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Il concorso del Ministero della Cultura è un caso: serve personale, ma le assunzioni non partono

La selezione era iniziata nel 2019, ma, dopo prove scritte e sbarramenti, restano ancora 551 idonei che non sanno quando inizieranno a lavorare. Il tutto nonostante il dicastero guidato dal ministro Sangiuliano abbia bisogno di addetti.
A cura di Roberta Covelli
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Le dichiarazioni di Sangiuliano dopo l’aumento del biglietto per la Galleria degli Uffizi continuano a far discutere, ma al Ministero della Cultura c’è un problema più profondo: la carenza di personale. A fronte di un fabbisogno di circa 19mila addetti, sono solo poco più di 10mila i dipendenti. E, nonostante questa situazione, si assiste allo stallo del concorso AFAV, che ha portato i lavoratori a riunirsi in comitato e promuovere una petizione, nella speranza che la situazione si possa sbloccare. Ma facciamo un passo indietro.

Il concorso, la graduatoria: 2775 idonei per 1052 posti

È il 2019 quando, nell’ambito di un piano di assunzioni triennale, l’allora Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) bandisce un concorso per 1.052 posti di assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza (AFAV). Si tratta di una selezione Ripam, cioè inserita nel programma di riqualificazione della pubblica amministrazione gestito dal centro studi FormezPA. Alla prevedibile difficoltà del concorso si aggiunge l’imprevista pandemia, che rallenta le procedure al punto che la graduatoria finale arriva quasi tre anni dopo, nel marzo 2022: nel frattempo si sono avvicendati tre governi e il Ministero è diventato semplicemente il MiC, Ministero della Cultura.

La graduatoria, come spesso accade, indica un numero di idonei maggiore rispetto alle posizioni previste: sono 2.775 le persone che hanno superato le prove di concorso, dimostrando di avere le competenze necessarie al ruolo, ma solo 1.052 i lavoratori che saranno assunti. In realtà, il numero finisce per essere più basso, visto che ci sono circa 150 rinunce. Nel valutare la situazione, però, ci si accorge della realtà già anticipata in apertura: il Ministero della Cultura ha bisogno di personale.

Poco personale, orari ridotti, musei chiusi

Nel dicembre 2020 il Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici, organo consultivo del Ministero, propose osservazioni chiare sul problema della mancanza di dipendenti.

La prima criticità – che richiede interventi urgentissimi e non più procrastinabili – riguarda la carenza delle risorse umane. In media, la carenza complessiva di personale rispetto alle dotazioni organiche del 2015-2016 (che sono comunque da rivedere) si attesta attorno al 40%, in aumento tendenziale verso il 50% nel 2021, e la carenza di dirigenti raggiunge punte anche del 60%, fino ad arrivare addirittura al 75% nel settore degli Archivi. È pressoché inutile esercitarsi con misure di ingegneria organizzativa o procedurale in presenza di una così drammatica carenza di personale.

Il problema è stato denunciato anche dal direttore della Galleria degli Uffizi. Sia nell'estate 2022, sia all'indomani delle critiche del ministro Sangiuliano per la mancata apertura del museo durante il Ponte di Ognissanti, la spiegazione di Schmidt era stata tanto chiara quanto semplice: non c'è abbastanza personale. La questione è strutturale, e comune alle più diverse realtà culturali, dai musei ai siti archeologici: nell'ultimo decennio non c'è stato un adeguato turnover e i lavoratori andati in pensione non sono stati sostituiti da un numero pari di nuovi assunti.

Continua l’attesa degli idonei del concorso AFAV

Tra le professionalità necessarie per il funzionamento di musei e siti archeologici ci sono anche gli assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza, per la cui assunzione era stato appunto bandito il concorso del 2019. A settembre 2022, finalmente, hanno preso servizio i primi lavoratori, ma la questione resta aperta. I 901 addetti assunti fin qui sono infatti meno dei 1.052 assistenti previsti e richiesti dal concorso, e, in ogni caso, non sono un numero sufficiente a soddisfare le esigenze dei poli culturali italiani.

Anche per questo, il 22 luglio 2022, fu varato da Draghi un DPCM, con cui, tra le varie assunzioni, si autorizzava un ulteriore scorrimento della graduatoria: oltre che dei 151 addetti previsti dal concorso originario, si prevede la presa di servizio anche di altri 400 lavoratori, risultati tra gli idonei.

Quasi sei mesi dopo, però, è tutto ancora fermo. Le assunzioni, che sarebbero dovute avvenire entro il 31 dicembre 2022, non ci sono ancora state e, come ogni anno, la manovra del governo ha prorogato al 31 dicembre 2023 il termine per le assunzioni di personale nelle pubbliche amministrazioni. Insomma, perché i musei italiani funzionino servono almeno 8000 nuovi addetti, li può assumere solo il Ministero della Cultura, ma intanto 551 idonei a funzioni di vigilanza, selezionati da un concorso durato quasi tre anni, con due prove scritte e diversi sbarramenti, pronti a essere assunti, restano ad aspettare.

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Nata nel 1992 in provincia di Milano. Si è laureata in giurisprudenza con una tesi su Danilo Dolci e il diritto al lavoro, grazie alla quale ha vinto il premio Angiolino Acquisti Cultura della Pace e il premio Matteotti. Ora è assegnista di ricerca in diritto del lavoro. È autrice dei libri Potere forte. Attualità della nonviolenza (effequ, 2019) e Argomentare è diabolico. Retorica e fallacie nella comunicazione (effequ, 2022).
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