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Gimbe: “In questa fase dell’epidemia per under 50 i rischi di AstraZeneca e J&J superano i benefici”

“Nel quadro epidemiologico italiano delle ultime tre settimane, nelle persone di età inferiore a 50 anni i rischi dei vaccini a vettore virale superano i benefici. In questa fase di bassa circolazione virale i vaccini a mRNA dovrebbero essere riservati alle fasce più giovani della popolazione, destinando agli over 50 quelli a vettore adenovirale che mantengono un ottimo profilo rischio-beneficio anche con bassa incidenza dei casi. Da valutare la possibilità di controindicarne l’uso nelle persone più giovani, in particolare negli under 30”: lo ha detto Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, nel monitoraggio settimanale sull’andamento della situazione epidemiologica.
A cura di Annalisa Girardi
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Continuano a calare i nuovi casi di coronavirus e i decessi collegati all'infezione. Al tempo stesso gli ospedali e i reparti di terapia intensiva si stanno svuotando. Sono gli effetti della campagna vaccinale, che ora non può in alcun modo rallentare. Ma allo stesso tempo, ora che questa è stata aperta ormai a tutti, è indispensabile massimizzarne i benefici e minimizzarne i rischi perché anche se l'incidenza di trombosi associate a piastrine basse e vaccini a vettore virale rimane molto bassa, negli under 50 è comunque quadrupla rispetto agli over 70. È il quadro fotografato dalla fondazione Gimbe nel suo monitoraggio sull'andamento della situazione epidemiologica.

Nella settimana tra il 2 e l'8 giugno sono diminuiti i contagi rispetto a quella precedente. Ma non solo: in calo anche i ricoveri anche nelle terapie intensive e i decessi. Ecco i dati:

  • Decessi: 469 (-34,9%)
  • Terapia intensiva: -301 (-30,4%)
  • Ricoverati con sintomi: -1.507 (-24,3%)
  • Isolamento domiciliare: -42.217 (-19,3%)
  • Nuovi casi: 15.288 (-31,8%)
  • Casi attualmente positivi: -44.025 (-19,5%)
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Crollano i casi e i decessi, si svuotano gli ospedali

"Da 12 settimane consecutive il trend dei nuovi casi si conferma in discesa, sia per la ridotta circolazione del virus come dimostra la riduzione del rapporto positivi/casi testati, sia per la costante diminuzione dell’attività di testing che da un lato sottostima il numero dei nuovi casi e dall’altro ribadisce la rinuncia al tracciamento dei contatti, proprio ora che la ridotta incidenza dei casi ne permetterebbe la ripresa", ha commentato il presidente della fondazione, Nino Cartabellotta. Sottolineando appunto che nell'ultimo mese si è ridotto il numero di persone testate e si continuano comunque a rilevare importanti differenze regionali nell'attività di testing come dimostrano i seguenti grafici:

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Ad ogni modo, in tutte le Regioni italiane si conferma il calo dei nuovi casi settimanali e da due mesi risultano in costante calo anche i decessi.

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"Continua il progressivo svuotamento degli ospedali. L’occupazione dei posti letto COVID a livello nazionale si attesta all’8% sia in area medica che in terapia intensiva, con tutte le Regioni che rimangono sotto le soglie di allerta", ha spiegato Renata Gili, responsabile di ricerca sui servizi sanitari della fondazione. Dallo scorso 6 aprile, quindi nell'arco di circa un mese, i posti letto occupati da pazienti Covid in area medica sono scesi dell'84%, mentre dal picco dello scorso 28 marzo i positivi in isolamento domiciliare sono diminuiti del 67,4%. "Anche gli ingressi giornalieri in terapia intensiva scendono da 10 settimane consecutive con una media mobile a 7 giorni di 23 ingressi/die", ha aggiunto Marco Mosti, direttore operativo di Gimbe.

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A che punto siamo con il piano vaccinale

Chiaramente, il crollo di contagi, ricoveri e decessi è in buona parte ascrivibile alla campagna vaccinale. Al 9 giugno, sottolinea Gimbe, risultano consegnate 42.383.709 dosi, cioè il 55,6% di quelle previste per il 1° semestre 2021.

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"Nonostante il boom di consegne nell’ultima settimana (5,69 milioni di dosi) stando alle forniture stimate del Piano vaccinale dovrebbero essere ancora consegnate entro fine giugno 33,8 milioni di dosi, ma nella più ottimistica delle previsioni saranno circa la metà", ha commentato ancora Cartabellotta.

