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Governo, Zingaretti: “Considero parte della mia squadra anche i ministri M5s”

Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, si rivolge ai ministri del Movimento 5 Stelle cercando una leale e sana collaborazione nel nuovo governo: “Il Partito Democratico ha una sua rappresentanza nel Governo, ma io giudico nella mia squadra anche i ministri del Movimento 5 Stelle”, afferma inviando un segnale distensivo ai neo-alleati.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, invia chiari messaggi distensivi nei confronti degli alleati di governo del Movimento 5 Stelle. Parlando a Bologna in occasione dell’incontro nazionale di studi delle Acli, il segretario dem si rivolge ai ministri dei 5 Stelle: “Il Partito Democratico ha una sua rappresentanza nel Governo, ma io giudico nella mia squadra anche i ministri del Movimento 5 Stelle”. Il metodo da seguire ore, secondo Zingaretti, deve partire dal confronto: “Non dobbiamo riproporre un metodo di contemplazione delle differenze con gli altri e quasi guardarsi in cagnesco gli uni con gli altri o aprire una competizione”.

Il segretario del Pd parla ancora dell’alleanza con i 5 Stelle: “Io ho molto insistito su un Governo che non avesse due vicepremier, ma non per un elemento di egoismo partitico, ma perché quello era un modello che riproponeva esattamente uno schema da fotografia, nel quale si contemplano le differenze dell'altro e i risultati li abbiamo visti nell'esasperazione del dibattito. Noi siamo forze nate alternative e arrivate anche in quel Parlamento con due programmi alternativi. Il tema ora è non commettere l'errore fatto in questi 15 mesi e quindi aprire un processo che ci porti a un confronto politico che punti a superare le differenze e che porti a sintesi avanzate. Questa è la novità, è la sfida”.

Per Zingaretti quella del governo è la squadrache dovrà salvare l’Italia: sarò contento se tutta la squadra vince, anche chi non è del Pd”. Zingaretti spiega anche qual è la sua ricetta per andare avanti in questa alleanza: “Dobbiamo aprire un processo che ci deve portare a un confronto politico che punti a superare le differenze e arrivare a delle sintesi avanzate. È questa la grande sfida, non è semplice, ma è l'unico modo per essere utili a questo Paese. Se ricominciamo con i litigi, la competizione a tutti i costi, è evidente che non ci sarà qualità di buon governo. Forse qualcuno aumenterà dell'uno o cinque per cento i propri voti ma il Paese scivolerà ancora in una crisi drammatica”.

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