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La mozione del centrodestra: “Con Fase 2 stop alle limitazioni sulle libertà costituzionali”

Una mozione del centrodestra presentata alla Camera ha chiesto al governo di ripristinare le libertà fondamentali dei cittadini garantite dalla Costituzione e compromesse dai provvedimenti amministrativi emanati in nome dell’emergenza coronavirus senza una corretta inclusione del Parlamento. Con la Fase 2, quindi, l’opposizione chiede che i divieti di circolazione e associazione, ma anche molti altri, vengano revocati.
A cura di Annalisa Girardi
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Da lunedì prossimo, 18 maggio, si prevede un ulteriore allentamento delle misure restrittive attuate dal governo per far fronte all'emergenza coronavirus. Bisognerà aspettare i risultati di queste due settimane, iniziate lo scorso 4 maggio, per vedere dove sarà possibile ritirare alcuni divieti, e dove invece bisognerà continuare a rispettare i provvedimenti del lockdown. Già da fine aprile, però, l'opposizione chiedeva al governo di superare tutte le limitazioni alle libertà garantite dalla Costituzione: in una mozione presentata alla Camera dai capigruppo della Lega, Riccardo Molinari, di Fratelli d'Italia, Francesco Lollobrigida, di Forza Italia, Mariastella Gelmini, e di Noi con l'Italia, Mauruzio Lupi, le forze politiche del centrodestra hanno infatti chiesto di ristabilire le libertà fondamentali dei cittadini.

Il centrodestra sottolinea come l'emergenza sanitaria stia rischiando di "stravolgere tutto l'impianto costituzionale del nostro Paese" proprio in merito a libertà e diritti costituzionalmente garantiti. In nome della tutela della salute pubblica è stato emanato lo stato di emergenza per sei mesi, continua la mozione, e sono stati conseguentemente adottati dei provvedimenti amministrativi risultati nel lockdown imposto lo scorso 9 marzo. Durante questi due mesi, si legge, a causa delle misure restrittive sono stati compromessi l'articolo 16 della Costituzione che sancisce la libertà di circolazione, l'articolo 17 sulla libertà di riunione, il 18 su quella di associazione, l'articolo 19 che garantisce l'esercizio dei culti religiosi, gli articoli 33 e 34 sui diritto di insegnamento e istruzione, e il 41 che determina la libertà di iniziativa economica.

Il documento presentato a Montecitorio dal centrodestra, inoltre, punta il dito contro le proposte di modifica del Titolo V della Costituzione, che determina quali siano le competenze esclusive dello Stato e quali invece siano concorrenti con le Regioni. La clausola di supremazia è tornata al centro del dibattito pubblico in quanto si è discusso della possibilità che lo Stato intervenga in ambiti in cui non dispone della competenza esclusiva, come appunto la sanità, in modo da uniformare la normativa su tutto il territorio nazionale ed evitare così iniziative autonome. Una proposta rifiutata quindi dall'opposizione che sottolinea come negli ultimi vent'anni ci si sia mossi in favore "di un principio federalista e decentratore, maggiormente in grado di soddisfare le necessità dei cittadini".

La mozione, inoltre, evidenzia come la continua emanazione di Dpcm "con effetti sui diritti costituzionalmente garantiti, limitando o addirittura sopprimendo le principali libertà tutelate dalla Carta costituzionale, ha creato una violazione delle fonti del diritto". Si tratta, continua il testo, di fonti normative secondarie che vanno a prevalere sul diritto costituzionale italiano "a dispetto della gerarchia delle fonti". Vengono quindi citate le parole della presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, per cui la Costituzione "non contempla un diritto speciale per lo stato di emergenza". Non solo, prosegue la mozione: Cartabia ha anche ribadito come nelle varie situazioni di crisi e di emergenza non sia mai stato sospeso l'ordine costituzionale.

A questo punto si ribadisce la funzione che deve avere il Parlamento: "Superata la prima fase di emergenza, eventuali ulteriori restrizioni vanno decise, pertanto, solo ed esclusivamente dal Parlamento". Con la Fase 2 non solo si chiede al governo di ripristinare tutte le libertà costituzionalmente garantite che sono state invece limitate nella Fase 1 del lockdown, ma anche di "adottare iniziative per ristabilire al più presto lo Stato di diritto al fine di correggere tutte le criticità normative emerse" fino a questo momento (come le difficoltà da un punto di vista comunicativo), in modo da "riavviare la normale dialettica con il Parlamento" e "assegnare a norme di rango primario eventuali interventi limitativi delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite".

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