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Sempre al 9 giugno il 45% della popolazione risulta aver ricevuto almeno una dose di vaccino, mentre il 22,5% ha completato il ciclo vaccinale. L'incremento nelle consegne dell'ultima settimana ha inoltre permesso si sfiorare i 3,66 milioni di somministrazioni, con una media mobile a 7 giorni di 547 inoculazioni quotidiane.

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L'83% di over 60 ha ricevuto almeno la prima dose, anche se pure in questo caso continuano a persistere importanti differenze regionali. Ci sono Regioni come Puglia, Umbria, Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia-Romagna, Molise e Toscana che superano l’85%, mentre Calabria e Sicilia restano ancora sotto il 75%.

  • Over 80: 3.779.836 (84,4%) hanno completato il ciclo vaccinale e 370.064 (8,3%) hanno ricevuto solo la prima dose
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  • Fascia 70-79 anni: 2.303.669 (38,6%) hanno completato il ciclo vaccinale e 2.782.487 (46,6%) hanno ricevuto solo la prima dose
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  • Fascia 60-69 anni: 2.371.783 (31,9%) hanno completato il ciclo vaccinale e
    3.363.784 (45,2%) hanno ricevuto solo la prima dose
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"Con l’apertura della campagna vaccinale a tutte le fasce d’età era atteso il netto incremento dei trend di vaccinazione nelle persone di età inferiore a 60 anni. Tuttavia, con oltre 2,9 milioni di over 60 ad elevato rischio di ospedalizzazione e decesso che non hanno ancora ricevuto nemmeno la prima dose di vaccino, diventa sempre più urgente integrare il sistema di prenotazione volontaria con strategie di persuasione individuale, personalizzate e capillari sul territorio", ha detto ancora Gili. In effetti ad oggi risultano ancora totalmente scoperti il 7,4% di over 80, il 14,7% nella fascia tra i 70 e i 79 e il 22,9% per quella tra i 60 e i 69.

Il dibattito è aperto su AstraZeneca

Per quanto riguarda il dibattito su AstraZeneca e gli Open Day ai giovani, gli esperti di Gimbe sottolineano che il rapporto tra benefici e rischi vanno sempre valutati nell'ottica della circolazione del virus. Il rischio di sviluppare una trombosi associata a piastrinopenia, infatti, aumenta con il diminuire dell'età. E bisogna considerare che nelle persone più giovani, già di per sé a minor rischio di sviluppare la malattia in forma grave, in condizioni di bassa circolazione virale l'incidenza di questi effetti avversi (anche se comunque molto bassa) supererebbe i potenziali benefici del vaccino nel prevenire appunto il ricovero o il decesso. Cartabellotta ha quindi concluso:

"In altre parole nel quadro epidemiologico italiano delle ultime tre settimane, nelle persone di età inferiore a 50 anni i rischi dei vaccini a vettore virale superano i benefici. Ed è anacronistico che, a fronte delle indicazioni del ministero della Salute che già dallo scorso 7 aprile raccomandava AstraZeneca “preferenzialmente” per gli over 60, nelle ultime 3 settimane, su un totale di 1.431.813 dosi di vaccini a vettore adenovirale somministrate, il 33,1% (473.578 dosi) siano state somministrate a persone under 50 e l’11% (158.156 dosi) nella fascia 18-29. Se da un lato non bisogna rallentare il ritmo della campagna vaccinale è indispensabile massimizzarne i benefici e minimizzarne i rischi, evitando al contempo di compromettere definitivamente la fiducia per i vaccini a vettore virale (AstraZeneca e Johnson&Johnson). Di conseguenza, in questa fase di bassa circolazione virale i vaccini a mRNA dovrebbero essere riservati alle fasce più giovani della popolazione, destinando agli over 50 quelli a vettore adenovirale che mantengono un ottimo profilo rischio-beneficio anche con bassa incidenza dei casi. Da valutare la possibilità di controindicarne l’uso nelle persone più giovani, in particolare negli under 30. Indispensabile, in ogni caso, migliorare l’informazione sul profilo rischi/benefici con un consenso informato più dettagliato per gli under 50 che volessero comunque immunizzarsi con vaccino a vettore virale, i cui eventi avversi restano comunque molto rari".

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