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Green Pass e controlli sul lavoro, linee guida per parrucchieri, tassisti e autonomi nel nuovo Dpcm

Arrivano nuovi chiarimenti sulle regole introdotte dal Dpcm sul controllo del Green Pass a lavoro. Il governo ha diffuso alcune Faq per chiarire a chi spetti verificare la validità delle certificazioni verdi per alcune specifiche attività e categorie di lavoratori. Ecco le regole valide per i parrucchieri, gli estetisti, i lavoratori autonomi e i tassisti.
A cura di Giuseppe Pastore
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Il governo ha pubblicato nuove Faq per chiarire le misure previste dal Dpcm firmato dal Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, sulle modalità di controllo del possesso del Green Pass sui luoghi di lavoro che dal 15 ottobre sarà obbligatorio per tutti i dipendenti pubblici e privati. Tra i chiarimenti diffusi, alcuni sono dedicati a particolari categorie di lavoratori come tassisti, parrucchieri, estetisti e lavoratori autonomi. In linea generale, sia nel settore pubblico che in quello privato, "ogni amministrazione o azienda è autonoma nell'organizzare i controlli". Questo significa che sono i datori di lavoro a definire come debbano avvenire le verifiche in ufficio da parte dei soggetti incaricati che, "ove possibile", dovranno controllare i Green Pass dei dipendenti "al momento dell'accesso ai luoghi di lavoro" con modalità che "non determinino ritardi o code all’ingresso". I controlli potranno essere fatti anche a campione, ma in questo caso negli uffici pubblici dovranno essere effettuati su non meno del 20% dei lavoratori e "con un criterio di rotazione che assicuri, nel tempo, il controllo su tutto il personale dipendente". Vediamo cosa è previsto per alcune categorie di lavoratori.

I clienti dovranno controllare il Green Pass di parrucchieri e tassisti?

Per quanto riguarda i tassisti e gli autisti di vetture a noleggio con conducente (NCC), non è previsto che i clienti debbano verificare il Green Pass del lavoratore, né sono tenuti a chiederlo. Allo stesso modo, anche i clienti di parrucchieri ed estetisti non sono tenuti a chiedere la certificazione verde a chi svolge queste attività, così come il titolare o gli stessi lavoratori non dovranno richiederlo agli utenti. In definitiva, nelle attività di cura della persona gli unici che devono essere muniti di Green Pass sono i dipendenti e la verifica della validità della certificazione grava sul datore di lavoro.

Chi controlla il Green Pass ai lavoratori autonomi

Un caso particolare è rappresentato dai lavoratori autonomi. Il governo, infatti, rende noto che chiunque presti un servizio per un'azienda e, quindi, deve accedere alle sue sedi, è sottoposto al controllo del Green Pass e l'indicazione è valida per le attività svolte "a qualsiasi titolo". Questo significa che anche i lavoratori autonomi sono tenuti al rispetto dell'obbligo se per svolgere la loro attività lavorativa devono entrare in azienda. Allo stesso modo, saranno obbligati ad esibire la certificazione anche i soggetti che svolgono "attività di formazione o di volontariato" all'interno delle strutture aziendali. Una precisazione viene fornita anche per quanto riguarda i lavoratori che arrivano da società di somministrazione. Per loro, il controllo del Green Pass deve essere effettuato "sia dalla società di somministrazione, sia dall’azienda presso la quale il lavoratore svolge la propria prestazione".

Cosa rischia il datore di lavoro che non controlla il Green Pass

Per rendere più agevoli le procedure di verifica della certificazione verde, il governo renderà disponibili per i datori di lavori (sia nel settore pubblico che in quello privato) "specifiche funzionalità che consentono una verifica quotidiana e automatizzata del possesso delle certificazioni". Il nuovo sistema sul controllo del Green Pass si andrà ad aggiungere all'app VerificaC19, utilizzata in tutte le attività in cui è già obbligatorio esibire la certificazione. "Nei casi di specifiche esigenze organizzative", resta ferma la possibilità che il datore di lavoro chieda con anticipo il Green Pass al lavoratore. In ogni caso, il datore di lavoro che non effettua le verifiche previste sul proprio personale dipendente "rischia una sanzione amministrativa che va da 400 a 1.000 euro".

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