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Dopo 70 anni l’Italia non ha ancora un inno ufficiale: la Camera propone “Il canto degli italiani”

L’Inno di Mameli è stato adottato provvisoriamente nel 1946, ma da allora non è mai stato reso ufficialmente l’inno italiano. Oggi la commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato la proposta di legge che vuole ufficializzarlo.
A cura di Stefano Rizzuti
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La commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato in sede referente la proposta di legge per riconoscere formalmente l’inno di Mameli come inno ufficiale della Repubblica italiana. L’inno composto nel 1847 (qui il significato delle parole dell'inno), infatti, non è mai stato adottato ufficialmente, ma solo in maniera provvisoria dal governo guidato da De Gasperi nell’ottobre del 1946, rendendolo così l’inno provvisorio da oltre 70 anni.

La proposta di legge è stata portata avanti da Gaetano Nastri di FdI (proposta n. 1793) e parallelamente da Umberto D’Ottavio del Pd (proposta n. 3951). In questo secondo testo si legge che “l’inno di Mameli fu adottato come semplice inno militare in sostituzione della Marcia reale sabauda, il 12 ottobre 1946, da un provvedimento d’urgenza del governo di Alcide De Gasperi, e da allora l’inno è senza una definizione istituzionale precisa”.

Nella proposta del Pd si ripercorre anche parte della storia di questo inno e della sua nascita: “Il ‘Canto degli italiani’, questo il titolo all’origine, comincia a circolare nel dicembre 1847, stampato in fogli volanti, e qualche mese più tardi risuona sulle barricate durante le Cinque giornate di Milano”.  Si racconta anche come Michele Novaro ricevette il foglio con le parole dell’inno ideato da Goffredo Mameli quando si trovava nella casa del patriota Lorenzo Valerio e compose poi la versione originale subito dopo.

“Tutte le altre nazioni repubblicane hanno riconosciuto un posto speciale ai propri inni”, si legge ancora nella proposta a firma D’Ottavio, in cui si sottolinea che “anche un’istituzione sovranazionale come l’Unione europea ha sentito la necessità di un simbolo musicale scegliendo formalmente come suo inno la musica dell’Inno alla gioia. L’Italia è rimasta indietro ed è doveroso per noi colmare questo vuoto giuridico, doveroso nei confronti del nostro passato e del nostro presente”.

“La Repubblica riconosce l’inno di Mameli, ‘Fratelli d’Italia’, quale inno ufficiale della Repubblica”, recita la proposta n. 3951. Stesso testo anche in quella presentata da Nastri. Anche nella proposta del deputato di FdI si ripercorre la storia dell’inno di Mameli ricordando che nonostante il fatto che “sia considerato l’inno ufficiale italiano, non esiste alcun atto legislativo al riguardo”. L’inno, si ribadisce, “fu adottato provvisoriamente – ed esclusivamente – in occasione delle cerimonie militari, esprimendo la volontà di emanare successivamente un decreto che stabilisce l’adozione provvisoria dell’inno di Mameli quale inno nazionale”. “Tale decreto – si legge ancora – non fu mai emanato, ma per consuetudine ancora oggi, a 166 anni dalla sua composizione, le note di Mameli continuano a rappresentare la nostra patria durante le cerimonie ufficiali”.

Negli anni passati e nelle scorse legislature il Parlamento aveva più volte proposto disegni di legge per ufficializzare l’inno di Mameli, ma i tentativi sono sempre finiti con un nulla di fatto. Durante l’esame in commissione Affari Costituzionale sono stati presentati tre emendamenti. Uno dal deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto che proponeva di chiamare l’inno di Mameli “nazionale” e non ufficiale. E altri due dal centrista Gian Luigi Gigli che ha proposto di abolire ‘Fratelli d’Italia’ e di promuovere un concorso nazionale per scegliere un nuovo inno. Le proposte sono state bocciate dalla commissione. Ora il testo potrà approdare nell’Aula di Montecitorio con mandato alla relatrice Daniela Gasperini del Pd.

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