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Cosa faranno i parlamentari prima dell’insediamento delle nuove Camere

Martedì 9 gennaio torneranno a riunirsi le Camere, ma solo per atti dovuti e urgenti.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo lo scioglimento delle Camere, decretato dal presidente Mattarella lo scorso 28 dicembre, deputati e senatori torneranno a riunirsi il prossimo 9 gennaio.

All’ordine del giorno delle sedute, convocate per le 17, ci saranno le comunicazioni dei rispettivi presidenti. Un atto formale ma con importanti contenuti, visto che, oltre a rendere nota ufficialmente la decisione del Capo dello Stato, servirà anche a fissare il perimetro entro il quale i due rami del Parlamento potranno continuare ad operare da ora fino all’insediamento della nuova legislatura il prossimo 23 marzo.

I compiti del Parlamento dopo lo scioglimento delle Camere

L’articolo 61 della Costituzione (al secondo comma) prevede infatti che finché non sono riunite le nuove Camere "sono prorogati i poteri delle precedenti". Una norma che è stata sempre osservata negli ultimi decenni. Secondo questa prassi consolidata il Parlamento in regime di scioglimento si limita a compiere gli atti ritenuti doverosi ed urgenti, mentre sono escluse le attività tipicamente riconducibili all’indirizzo politico.

Deputati e senatori potranno quindi riunirsi per esaminare i decreti legge; i disegni di legge di sanatoria degli effetti di decreti legge non convertiti; i disegni di legge di autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali, quando dalla loro mancata tempestiva approvazione possa derivare responsabilità dello Stato italiano per inadempimento di obblighi internazionali o comunitari; i progetti di legge rinviati dal Presidente della Repubblica ai sensi dell’articolo 74, primo comma, della Costituzione; gli altri progetti di legge per i quali, in sede di Conferenza di Capigruppo, si registri il consenso unanime dei Gruppi. Dovrebbe quindi rientrare nella casistica anche la discussione e autorizzazione, con appositi atti di indirizzo e deliberazioni, delle missioni internazionali contenute nella decisione presa dal Consiglio dei ministri il 28 dicembre scorso. Un atto, come spiegato dal comunicato di palazzo Chigi, adottato proprio per la necessità di adempiere alle obbligazioni e agli impegni internazionali assunti dall’Italia.

Per quanto riguarda invece i lavori della commissione d'inchiesta sul sistema bancario in questo periodo particolare della fine della legislatura non è possibile proseguire con l'attività di indagine. Si potrà soltanto procedere con l'approvazione delle relazioni conclusive e con la definizione dei criteri per l'archiviazione e la pubblicazione dei documenti acquisiti durante l'inchiesta.

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