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Opinioni

Le insostenibili balle di Grillo sulla Tbc

Perché rilanciare una mezza bufala già smentita settimane prima da fonti ufficiali? Perché soffiare sul fuoco della paura, prospettando scenari apocalittici e complotti internazionali? E soprattutto, caro Beppe, a chi giova tutto ciò?
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Chi si aspettava un minimo di autocritica da parte di Beppe Grillo sulla questione #tbcnograzie sarà probabilmente rimasto deluso: il capo politico del Movimento 5 Stelle non arretra, anzi avanza ancora. E lo fa insistendo nuovamente sul rischio contagio, con la pubblicazione di una intervista al segretario Nazionale della Consap che amplia ancora le dimensioni dell'allarme: ora sono 50mila i poliziotti a rischio.

Ma, prima di andare avanti, proviamo a fare un breve riepilogo. Tutto parte dal Passaparola di Igor Gelarda, segretario generale del sindacato di polizia Consap che denuncia la positività di oltre 40 poliziotti al test di Mantoux. Immediatamente (e seguendo le ormai canoniche dinamiche di diffusione di una certa tipologia di contenuti del blog) scatta "l'allarme tubercolosi" e Grillo non trova di meglio che tornare sulla questione il giorno successivo, scrivendo di suo pugno un post discutibilissimo (ci torneremo), che viene diffuso in questo modo (giudicate voi…):

Ecco, mettendo da parte per un momento il tema della diffusione di un contenuto del genere, concentriamoci sul nocciolo della questione. Il Passaparola del segretario Consap arriva infatti ben 23 giorni dopo la smentita ufficiale della Polizia di Stato. In poche parole, Grillo pubblica una bufala accertata, senza tener alcun conto della versione ufficiale e senza che nessuno del suo staff si prenda la briga di specificare la differenza fra positività al test di Mantoux e contagio da Tbc. Eppure era semplice, sarebbe bastato leggere l'intervista al direttore centrale di Sanità della Polizia di Stato:

Risponde al vero che molti agenti si sono infettati con il bacillo della tubercolosi?

Assolutamente no. Come accade ogni qualvolta si facciano indagini di screening sulla popolazione per questo tipo di condizione, è emerso un certo numero di soggetti positivi al test, peraltro in percentuali minori rispetto a quelli abitualmente attesi. La positività del test non è indice di malattia, ma attesta solo un pregresso contatto con il microrganismo, che può essere avvenuto anche molti anni prima. Quindi bisogna dire con chiarezza, cosa sulla quale anche gli organi di stampa hanno equivocato, che la cutipositività al test non vuol dire malattia o contagio, ma rappresenta soltanto una condizione che va ulteriormente studiata, per definirne il significato. Tanto è vero che i poliziotti positivi al test risultano in servizio.

Cioè, per capirci: le percentuali di positività sono addirittura minori rispetto a quelle "standard" (quando cioè si fa uno screening tra lo popolazione), la positività non è indice di malattia e i poliziotti "contagiati" sono in servizio (Edit: sono 3 su 40 i casi confermati, come potete leggere qui). Leggere l'intervista avrebbe evitato poi a Grillo anche lo scivolone sull'Ebola: riferimento insussistente dal punto di vista concreto e censurabilissimo da quello politico (in particolare nel paragone fra "le frontiere chiuse" dei Paesi africani che affrontano l'emergenza e le nostre "aperte", un riferimento semplicistico alle nostre politiche sull'immigrazione che non ha alcun senso). Un chiarimento lo abbiamo chiesto ad un esperto in materia:

Ma questa è solo una delle criticità del post che Grillo pubblica il giorno successivo, che annuncia il "ritorno di malattie debellate da secoli in Italia". Una sciocchezza clamorosa, dal momento che la Tbc non è mai stata debellata del tutto in Italia (qui un debunking di Bufale.net, qui una prima ricostruzione delle tante incongruenze di Stefania Carboni su Giornalettismo). Non basta, però. Perché il pezzo parla anche dell'assenza di "strumenti minimi di profilassi" alle forze dell'ordine e spiega come noi "lasciamo spalancate (le nostre frontiere, ndr) senza fare alcun accertamento medico sui chi arriva da chissàdove" (testuale). Balla doppia (forse tripla), in questo caso, considerando che le "regole di ingaggio" per Mare Nostrum prevedono, ad esempio, un doppio screening sanitario obbligatorio sui migranti che arrivano sulle nostre coste (per non parlare del fatto che, appunto, non abbiamo frontiere aperte e che la profilassi è garantita). Lo stesso Di Maio, infatti, aveva presentato un'interrogazione molto più precisa in cui chiedeva di fare chiarezza proprio sul mancato rispetto delle norme di sicurezza previste da Mare Nostrum (al netto delle considerazioni "politiche" del vice presidente della Camera, che si premura di far sapere di essere in tutto e per tutto dalla parte di Grillo, è interessante leggere la sua lettera e confrontarla col post del capo politico 5 Stelle):

C'è poi un aspetto da non sottovalutare, relativo al "modo" in cui Grillo sceglie di lanciare l'allarme. In due passaggi, in particolare. "Vogliamo reimportarla, reimportiamola! Ma facciamolo alla luce del sole, informando la popolazione che alla polizia non vengono forniti neppure gli strumenti minimi di profilassi": che significa esattamente? C'è qualcuno che ha interesse a "reimportare" malattie, a contagiare la popolazione? E ancora: "Quando i nostri bisnonni approdavano negli Stati Uniti, Paese della Libertà, dopo aver visto la Statua con la fiaccola accesa, venivano subito confinati a Ellis Island in quarantena." Quindi la soluzione (?) sarebbe la violazione dei diritti umani dei migranti?

Il modo in cui viene diffuso il contenuto è semplicemente vergognoso, invece. E dimostra una volta di più di quanto contino nella galassia grillina le logiche della condivisione forzata, del click a tutti i costi e della manipolazione dei sentimenti degli utenti. Azioni che sfruttano gli stessi meccanismi (la paura indotta, l'impotenza appresa, l'odio verso il diverso e lontano, l'allarmismo eccetera) che peraltro Grillo denuncia spesso come leva di controllo del Sistema sui cittadini. E che qui diventano strumenti di propaganda. La più becera, tra l'altro, perché fatta sulla pelle di migliaia di disperati, che ora diventano untori. E la domanda resta: a chi giova tutto quest'odio?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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