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Mes, Conte punta a un rinvio: “Non lo escludo, ma ora basta propaganda”

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non esclude un rinvio sul Mes, ma chiarisce anche alcuni punti: “Bisogna dire che esiste già. Bisogna evitare la fanfara propagandistica che fa salire lo spread”. L’Italia si esprimerà “solo quando avrà una valutazione complessiva su dove si sta andando, io ancora non ho firmato nulla, tantomeno una cambiale in bianco”, assicura Conte.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, apre alla possibilità di un rinvio del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità. E in un’intervista rilasciata da Londra a Corriere della Sera, La Stampa e il Fatto Quotidiano chiede di evitare quella che definisce “fanfara propagandistica”. Conte, dunque, non esclude un rinvio sul Mes: “No, non lo escludo. Abbiamo evitato già tante insidie, io non ho abbracciato in Parlamento fideisticamente il Mes. Però bisogna dire che esiste già. Bisogna evitare la fanfara propagandistica che fa salire lo spread, l’Italia ha un debito sostenibile e il Mes si attiva su base volontaria. Ci siamo battuti perché la valutazione del debito non fosse automatica”.

L’ipotesi di un veto dell’Italia, però, non viene commentata da Conte: “Credo si stia facendo confusione, il veto in primo luogo lo può mettere il Parlamento”.  In ogni caso, “finché non è stata apposta alcuna firma ci sono sempre margini per migliorare. Il negoziato non è chiuso. Non è la riforma di un solo Paese, ma la stiamo componendo in 19. La mediazione è complessa e le sintesi da trovare è a diversi livelli: dentro una singola forza politica, nazionale ed europea”.

L’Italia si esprimerà, assicura ancora Conte, “solo quando avrà una valutazione complessiva su dove si sta andando, io ancora non ho firmato nulla, tantomeno una cambiale in bianco. Già domani si entrerà nel vivo sul dossier dell’unione bancaria, io non ho nessuna intenzione di firmare in bianco. Ci sono tante varianti in una logica di pacchetto”.

Il rischio di una figuraccia a livello europeo nel caso di un ripensamento di Roma, secondo Conte, non esiste: “Nemmeno per sogno, ci sono 19 Paesi che stanno scrivendo una riforma, c’è una sintesi nazionale da fare e poi una europea. Se tu mi porti sull’unione bancaria un progetto che all’Italia non piace io non firmo il Mes, e non è un ricatto, questa è logica di pacchetto, mettere in discussione tutto. State sicuri che non ci faremo fregare”.

Il Movimento 5 Stelle, con Luigi Di Maio, rivendica un ruolo centrale nella posizione del governo sul Mes e il suo capo politico ritiene che siano loro “l’ago della bilancia”: “Dico che è giusto, sottoscrivo”, replica Conte. Che aggiunge: “Io credo che la loro volontà sarà assolutamente rispettata, ma anche quella delle altre forze politiche. Per andare avanti serve l’accordo tra tutte le forze che sostengono il governo”. Infine, un passaggio sul Pd: “Il Pd lo sto conoscendo ora, è una stupidaggine dire che sul Mes sono più vicino al Pd, il Pd è arrivato adesso. Gualtieri su un percorso di 100 chilometri sta compiendo l’ultimo miglio”.

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