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Il ministro Cingolani dice che non avremo problemi con gas e luce nei prossimi mesi

Secondo il ministro della Transizione ecologica il governo si sta muovendo per sostituire rapidamente il gas russo con il gas africano e per accumulare stoccaggi, evitando possibili crisi.
A cura di Giacomo Andreoli
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"Stiamo andando verso una maggiore autonomia energetica e grazie agli stoccaggi a fine 2022 potremmo considerarci virtualmente indipendenti dalle forniture russe per i prossimi anni". In audizione alle commissioni riunite Bilancio e Finanze di Camera e Senato, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani interviene così per rassicurare gli italiani sulla questione gas e luce. Secondo Cingolani, quindi, a meno di shock improvvisi (come un embargo dall'oggi al domani sul gas russo), il nostro Paese reggerà alla crisi energetica in atto, senza la necessità di razionamenti in autunno.

"Quello che stiamo facendo come governo – spiega- è sostituire l'energia russa con quella per lo più africana, diminuendo il rischio. La quantità totale di nuove forniture non sarà pari a quella che importiamo da Mosca. Ci sono circa 4/5 miliardi di metri cubi in meno, assorbiti in ottica di una politica di risparmio perché aumenteranno le rinnovabili, per raggiungere l'obiettivo di decarbonizzazione del 55% entro il 2030".

Quest'anno dovrebbero quindi arrivare 5/6 miliardi di metri cubi di nuove forniture, nel 2023 circa 18, nel 2024 si dovrebbe arrivare a regime con i 25 miliardi di metri cubi concordati (sostituendo i 29/30 russi). Il ministro spiega come la metà del nuovo gas entrerà tramite i gasdotti dalle rotte sud e un'altra metà, circa 13 miliardi di metri cubi, arriverà sotto forma di gas naturale liquido. Per questo, con l'ultimo decreto Aiuti, l'esecutivo Draghi ha aumentato la capacità di rigassificazione, con le tre strutture esistenti che saranno portate al 100% dell'attività, assorbendo 5/6 miliardi di metri cubi di gas.

I nuovi rigassificatori e la spinta sulle rinnovabili

"Ci saranno poi 2 nuovi rigassificatori galleggianti – aggiunge Cingolani- non possiamo aspettare quelli a terra, ci servono subito perché la situazione urgente richiede rapidità: quindi dobbiamo averne uno alla fine di quest'anno e un altro tra il 2023 e il 2024. Insieme assorbiranno 7 miliardi di metri cubi". Il decreto prevede tempi ristretti per la loro installazione: l'intero procedimento si dovrebbe concludere entro 120 giorni dall'istanza presentata al commissario dai soggetti interessati dalle opere e dalle connesse infrastrutture di rigassificazione. Oltre a questo, dice il ministro "come Paese stiamo facendo stoccaggio e alla fine dell'anno vogliamo arrivare al 90%, così da considerarci virtualmente indipendenti per i prossimi anni dalle forniture russe".

Quindi, sempre con il Dl Aiuti, vengono rese idonee per le centrali elettriche a fonti rinnovabili tutte le aree che non sono tutelate dal ministero della Cultura. La norma fissa una distanza minima di almeno 7 km dalle zone tutelate per gli impianti eolici e di 1 km per il fotovoltaico. Si semplificano inoltre le regole per individuare le aree e per la valutazione sull'impatto ambientale, per evitare che molte opere vengano bloccate sul nascere.

Cingolani: "L'inceneritore può essere utile"

Il ministro è quindi intervenuto, rispondendo a una domanda del deputato del M5s Luigi Gallo, sulla polemica dell'inceneritore a Roma. "Le regioni – ha detto- devono fare un piano rifiuti compatibile con quello nazionale, l'inceneritore è una prerogativa regionale. Se si fa il termovalorizzatore lo si fa per ridurre il 10% di rifiuti in discarica, che sono all'ultimo livello nella gerarchia della sostenibilità. In questo caso è utile, ma comunque valuteremo i piani non appena arriveranno". Quindi il titolare del dicastero della Transizione ha spiegato di essere fortemente d'accordo con la proposta di mettere i pannelli solari potenzialmente su tutti sugli edifici pubblici, a partire dalle scuole, in linea con il piano RePower Eu.

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