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Migranti, sparatoria in un centro di detenzione in Libia: un morto e due feriti

Ieri c’è stata una sparatoria in un centro di detenzione per migranti in Libia. Il bilancio è di un morto e due feriti. Medici senza frontiere, che ha prestato soccorso dopo l’accaduto, ha sottolineato come questa sia la “conferma che i centri di detenzione sono luoghi pericolosi”, sottolineando come non sia “la prima volta che rifugiati e migranti detenuti sono esposti alla violenza”.
A cura di Annalisa Girardi
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Una morto e due feriti, è questo il bilancio di una sparatoria avvenuta ieri in un centro di detenzione a Tripoli, in Libia. A dare la notizia è Medici Senza Frontiere (Msf), che ha prestato soccorso dopo l'accaduto. L'Ong parla di "tensioni crescenti nel sovraffollato centro di Al-Mabani" nella notte dell'incidente, culminate appunto in uno scontro a fuoco nelle celle dove sono detenuti arbitrariamente i migranti. "Questa sparatoria dimostra i gravi rischi che affrontano le persone rinchiuse nei centri di detenzione per un pericolo di tempo indefinito. Quest'ultimo atto di violenza è una chiara conferma che i centri di detenzione sono luoghi pericolosi", ha commentato Ellen van der Velden, responsabile dei progetti Msf in Libia.

L'équipe di medici della Ong ha sottolineato come nelle ultime settimane siano aumentate le tensione all'interno di questi centro "dove rifugiati, migranti, tra cui donne, bambini e minori non accompagnati, sono detenuti in condizioni deplorevoli".

Questo episodio di violenza è avvenuto appena dopo la visita di Mario Draghi nel Paese. Una visita su cui non sono mancate le critiche per alcune affermazioni del presidente del Consiglio, che parlando dell'operato di Tripoli ha parlato dei respingimenti come se fossero dei "salvataggi" e in generale si è detto "soddisfatto" della gestione dei flussi migratori da parte della Libia.

Specialmente da febbraio, riportano gli attivisti, i centri sono diventati sempre più sovraffollati, complice l'aumento del numero di persone in fuga dal Paese che vengono intercettate in mare dalla guardia costiera libica. Basti pensare che solo nella prima settimana di febbraio il numero di persone imprigionate ad Al-Mabani è passato da 300 a 1.000 in pochi giorni.

"Non è la prima volta che rifugiati e migranti detenuti sono esposti alla violenza", ha aggiunto Msf. Per poi concludere chiedendo di "porre fine alla detenzione arbitraria in Libia" e il "rilascio immediato di tutte le persone attualmente trattenute nei centri a cui va garantita una sistemazione sicura e l’accesso ai servizi di base".

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