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Luigi Di Maio: “No alla manovra correttiva, spiegheremo le nostre ragioni alla Ue”

Luigi Di Maio è chiaro: non ci sarà una manovra correttiva. Nelle trattative che si aprono ora fra Roma e Bruxelles, per evitare la procedura d’infrazione bisognerà spiegare le ragioni del governo su quanto fatto fino ad ora. “E sia ben chiara una cosa: questa trattativa non la devono fare i burocrati, ma deve passare anche per il Parlamento in modo tale da mettere tutti i paletti politici che servono per tutelare i cittadini”.
A cura di Annalisa Girardi
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Il vicepresidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, interviene a Radio Anch'io, su Rai Radio1, affermando che non ci sono manovre correttive in vista per l'Italia. "Inizia una trattativa per fermare la procedura d'infrazione. Per me non ci devono essere manovre correttive, noi dobbiamo spiegare quello che abbiamo fatto fino ad ora, portare avanti le politiche di lotta all'evasione", afferma il leader del Movimento 5 Stelle. Nei giorni scorsi, Di Maio aveva ribadito di non aver alcuna intenzione di "accettare altre sforbiciate lacrime e sangue".

Il vicepresidente del Consiglio ha poi affermato di essere d'accordo su alcuni punti indicati dalla lettera della Commissione europea, ma di non essere disposto ad un ritorno dell'austerità e dei tecnicismi: "Io sono d'accordo sull'abbassamento delle tasse sul lavoro, anche come dice la lettera all'Ue, però sia ben chiara una cosa: per me questa trattativa non la devono fare i burocrati, deve passare anche per il Parlamento in modo tale da mettere tutti i paletti politici che servono per tutelare i cittadini". Alla domanda di Giorgio Zanchini, che chiede quindi a Di Maio se secondo lui il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrebbe andare a trattare solo dopo un dibattito parlamentare, il ministro risponde: "Io credo che si troveranno i modi, magari senza coinvolgere tutta l'aula, però per esempio in Commissione finanze ci devono essere degli atti di indirizzo da parte delle forze politiche".

Specificando di non considerare un burocrate né Conte né il ministro dell'Economia Giovanni Tria, Di Maio sottolinea che "i funzionari di Stato si devono attenere a quelli che sono gli indirizzi politici perché in questo momento come in tutti i momenti storici dell'Italia, noi non possiamo permettere che si tolgano diritti ai cittadini, ma anche alle imprese. Noi dobbiamo fare più investimenti, non meno investimenti". Zanchini domanda quindi se queste affermazioni vadano interpretate come una risposta negativa a quanto richiesto dalla Commissione: "Io credo che nella trattativa dei prossimi giorni, con molta tranquillità, spiegheremo che siamo forti delle nostre ragioni", conclude leader pentastellato.

"Lettera Ue paradossale, o c'è malafede o incompetenza"

Intervenendo all'assemblea della Confcommercio, Di Maio ha poi detto: "Ci sarà una trattativa con l'Unione europea, ma ci sarà con la forza di un governo che ha promesso un cambio di passo in Europa e lo deve ottenere. Se la ricetta è sempre la stessa allora siamo in un paradosso per cui noi a dicembre avevamo chiesto di sbloccare molti più miliardi di euro per gli investimenti nelle infrastrutture e nelle innovazioni, e loro per effetto dei parametri ci hanno detto che non potevamo sbloccarli. Adesso ci dicono che facciamo pochi investimenti. Allora queste lettere sono abbastanza paradossali. Non le respingeremo al mittente: le discuteremo perché c'è tanto da fare. Non siamo perfetti ma è chiaro che se fai sempre la stessa cosa e ti aspetti un risultato differente, sei sostanzialmente o in malafede o non competente rispetto ai problemi che abbiamo in questo momento".

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