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Il deputato leghista che vuole riaprire i manicomi dopo l’aggressione alla psichiatra a Pisa

“Questa tragedia poteva essere evitata e personalmente credo che la chiusura dei manicomi sia stato un grave errore politico della Sinistra le cui conseguenze le stiamo pagando a distanza di pochi anni”: ad affermarlo è il deputato della Lega, Edoardo Ziello, parlando dell’aggressione alla psichiatra di Pisa.
A cura di Annalisa Girardi
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Fonte: Facebook
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Mentre la città di Pisa è ancora sconvolta per la brutale aggressione ai danni di una psichiatra, colpita da un ex paziente con una spranga e lasciata in fin di vita mentre usciva dall'ospedale, un deputato leghista della città toscana propone di riaprire i manicomi per evitare che episodi simili possano accadere.

I manicomi, lo ricordiamo, in Italia sono stati chiusi con la legge Basaglia del 1978. Ciò ha fatto del nostro Paese il primo al mondo ad abbandonare strutture di questo tipo: da quel momento le persone affette da disturbi psichiatrici possono avere accesso alle cure senza che questo comporti segregazione e annullamento di ogni dignità.

Ma torniamo alla proposta del deputato della Lega. Secondo Edoardo Ziello "non è possibile incorrere nel rischio di perdere la vita perché certi pazienti psichiatrici pregiudicati girano indisturbati e a piede libero nelle nostre città". In un post su Facebok il parlamentare pisano prosegue. "L'aggressore della psichiatra, Barbara Capovani, era già stato arrestato per un’aggressione ed aveva ricevuto già numerosi fogli di via. Questa tragedia poteva essere evitata e personalmente credo che la chiusura dei manicomi sia stato un grave errore politico della Sinistra le cui conseguenze le stiamo pagando a distanza di pochi anni. Va ripensato il sistema nel più breve tempo possibile".

L'aggressore, un uomo di 35 anni, cittadino italiano, è stato arrestato questa notte con l'accusa di tentato omicidio premeditato. Le indagini sono ancora in corso, ma secondo le prime ricostruzioni nel 2019 si trovava in cura presso il Servizio psichiatrico diagnosi e cura di Pisa. "Nutriva forti rancori nei confronti della dottoressa, che lo aveva avuto in cura in quell'anno, elementi che trovano conferma nell'analisi dei social media dell'indagato", hanno ricostruito gli investigatori.

Secondo gli inquirenti, l'uomo avrebbe premeditato il gesto. Avrebbe infatti tentato l'agguato il giorno prima, ma Barbara Capovani non era presente in ospedale. Il 35enne allora sarebbe tornato il giorno seguente, vestito di nero e con una mascherina per non farsi riconoscere.

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