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Il ministro Speranza prende tempo sulla fine dello stato di emergenza: “Tra due mesi si vedrà”

Il ministro della Salute ha preso tempo dopo che il sottosegretario Sileri aveva annunciato la fine dello stato di emergenza per il 31 di marzo. Secondo Speranza “dobbiamo restare con i piedi per terra e tra due mesi si vedrà, ogni valutazione è prematura”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La situazione sta migliorando, ma sullo stato di emergenza ancora non è detta l'ultima parola. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, in un colloquio con il Corriere, ha preso tempo rispetto a quanto affermato ieri dal sottosegretario al suo ministero, Pierpaolo Sileri. Insomma, nessuna certezza che la scadenza del 31 di marzo sia l'ultima: "Dobbiamo restare prudenti e con i piedi per terra, ma possiamo iniziare a progettare una fase nuova, un tempo nuovo nella lotta al Covid", ha spiegato. Sulla fine dell'emergenza, invece, ha tirato subito il freno: "Tra due mesi si vedrà, ogni valutazione è prematura". Nulla di nuovo, è la linea del ministro – anche sacrosanta – dall'inizio della pandemia di Covid. Nessuna fuga in avanti, insomma.

Il ministro, però, ci ha tenuto a sottolineare che "dobbiamo ancora essere cauti, ma vediamo i primi segnali di piegatura della curva". Ora "non dobbiamo stravolgere tutto subito, ma avviare una nuova strategia che ci permetta di guardare alle prossime settimane con maggiore fiducia". Una svolta, secondo Speranza, serve sulla scuola: "Semplificare molto e ridurre il più possibile la didattica a distanza, a partire da chi ha completato il ciclo vaccinale". Gli studenti, i ragazzi "sono il patrimonio più prezioso e bisogna fare ogni sforzo per tenerli in classe".

Speranza ha commentato anche la rielezione di Mattarella alla Presidenza della Repubblica: "Mette in sicurezza il Paese – ha sottolineato – avere ancora lui al Quirinale e Draghi a Chigi è una garanzia per tutti anche a livello internazionale, è la fotografia di un Paese che ha grande forza e credibilità". Per il ministro della Salute, però, il bis del capo dello Stato "è una sconfitta per chi voleva imporre altre soluzioni, come eleggere un Presidente di parte con una manciata di voti in più". Sul Quirinale "serve unire, non dividere".

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