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Scontro USA - Iran

Iraq, militari italiani non si ritirano: “Solo spostamento delle truppe per ragioni di sicurezza”

Lo comunica il ministero della Difesa, facendo piuttosto riferimento a uno spostamento di un contingente al di fuori di Baghdad per ragioni di sicurezza, in seguito all’aumento delle tensioni causato dall’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani. Si tratta di una decisione presa dalla coalizione internazionale: “Gli alleati rimangono fortemente impegnati nella missione in Iraq”, ha anche assicurato il segretario generale della Nato.
A cura di Annalisa Girardi
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"Nessuna ipotesi di ritiro dei militari italiani dall'Iraq": lo comunica il ministero della Difesa, facendo piuttosto riferimento a una parziale ridislocazione al di fuori di Baghdad per ragioni di sicurezza, in seguito all'aumento delle tensioni causato dall'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani in un raid aereo Usa che ha colpito proprio la capitale irachena. Lo Stato Maggiore della Difesa ha precisato che lo spostamento delle truppe "non rappresenta un'interruzione della missione e degli impegni presi" dall'Italia.

Si tratta piuttosto di una decisione presa "a livello di coalizione internazionale, in coordinamento con le varie nazioni partner" che "rientra nei piani di contingenza per la salvaguardia del personale impiegato" e "dipende dalle misure di sicurezza adottate". Nessun ritiro dei militari italiani dal territorio iracheno, dunque, solo una ricollocazione delle truppe al di fuori di Baghdad per sottrarle alla minaccia missilistica iraniana.

La posizione della Nato

Questa decisione non rispecchia solamente il piano d'azione italiano, quindi, ma una posizione condivisa dagli alleati del Patto Atlantico: "Gli alleati rimangono fortemente impegnati nella missione in Iraq, che sta contribuendo a rafforzare le forze irachene e a impedire il ritorno di Daesh", ha affermato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dopo un colloquio telefonico con il primo ministro iracheno Adil Abdul Mahdi. Una telefonata in cui si è parlato di sicurezza e delle implicazioni per la missione Nato. Stoltenberg ha precisato che "l'addestramento delle forze locali è uno strumento prezioso per la stabilità e la lotta al terrorismo internazionale" e che la Nato non ha alcuna intenzione di interrompere la missione.

Il segretario generale ha ripetuto che l'attività di addestramento sul campo è stata temporaneamente sospesa, ma che sarà rimessa in opera non appena le condizioni di sicurezza lo permetteranno. Il trasferimento del compound Union 3 ha quindi riguardato anche una cinquantina di militari italiani, impegnati nell'addestramento delle forze di sicurezza irachene, secondo un accordo preso tra i vertici Nato e lo Stato Maggiore della Difesa.

Un impegno confermato dalla Farnesina

La viceministra degli Esteri, Marina Sereni, in diretta da Radio Capital ha confermato l'impegno italiano in Iraq: "L'Italia conferma il suo impegno al fianco dell'Iraq. Abbiamo molti militari ad Erbil, il nostro contingente è in gran parte lì e ha una funzione di addestramento delle forze di sicurezza irachene e curde; lo stesso vale per i contingenti che sono in altre postazioni, in particolare a Bagdad". E ha ripetuto quanto già affermato dalla Difesa italiana e dai vertici Nato: non c'è stato alcun ritiro delle truppe, ma solo una ridislocazione dei militari per questioni di sicurezza.

"Abbiamo semplicemente spostato un piccolo nucleo di militari che era ospitato in una base non considerata sicura e solo quel piccolo contingente è stato spostato momentaneamente. La situazione è a forte tensione, dobbiamo proteggere i nostri militari, in questo momento le missioni sono sospese e i militari sono nelle basi, ma se le condizioni politiche, e quindi se l'evoluzione del quadro iraqeno lo consentirà, noi siamo pronti a rimanere e a mantenere i nostri impegni con l'Iraq", ha concluso la viceministra.

Anche la Germania sposta le sue truppe

Nel frattempo anche la Germania ha annunciato il trasferimento di parte del suo contingente in Iraq a causa delle tensioni provocate dall'uccisione del generale iraniano Soleimani. Un gruppo composto da 32 militari nella base di Taji, nel centro del Paese, sarebbe stato spostato in Giordania, presso la base di Al Asrak.

I ministri tedeschi degli Esteri, Heiko Maas, e della Difesa, Annegret Kramp-Karrenbauer, avevano presentato al Parlamento una lettera in cui comunicavano la loro intenzione di ridurre il personale militare presente nella base di Taji e quello a Baghdad. "Naturalmente rispetteremo ogni decisione sovrana del governo iracheno: in via di principio siamo pronti a continuare il nostro sperimentato supporto nell'ambito di una cornice internazionale coordinata, se ciò è il desiderio dell'Iraq e la situazione lo permetterà", si legge nelle lettera diffusa da media tedeschi. Nel frattempo sarebbero in corso delle discussioni tra i governi di Berlino e Baghdad sulla permanenza dei militari tedeschi in Iraq. Al momento sono 415 i soldati che la Germania mette a disposizione nell'operazione per la lotta contro l'Isis in Iraq e in Siria.

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