare di condividerne le azioni; dovevamo dare modo di difendersi a un popolo sotto attacco che ce lo ha chiesto e a uno Stato sovrano che è stato invaso. Ma ripeto, è stata una scelta davvero molto difficile.

I profughi ucraini stanno arrivando e arriveranno, l’Italia farà il possibile per accogliere tutti?

Durante l'ultimo negoziato tra Russia e Ucraina si è aperto alla possibilità di aprire corridoi umanitari, su cui contiamo veramente tanto. Non è la soluzione certo, la soluzione è il cessate il fuoco e abbassare le armi, ma almeno così riusciremo a portar via le persone che rischiano la vita. L'Italia accoglierà i profughi, come gli altri Paesi europei, ma bisogna capire quale sarà l'entità. Fino a pochi giorni fa erano 400mila, dobbiamo ancora capire quanti saranno. In più sono praticamente solo donne e bambini, perché gli uomini restano lì a combattere. Le famiglie vengono divise. Anche questo fatto è veramente drammatico.

Le chiedo da medico cosa prova nel vedere le immagini drammatiche che arrivano dall’Ucraina…

Proprio perché sono un medico vivo molto profondamente questa situazione. Mi batto e mi batterò sempre per il diritto, la qualità della vita e quella dell'essere umano. Tutto questo, la guerra, è inaccettabile. Semplicemente inaccettabile.

Cambiamo argomento, ma restiamo sul suo ruolo di medico oltre che di ministra: il Covid è finito o ce lo siamo solo dimenticato?

No, non è finito. Con gli arrivi dall'Ucraina procederemo a tamponi e vaccini se necessario, come ha già detto il ministro Speranza. In generale, però, è molto importante che da adesso – ma le valutazioni, come potete immaginare, sono in corso – pensiamo a come proteggerci dal prossimo autunno. In base alle possibili varianti che si creeranno durante l'estate, come accaduto l'anno scorso con Omicron, e a vaccini polivalenti che possano coprire più varianti del virus.

Del Piano nazionale di ripresa e resilienza si parla sempre poco e a volte non si ha la percezione di come proceda. La ricerca e l'Università sono due temi chiave, per cui sono previsti miliardi di euro di investimenti, come sta andando?

Abbiamo già chiuso i primi tre bandi. A breve pubblicheremo tutte le statistiche sui fondi richiesti e sulla partecipazione italiana, con un'attenzione alle Regioni del Mezzogiorno. Ora la sfida vera è la realizzazione dei progetti, perché una volta vinti i bandi vanno – appunto – realizzati. Serve un cambio di mentalità: bisogna fare ricerca ma senza instaurare competizioni inutili, anzi trovando delle forti correlazioni sia nel mondo dell'Università sia tra chi se ne occupa nell'universo delle aziende private.

Le faccio un'ultima domanda, da ministra tecnica fuori dalle logiche della politica. Ieri il governo ha rischiato di cadere sul catasto, dopo che la guerra in Ucraina sembrava aver calmato le polemiche scatenate dal Quirinale. Il governo Draghi arriverà a fine legislatura? Insomma, pensa che farà la ministra fino al 2023?

Il prossimo anno sarà molto difficile. Il mio incarico potrebbe anche finire oggi per quanto mi riguarda, ma come cittadina italiana mi sento di dire che ci vuole molta responsabilità, soprattutto in un momento in cui c'è una guerra in corso e il Pnrr ancora da chiudere. Il Parlamento in parte lo sta facendo, sarà molto difficile muoversi però. Come abbiamo visto con quanto successo ieri in commissione sul catasto, su alcune riforme il governo non torna indietro e non ha intenzione di ridiscutere perché già sono frutto di una mediazione. Ma soprattutto perché sono riforme di cui abbiamo parlato a lungo e che rappresentano snodi fondamentali per il Pnrr.

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