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Marcucci (Pd) a Fanpage: “Nessuno esclude Conte e M5s dal centrosinistra, ma scelgano una direzione”

“È in atto il terzo tempo degli irresponsabili che mettono a rischio il governo”, accusa il senatore Andrea Marcucci in un’intervista a Fanpage.it. Poi spiega di non escludere Conte e i 5 Stelle dal centrosinistra, ma “deve decidere la sua identità e dirci cosa vuole fare da grande”. Di Maio, per il parlamentare dem, è “un interlocutore”. E scommette: “In autunno molte cose appariranno diverse”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il governo è in fibrillazione, il centrosinistra in cerca di un'identità, il Movimento 5 Stelle si è spaccato e ora mette in discussione l'esecutivo. Andrea Marcucci, senatore del Partito Democratico e parlamentare di lungo corso, spiega in un'intervista a Fanpage.it il suo punto di vista sul famoso campo largo di cui parla Letta e sull'orizzonte a cui guardare (soprattutto al Centro).

Onorevole, ieri Romano Prodi ha archiviato il campo largo, perché secondo lei il futuro del centrosinistra è senza Movimento 5 Stelle? La posizione di Letta, almeno finora, è stata diversa…

Io non escludo il Movimento 5 Stelle di Conte, dico una cosa diversa. Un’alleanza elettorale si può fare in presenza di programmi compatibili, per me sono l’europeismo, l’atlantismo, il riformismo, l’agenda del governo. Conte deve decidere la sua identità e dirci cosa vuole fare da grande. Da lui mi aspetto decisioni convinte, non la riproposizione del tirare a campare, magari fino a novembre.

È possibile battere questa destra con Renzi, Calenda, Sala, Di Maio, e i gruppi ecologisti? Ricordiamo che a Verona, dove la vittoria di Tommasi è stata oggettivamente un risultato eccezionale, c’erano anche i 5 Stelle…

È la riprova di quanto le dicevo prima, ma mi tocca ricordargli che a Verona il Movimento non ha presentato il simbolo, come è successo in tante parti d’Italia. Anche a Lucca, la mia città, dove i consiglieri comunali uscenti alla fine hanno sostenuto un’alleanza dove era presente anche l’estrema destra e i no vax.

Perché dopo la scissione Luigi Di Maio è diventato un punto di riferimento con cui dialogare?

Di Maio è un importante ministro di questo governo, era un interlocutore prima, naturalmente lo è rimasto ora. Durante le convulse giornate del Quirinale, abbiamo parlato più con lui che non con Conte.

La stabilità del governo è a rischio, tanto che si vocifera di una crisi imminente, ma di chi è la responsabilità? Del Movimento 5 Stelle o anche della Lega?

È in atto una sorta di terzo tempo, giocato dagli irresponsabili. Abbiamo una guerra in corso, una situazione economica molto delicata, il Pnrr da limare, mettere a rischio il governo è una cosa pericolosissima, per gli italiani.

In queste ore Conte e il Movimento stanno sostanzialmente decidendo se restare o no al governo in base a ciò che prometterà Draghi, che ne pensa?

Sulle questioni specifiche, si possono trovare punti di incontro, mi sembra che il governo stia cercando soluzioni su reddito di cittadinanza e Superbonus. Sul termovalorizzatore di Roma impossibili compromessi. Si deve fare, punto. La discontinuità mi sembra molto più difficile, Conte ricorda che siamo in un governo istituzionale?

Qualche giorno fa ha detto che tra ottobre e novembre il panorama politico sarà diverso da quello di oggi, cosa immagina che succederà?

Più ci avviciniamo alle elezioni più il panorama si definirà. Conte prima o poi dovrà smettere di tirare a campare e scegliere una direzione. Letta dovrà avviare una interlocuzione prioritaria con i moderati. Gli stessi moderati usciranno dal caos creativo di queste settimane. Poi c’è il centrodestra ugualmente in ebollizione. In autunno molte cose appariranno diverse.

Dal centrodestra arriva un’accusa in senso contrario. Dicono che il Pd vuole far cadere il governo con Ius scholae e legge sulla cannabis. La legge sulla cittadinanza ha una prospettiva vera o farà la fine del ddl Zan?

Sono un fautore della prima ora del ddl Zan e dello Ius scholae, credo che ne parleremo la prossima legislatura.

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